50 ANNI FA GIMONDI. «Nibali può fare meglio di me»

APPROFONDIMENTI | 30/06/2015 | 11:05
Sono passati 50 anni da quel trionfo inatteso al Tour de France 1965. Che Felice Gimondi, allora 22enne, non doveva nemmeno correre. Era neoprofessionista e aveva già fatto il Giro, aiutando il capitano Adorni a vincerlo. Ma proprio alla vigilia della corsa francese Battista Babini, gregario di Adorni, fu colpito da una forma di paratifo e diede forfait.

Gimondi, era proprio destino...
«Mah, secondo me alla Salvarani videro che al Giro ero andato bene, arrivando terzo, e pensarono di mandarmi al Tour».

È vero che avrebbe dovuto fare solo poche tappe?
«Mi dissero: vai, cerca di aiutare Adorni, dai tutto fino al giorno di riposo e poi torni a casa».

E lei che cosa rispose?
«Che dovevo chiedere a mio padre, perché lavoravo con lui in una ditta di trasporti, facevo la manutenzione ai camion».

Ma non aveva un altro lavoro?
«Sì, ero vicepostino di mia madre a Sedrina, andavo su e giù tutto il giorno in bicicletta per le frazioni intorno. È anche così che sono diventato corridore».

Però al Tour non si può dire di no.
«Mio padre mi diede il permesso e così iniziò l’avventura. Mi dissi: provaci e, se va bene, al ritorno dai le dimissioni da postino e fai solo il corridore».

Il Tour cominciò subito bene...
«Ero giovane, avevo coraggio e un po’ di sfrontatezza. Allora non c’erano le radioline con le ammiraglie, si andava a istinto e si era padroni del proprio destino. Prima di partire mi scrissi sul guantino di destra i nomi dei velocisti più forti e sul sinistro i favoriti per la classifica».

Fra i quali non c’era per infortunio Anquetil, vincitore della ultime 4 edizioni. Chi era favorito?
«Raymond Poulidor, l’eterno secondo, poi Adorni e Motta».

E lei come riuscì a batterli?
«Mi diedero molta libertà anche per togliere pressione al mio capitano Adorni e far lavorare le altre squadre. Nella 3ª tappa staccai Darrigade su un cavalcavia e presi tre maglie: gialla di leader, verde degli scalatori e bianca dei giovani».

Come Nibali al Tour 2014. Poi?
«Poulidor vinse la cronometro e poi anche sul Mont Ventoux, ma io rimasi in maglia gialla».

E Adorni? Non era tra i favoriti?
«Fu costretto al ritiro dopo una decina di tappe per problemi fisici. Così fu lui, e non io, a tornare a casa in anticipo».

Gimondi, quando capì che quel Tour avrebbe potuto vincerlo?
«A 5 tappe dalla fine c’era una cronoscalata ad Aix Les Bains. Andai a vedere il percorso la notte prima, di nascosto, e poi ancora la mattina della tappa. Così decisi di mettere dietro i rapporti 17, 18 e 19, non ne avevamo dieci come le bici di oggi. Partii con il 19, ma dopo un terzo di gara perdevo già 13” da Poulidor. Allora scelsi il 18, un po’ più duro, ma mi si ruppe. Che fare? Non avevo scelta e azzardai il 17, il rapporto più faticoso. Ma così vinsi la tappa».

Era fatta per la vittoria finale?
«No, mancavano ancora 4 tappe e l’ultima era un’altra cronometro, con arrivo al velodromo del Parco dei Principi di Parigi. Che emozione quando entrai in pista, fra tante bandiere italiane. Vinsi anche quella crono e fu il trionfo. Ricordo il giro d’onore con Poulidor e Motta, finiti sul podio dietro di me».

Re di Francia a 22 anni, al debutto come prima erano riusciti solo Coppi e Anquetil: nel ciclismo moderno potrebbe succedere?
«Non credo. I corridori moderni sono più preparati, ma maturano più tardi, a 28-29 anni».

Che cosa la emozionò in particolare di quel Tour de France?
«Ricordo che mio padre venne in Francia senza dirmelo, perché aveva paura di disturbarmi. Così una sera lo vidi per caso seduto su un gradino, tutto solo e spaurito, davanti al nostro hotel. Povero papà, mi voleva bene. Ci abbracciammo e scoppiammo a piangere».

Al Parco dei Principi fu un’apoteosi e molti tifosi la paragonarono a Coppì, come dicevano loro.
«Sì. Uno lo ritrovai anni fa a Parigi, andando alla presentazione di un Tour. Viveva in Francia ma mi riconobbe e mi chiese il mio indirizzo in Italia. Così mi inviò il biglietto che suo padre gli aveva comprato per venire quel giorno del Tour 1965 a Parigi: allora aveva solo 6 anni. Mi commosse. Se tornassi indietro avrei ancora più attenzione per i tifosi, perché quelli del ciclismo sono davvero unici».

Che cosa crede che potrà fare Nibali al prossimo Tour?
«Spero bene, anche perché un po’ mi assomiglia. È completo, ha cuore e fantasia, sa improvvisare e ricorda un po’ i corridori di una volta, non come certi suoi rivali che sembrano dei computer e non entusiasmano nemmeno quando vincono».

Ma al ciclismo di oggi che cosa manca dei suoi tempi?
«Troppi corridori non hanno inventiva né coraggio, poi non c’è più rispetto per la tradizione e per le corse che hanno fatto la storia. Ma soprattutto mi manca... Merckx, un fenomeno e un grande professionista. Senza Eddy avrei vinto molto di più, ma vi immaginate che cosa sarebbe oggi il ciclismo con in gruppo uno come lui?».

da «La Stampa» del 29 giugno 2105 a firma Giorgio Viberti
Copyright © TBW
COMMENTI
Non ci sono più corridori giovani che possono vincere un grande giro
30 giugno 2015 12:23 fredyguarin14
Gimondi ha perfettamente ragione. La maturazione arriva tardi. Ai suoi tempi esistevano corridori in grado di vincere a 22 anni, persino al debutto di un grande giro. Adesso non è più così. Gli esempi sono emblematici: Froome, Nibali. In questa ottica è al limite il caso di Quintana, che l'anno scorso trionfò al Giro d'Italia all'età di 24 anni. Per giungere al livello del "fuoriclasse" però il colombiano dovrà confermarsi nei prossimi anni. Proprio a causa di questa tarda maturazione, non si vedono più corridori in grado di vincere 10 o più grandi giri (escluso Contador ovviamente) come fecero i grandi, tipo Coppi, Merckx, Hinault e via dicendo. Lo stesso Nibali non potrà entrare nelle top 5 storica delle vittorie, avendo 30 anni ormai. Il siciliano verosimilmente disputerà altre 3/4 stagioni ad alto livello, ma poi l'età si farà sentire. Il ciclismo è cambiato, e come tutti i cambiamenti, non necessariamente lo ha fatto in meglio.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Simon YATES. 10 e lode. Corsa d’attacco, fin dal mattino, fin dalle prime battute e nessuno lo batte. Troppo scaltro, troppo esperto per tutti: lascia fare, il professore, poi non fa domande, ma decide di far vedere come si fa....


Nel giorno della festa nazionale di Francia al Tour di parla inglese: il britannico Simon Yates ha conquistato la vittoria nella decima tappa - la Ennezat-Le Mont-Dore (Puy de Sancy) di 165, 3 km - mentre l'irlandese Ben Healy ha...


Il mese di agosto porterà con sé le emozioni del grande ciclismo, e Valsir sarà al fianco di Lang Team come partner ufficiale del prestigioso Tour de Pologne UCI WorldTour, in programma dal 4 al 10 agosto. Un impegno...


Dopo il Team Giorgi Brasilia ISI Service, un altro storico team Juniores annuncia che nella prossima stagione non sarà in gruppo: si tratta della Aspiratori Otelli Alchem Cwc. Come scrive Angiolino Massolini su BresciaOggi, la società di Sarezzo tiene però...


Non finisce di stupire il Gruppo Sportivo Mosole nel 50° anno della fondazione. Gli atleti del presidente Luca Pavanello hanno sbancato il 13° Trofeo Albergo Montegrappa vincendo sei corse tra esordienti e giovanissimi. Hanno cominciato al mattino i giovanissimi vincendo...


Potremmo senza dubbio definirlo il kit più veloce prodotto da Castelli ed è quello con cui il team Soudal Quick-Step sta correndo il Tour de France 2025. Aero Race 8S Jersey e Free Aero Race S Bibshort sono posti da Castelli al vertice della propria...


Dal sito ufficiale Team Polti VisitMalta Tre domeniche, tre vittorie per il Team Polti VisitMalta. Dopo il titolo nazionale maltese in linea di Aidan Buttigieg e la volata inaugurale vincente di Peñalver in Cina, ieri lo stesso Buttigieg ha fatto il pienone di campionati maltesi conquistando...


Nel cuore della bassa Toscana, tra le colline sinuose della Maremma, i borghi in pietra e le strade bianche che hanno fatto la storia del ciclismo, prende vita uno degli eventi gravel più originali del panorama italiano: InGravel. Un appuntamento...


Se le iniziative, come logico, vengono fatte per dar conto delle intenzioni e dei contenuti che animano i loro promotori, è praticamente impossibile non osservare che la tavola rotonda promossa l’11 luglio dalla Lega Ciclismo insieme all’ Acsi, ha fondamentalmente...


Come è possibile che un corridore con i numeri di Simon Pellaud, capace fino all’anno scorso d’infiammare con le sue fughe corse World Tour e non solo, sia finito in Cina? Cosa l’avrà spinto, lui che vive in Colombia,...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024