LETTI DAL FIGIO. Fornara, il campione che sorrideva sempre
LIBRI | 17/10/2015 | 07:43 Fra la varia pubblicistica con soggetto i protagonisti storici del ciclismo c’era un “buco”, per usare una terminologia anche ciclistica. E, sempre proseguendo in questa chiave, si può dire che il buco è stato ora chiuso dalla pubblicazione a firma di Fabio Marzaglia “Il corridore che sorrideva sempre - Pasqualino Fornara, storia di un campione ”. E, accanto al nome di Marzaglia, appassionato di ciclismo che ha al suo attivo già altre pubblicazioni in materia, appare quello di Luca Fornara, il figlio di Pasqualino Fornara che ha messo a disposizione dell’autore i preziosi ricordi dall’interno della famiglia con l’affetto e il sentimento propri del figlio.
Il libro è il risultato di varie sinergie e apporti per ricordare la figura di un ottimo corridore, un campione comunque, che scaturiscono dalla passione, e diciamo pure dell’amore, che la terra di Pasqualino Fornara, Borgomanero, in provincia di Novara, il suo comune, i suoi conterranei sempre gli riservano nel ricordo. Proprio in questo 2015, a novant’anni dalla nascita (29 marzo 1925) e a venticinque anni dalla scomparsa (24 luglio 1990), le quasi trecento pagine della pubblicazione con ricca illustrazione iconografica, riportano alla dovuta ribalta la figura e lo spessore dell’uomo e del corridore che nella sua carriera professionistica, durata dal 1949 al 1961, presenta un palmarès di ventisei vittorie e di un’infinità di piazzamenti di rilievo specifico.
E’ stato un corridore completo, nel senso migliore del termine, elegante in sella e che sapeva amalgamare la forza con lo stile. Queste caratteristiche sono ritrovabili anche nell’uomo che originava da una famiglia di “conti della zolla”, nella migliore accezione della definizione con la quale Gianni Brera indicava i lavoratori della terra, anche se Fornara aveva ricercato la sua strada lavorando in fabbrica e con la bicicletta, senza rinnegare le origini, rimanendo comunque attaccatissimo alla sua terra, alle origini della sua amatissima famiglia.
Borgomanero si ricollega anche al nome di Domenico Piemontesi, nato nella vicina Boca nel 1903 e professionista per una quindicina d’anni, corridore di grande coraggio, ricordato per la sua temerarietà e il suo coraggio rappresentati dal motto “o la va o la spacca” abbinato al soprannome di “Il leone di Borgomanero”, mentore e riferimento costante, d’amicizia e di guida tecnica specifica, di Pasquale Fornara. Fornara, nella sua carriera ha incrociato grandissimi campioni in assoluto – italiani e stranieri - in un periodo di particolare splendore e popolarità del ciclismo ma, con fermezza e fiducia nelle sue qualità ciclistiche, ha sempre voluto fare la sua corsa, difendere in proprio le sue possibilità di successo, sentendosi stretto e limitato nelle condotte tattiche proprie delle squadre, o squadroni, imperniati su nomi d’assoluto rilievo ma condizionanti nella condotta di gara.
Leggendo il libro si rileva netta la sensazione che tale bisogno e ricerca della libertà d’azione non fosse il frutto di un “super io” che erano lontano le mille miglia dal suo essere ma una sentita, intima, necessità di potere giocare le proprie carte, senza eccessivi condizionamenti, disposto a pagare in proprio il prezzo della propria libertà, rinunciando a priori anche a maggiori possibilità di guadagno. Da molti è stato definito il “quarto uomo” del ciclismo italiano, a ruota di Gino Bartali, Fausto Coppi e Fiorenzo Magni, citati in stretto ordine alfabetico e cronologico.
La Svizzera è stata terra di conquista per Pasqualino Fornara che nella vicina e da lui molto amata Confederazione ha costruito molta parte della sua fama vincendo ben quattro edizioni del Giro della Svizzera e stringendo una grande amicizia con Hugo Koblet, straordinario elegante campione e signore che sapeva riconoscere e praticare l’amicizia e la riconoscenza con colleghi, sì rivali sportivi ma amici, e con gli addetti della sua squadra. Fornara è ancora il primatista fra i vincitori della corsa a tappe elvetica che, all’epoca, proponeva partecipazione qualitativa seconda solo al Tour e al Giro.
La struttura dell’opera ripercorre la vita di Fornara e, accanto ad un’attenta e documentata narrazione dei fatti sportivi e biografici, si rilevano appropriate notazioni di costume e di vita che contribuiscono a inquadrare, integrare e anche comprendere ambienti, usi, fatti, atmosfere, persone e personaggi al centro, e pure a contorno, comunque esplicativi, per la migliore comprensione dei fatti narrati. Fabio Marzaglia rivolge i ringraziamenti a tutti quelli che, enti e persone, hanno contribuito e collaborato per realizzare la pubblicazione che, in copertina, riporta i nomi della città di Borgomanero, dell’Androni Giocattoli dell’appassionatissimo Mario Androni e dei Cicloamatori Borgomanero “da Paniga”, oltre alla prefazione di Beppe Conti. Con Fornara quale “fil rouge” conduttore si ritrovano nel libro che lo ricorda i protagonisti e personaggi di varia umanità e tipologia che hanno attraversato il ciclismo di quegli anni del dopoguerra, fino all’inizio degli anni 1960, corposa e sovente rimpianta espressione di un ciclismo che era, oltre che uno sport, costume di vita e di vitalità. Una storia, con tante storie, che approdava con costanza quotidiana in prima pagina degli organi di stampa, sportivi e d’informazione, senza distinzione. Il libro che ricorda Pasquale Fornara (sovente chiamato anche Pasqualino oppure Lino) richiama e ricorda con efficacia quel periodo d’oro delle due ruote e dei suoi protagonisti.
Giuseppe Figini
Chi fosse interessato può scrivere a f.marzaglia@libero.it oppure a cicloamatoriborgomanero@virgilio.it e infine a marcolory1@alice.it
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