BILANCIO 2015. Corti: È stata una bella avventura

PROFESSIONISTI | 22/11/2015 | 07:36
Avremmo voluto intervistarlo per parlare dei propositi per il 2016, invece questa volta a Claudio Corti dobbiamo limitarci a dire un arrivederci. L’av­ven­tura del Team Colombia si conclude dopo 4 stagioni, a seguito dell’impossibilità manifestata dalla sua prima fonte di sostegno, il Ministero dello Sport Co­lombiano “Coldeportes”, di confermare il budget necessario alla prosecuzione dell’attività agonistica.

Come stai Claudio?
«Sono dispiaciuto, ma non essendo riusciti a completare il budget non avremmo avuto la possibilità di portare avanti un lavoro come si deve. Quest’anno ci sono mancati dei risultati che avrebbero contribuito a tenere alto l’entusiasmo di chi ha in­vestito nel team, ma non è facile avere una squadra di soli co­lom­biani, non basta nascere in Colombia per andare forte e, dopo le prime due stagioni in cui abbiamo lanciato i migliori talenti, ci è mancato qualche finalizzatore».

Il rammarico più grande?
«Mettere la parola fine a un ciclo aperto con entusiasmo e grandi speranze, dopo esserci guadagnati la considerazione di tutti. Mi rimarrà il rimpianto di non essere arrivati a riportare la bandiera colombiana al via del Tour de France: credo che i tempi fossero ormai maturi per centrare questo traguardo. Il cammino degli Esca­ra­bajos si conclude con 11 successi, due partecipazioni al Giro d’I­ta­lia, una Vuelta a España, quattro Lombardia, due San­remo, una Lie­gi, due Tirreno-Adriatico e tante al­tre corse prestigiose».

Il ricordo più bello?
«Questo team è stato qualcosa in più di un semplice progetto ciclistico. Il valore della presenza di questa squadra non va commisurato sui puri risultati sportivi, ma sull’impatto che ha avuto per l’immagine della Colombia nel pa­norama sportivo e non solo, nella promozione della sua identità, cultura e turismo. Lo sport colombiano si è di­mostrato professionale e capace di competere ai massimi livelli e questo è il traguardo più importante centrato. L’accoglienza che gli sportivi colombiani di tutto il mondo hanno tributato alla nostra formazione, diventata un vero punto di riferimento, dimostra in modo eloquente il valore di quanto abbiamo fatto in queste stagioni».

Cosa ti resta?
«L’invito al Giro, alla Vuelta, la prima vittoria in cima al Pordoi al Giro del Trentino con Atapuma, il primo sigillo World Tour al Giro di Polonia sempre con Darwin. Mi rimane l’orgoglio di vedere primeggiare Chaves e altri no­stri ragazzi come Pantano in formazioni di prima fascia. Purtroppo, la decisione finale di Coldeportes ci è stata comunicata solo a metà ottobre, privandoci della possibilità di attivarci ul­teriormente nel confronti dell’UCI e di da­re un’opportunità in più a tutto il team che ha lavorato con noi in quest’ultimo anno. Un ringraziamento speciale va a Wilier, per il sostegno offerto in questi anni con le sue biciclette di altissimo livello. A tutti coloro che hanno preso parte e collaborato a questo progetto in questi anni, rivolgo il mio sincero ringraziamento, così come al Pre­si­dente della Repubblica Colom­bia­na Juan Manuel Santos e al Diret­to­re di Coldeportes Andres Botero, che in questo percorso hanno fortemente creduto».

Ora che farai?
«Per prima cosa voglio chiudere ciò che è ri­masto in sospeso, per tutelare la mia immagine e mantenere la parola data a chi ha lavorato per questo progetto. Non è un segreto che stiamo aspettando i soldi dal governo per co­prire gli ultimi mesi di stipendi, ho avuto assicurazioni ma ci vuol tempo. Do­podichè tornerò a fare il rappresentante di ciclismo, andrò a venderlo in giro, insomma a cercare sponsor per tor­nare con una squadra e delle aziende, che possano far bene a tutto il mo­vimento».

Giulia De Maio

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COMMENTI
Sig Corti
22 novembre 2015 09:57 limatore
ho letto un articolo su un network Colombiano, dove i ragazzi parlano di maltrattamenti e discriminazioni, alla base della fine del progetto. Cosa c'è di vero in questo? Grazie

22 novembre 2015 12:33 Dante
Forza Claudio

Un vero peccato.
22 novembre 2015 12:47 Bastiano
Questo Signore ha messo su un ottimo progetto che ha fatto bene al ciclismo.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, da una professional non ci si devono attendere vittorie eclatanti, che pure sono arrivate ma, ci si deve aspettare tanta battaglia, lancio di giovani e un codice etico impeccabile. Loro lo hanno fatto e di questo glie ne va dato atto. Speriamo di rivederli presto in gara.

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