LE STORIE DEL FIGIO. La Cavariese e i suoi ciclocross
STORIA | 24/10/2015 | 07:35 Una riuscita, anzi riuscitissima, serata è stata quella di sabato 17 ottobre a Cavaria con Premezzo che si è dipanata sul filo della memoria e della passione per il ciclocross, specialità che questo comune della provincia di Varese ha celebrato addirittura organizzando un campionato del mondo. Era il 14 febbraio 1965, poco più di cinquant’anni fa.
Per ricordare la ricorrenza, l’U.S. Cavariese ha realizzato un incontro fra Renato Longo, grande specialista con cinque vittorie iridate e dodici maglie tricolori, nato a Vittorio Veneto nel 1937, corridore alto, elegante in bici e nella corsa fra sentieri, è stato pure valido stradista. Molto parco di parole aveva iniziato a correre a Milano dove, in zona viale Certosa, esercitava la professione di panettiere usando la tipica e pesante bicicletta per le consegne, nella migliore iconografia ciclistica. Un fuoriclasse nella specialità che ha conservato ancora oggi una figura snella ed elegante.
Al suo fianco c’è Americo o Amerigo Severini, marchigiano nato a Barbara (Ancona) nel 1931, ottimo ciclocrossista, per dieci volte azzurro ai mondiali della specialità, trasferitosi giovanissimo a Milano, zona Lorenteggio, per lavoro, una “pulce” come struttura fisica ma un gigante quanto a capacità dialettica e bravo, svelto, con la bici in spalla fra prati, ostacoli, sentieri e a districarsi, anche in modo un po’ rusticano, nelle vicende di vita. Nell’anno del mondiale era tesserato per l’U.S. Cavariese. Completavano la squadra azzurra in quel mondiale Enrico Sfolcini e Domenico Garbelli.
Longo primo, Severini terzo nel mondiale di Cavaria e, alla piazza d’onore, un grande specialista quale il tedesco Rolf Wolfshohl, nato a Colonia nel 1938, che ha ottenuto pure importanti affermazioni su strada vincendo anche la Vuelta Espana del 1965. Si è rivelata una manifestazione riuscita con una sala esaurita e una partecipazione sentita e appassionata con il filo conduttore del ciclocross. Il mondiale aveva radunato trentamila spettatori lungo i circa tre chilometri e mezzo del circuito disseminato di varie difficoltà e ostacoli fra cui sette scavi trasversali realizzati lungo il percorso del tratto di prato che precedeva il finale, battezzati come “buche del diavolo”, che obbligavano a scendere di sella. Fu in questo tratto che Longo, nell’ultimo giro, riuscì a prendere il vantaggio su Wolfshohl che l’aveva sempre francobollato precedendolo di 13 secondi.
Un inedito, piacevole e indicativo filmato a colori curato da Roberto Morandi e le riprese della diretta Rai dell’epoca hanno riproposto coinvolgenti immagini di sport e d’ambiente. Significativa è anche la brochure realizzata per l’occasione. E’ stata una notevole tradizione quella del ciclocross a Cavaria con Premezzo con l’apporto del marchio Argo dei munifici industriali Filiberti. Apre la serie nel 1953, replicata nel 1954, Luigi “Luisin” Malabrocca e, negli anni, i vincitori sono stati Severini, Romano Ferri, Longo (vincitore di sette edizioni) e Bruno Realini, presente alla manifestazione, culminata con la gara iridata del 1965.
Fra le presenze si segnalano quelle di Carlo Dall’Oste, anima silenziosa ma oltremodo fattiva, munifica per mezzi e lavoro, per molti e molti anni del Trofeo Lombardia con Gabriele Peruzzo, Alfredo Chinetti, nativo di Cavaria, Mario Lanzafame (o “Lanciafiamme”, indifferentemente….). Entrambi sono stati professionisti che hanno avuto diverse esperienze con il ciclocross.
Nel corso dell’incontro, con la sua straordinaria loquela non limitata dall’età, Severini ha controbattuto con particolare verve a ricostruzioni d’episodi, soprattutto ricordati da Tino Guffanti, che lo vedevano un po’, diciamo così “monello”, birichino.
Diametralmente opposta la “difesa”, appassionata e perfino veemente, sempre simpaticamente, promossa da Severini che giustificava e spiegava, a suo modo, applaudito dal pubblico coinvolto e divertito. Longo osservava e sorrideva alle performances dialettiche di Severini che ha rivendicato pure il merito d’avere indirizzato il più giovane Longo al ciclocross al tempo quando entrambi erano “meneghini”.
Dopo il ciclocross, l’U.S. Cavariese si è soprattutto concentrata sulle gare su strada, come ha ricordato Pier Luigi Macchi, l’attuale presidente che con Tino Guffanti, Luigi Cazzola, Valentino Lavazza e vari altri appassionati hanno “regalato” a Cavaria con Premezzo la bella serata, ricevendo il ringraziamento degli amministratori comunali.
E siccome tutti i salmi finiscono in gloria conclusione di serata in trattoria, una specie di “terzo tempo” rugbistico in puro stile ciclocross, dove Severini ha sciorinato, a suo modo, altri episodi, storie e pure storielle di questa sorta di “piccolo mondo antico” che ci sembra giusto ricordare e apprezzare per quanto ha rappresentato.
Renato Longo è un CAMPIONE e un galantuomo. IMBATTIBILE. INDIMENTICABILE....
Ma SEVERINI..... è il FOLLETTO DEI PRATI E DEL FANGO.
Severini è un duro, Severini è un equilibrista, Severini sorride con i denti sporchi di terra, Severini è egoista. Severini è un buono e “mette in bici” Longo che poi sarà il suo giustiziere.
Severini è un campione internazionale e quando il fango e il freddo gli segnano la strada lui scivola sopra agli avversari e si riposa nelle braccia di Parigi che lo ama come si può amare un “macaroni”. Ma a lui non importa e fa' del ciclocross una professione, fa' della bicicletta una passione infinita e ricorda la sua carriera: l’abbandono del nido marchigiano, le battaglie con i migliori dilettanti del centro Italia, l’affidabilità della sua vecchia Olmo, l’emozione e l’angoscia di un incontro con la Milano grigia e fumosa degli anni cinquanta. La scoperta delle cicloprato.
La storia del ciclocross azzurro incominciò con Luigi Ferrando e proseguì quasi per gioco con Pertusi e Malbrocca. L’epica comincia con “Micco” Severini e prosegue con Renato Longo verso l’Olimpo.
Severini è però anche la storia dell’Italia del dopoguerra che arriva alle soglie del boom economico e non se ne accorge se non quando lo perde… Severini è la storia del maldestro sospetto francese nei nostri confronti e della constatazione da parte dei transalpini che tutto sommato non siamo poi così male. W Coppi, W Terruzzi, (i vincenti…).W anche Severini che sa perdere con dignità ed onore anche al Bois de Boulogne dove il cross è leggenda.
Severini vive tra i dimenticati della pedivella, è una persona, non un personaggio; è un crossista, non un corridore; è un appassionato delle due ruote e non un prolisso compare ciarliero. Ancora adesso che si avvicina agli ottanta, passa gran parte delle sue giornate in sella alla sua bicicletta, . Beve miele col thè, va a dormire prima di Carosello, attende gli amici in difficoltà, li aiuta a cambiare una camera d’aria. Severini fa l’Eroica e non sfigura. Severini è stato un duro e continua ad esserlo. Come vorrei, da grande, diventare un Severini!
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