ARU. «Se non molli, le cose belle prima o poi arrivano». AUDIO

GIRO D'ITALIA | 29/05/2015 | 17:05
Grande reazione di Fabio Aru, che oggi a Cervinia ha vinto la tappa e si è ripreso la seconda piazza nella classifica generale. Davanti alla sua famiglia al completo e ai tanti tifosi che ormai si sono innamorati di lui ha commentato così il suo successo, il secondo nella corsa rosa dopo Montecampione 2014: «Non sapevo più cosa pensare negli ultimi metri, gli ultimi giorni ho sofferto tanto, il Mortirolo è stato un vero calvario, ma mi ha insegnato che se non molli arrivano anche i momenti belli. La mia squadra è stata fantastica, questi ragazzi sono incredibili, anche nei momenti difficili mi sono sempre stati vicini, devo dire grazie a loro ma anche ai tecnici e allo staff. I miei compagni si sono fatti un gran mazzo durante tutto il Giro, questa vittoria è per loro. Alla Val d’Aosta sono molto legato, il Giro della Valle d'Aosta era la mia corsa preferita da dilettante, l'ho vinta due volte, conoscevo gli ultimi 100 km di oggi a memoria. Una giornata da incorniciare con tanti tifosi che ringrazio nuovamente per il loro supporto. Sono felice, grazie a tutti».

La gente si aspetta molto da te. Nibali aveva 29 anni quando ha vinto il Giro, ne aveva 26 Contador, Pantani 28. Tu ne hai ancora 24.

«La pressione non mi dà fastidio, anzi, mi dà la forza per continuare a lavorare. Anche se prima e durante il Giro non ho passato momento bellissimi, sono ancora qui perché la forza di volontà mi ha aiutato a tenere duro. Devo anche dire grazie a squadra e famiglia, che mi hanno visto un po’ in crisi e mi sono stati vicini. Tutti hanno notato che ho sofferto molto e non lo nascondo. Mi sono preparato bene per questo Giro, ma ho avuto degli intoppi e questo risultato è la prova che ho la testa e che anche con la pressione rendo al meglio. Ho voluto ripagare la fiducia della squadra, da quest’inverno ho avuto un gruppo intorno a me e sono contentissimo. Sono incredulo».

Che pensieri ti frullavano in testa negli ultimi 200 metri?

«Avete visto sul Mortirolo come andavo e la fatica che ho fatto negli ultimi 40 km. In questi 7 km finali ho pensato a fare la stessa fatica, è questa la differenza che mi ha permesso di vincere oggi. Il ciclismo è uno sport di sofferenza, è facile vincere quando stai bene, ma è molto difficile tenere duro quando sei in crisi. Io non ho mai avuto niente facile in tutta la mia carriera, ma ho imparato a tenere duro. Quando sei staccato ti passa tanto per la testa, ma non mi faccio condizionare ed è questo che mi ha aiutato, ho pedalato più giorni con la testa piuttosto che con le gambe».

Cosa succederà domani?

«Domani affronteremo il Colle Finestre che è una salita lunga e dura, Alberto ha dimostrato in questo Giro e in questi anni che è un campione e sa superare momenti di difficoltà. Ora penso a recuperare la fatica di oggi e a concentrarmi per domani. Ci tenevamo a fare la tappa, ho dei compagni eccezionali, mi sono sempre stati vicini anche quando non ero al meglio. Abbiamo tirato per tutto il giorno e questo successo è per loro».

Sei partito pensando che oggi fosse una giornata non buona?

«Ho fatto tanta fatica anche oggi, ma quando soffri ti metti traguardi intermedi. Sulle ultime salite, però, stavo meglio. Ieri tappa impegnativa con una salita finale non indifferente, questo Giro è stato massacrante, me lo conferma anche il computerino, ora non so le medie, ma tutto il gruppo è d’accordo sull’intensità di ogni frazione. Ieri è stato l’unico giorno che per 50km abbiamo tirato il fiato, ma altrimenti c’è sempre stata una squadra davanti a menare. Noi dell’Astana abbiamo cercato di impostare il ritmo, oggi stavamo bene e volevamo finalizzare».

Questa vittoria come cambia il bilancio del Giro rispetto a ieri?

«Può sembrare banale ma non mi accontento mai e in questi anni questo mio comportamento mi ha aiutato a dare sempre il massimo e raggiungere nuovi obiettivi. Per me oggi è già passato, sono felice e non lo nego, ma non mi esalto e ora penso a finire bene il Giro e preparare obiettivi futuri, questo è il mio lavoro e devo farlo al meglio. Se sono ancora qui è perché ci tengo veramente».

Come collochi la giornata di oggi?

«L’anno scorso la prima vittoria al Giro è stata emozione unica. Oggi ha avuto un sapore particolare per i momenti e per l’avvicinamento che ho avuto. È una vittoria inaspettata, non stavo bene nei giorni passati, ma ho tenuto duro».

Come hai recuperato dalla crisi?

«Ero veramente stanco, ho dormito tantissimo, anche durante i massaggi e alla sera andavo a letto presto. Ti alzi la mattina distrutto, ma quando sei in gara pensi sempre di avere chilometro dopo chilometro sensazioni migliori. Quando stai male l’unica cosa è pensare step dopo step, è quel che si fa in questi casi».

Da dove viene la motivazione per la vittoria? Ribaltare le gerarchie?

«Gerarchie mai esistite in Astana, Mikel ha dimostrato di andare forte e si è meritato i due successi. Sul Mortirolo mi ha aspettato e gli ho dato il via libera perché stavo male e lui benissimo. È importante che un corridore abbia le sue carte da giocare, inutile stesse ad aspettarmi. L’Astana ha sempre creduto in me, non mi ha mai abbandonato. Sono stipendiato a fare questo, cerco di onorare il mio lavoro al meglio. Quando stacco prendo i miei spazi e mi riposo, ma in gara sono sempre concentratissimo. Soffro come una bestia (ride) faccio una fatica immane, più di quanto si veda. Cerco sempre di dare il massimo».

Come ti spieghi la situazione di Contador che non si è mosso quando sei partito?

«Dovreste chiederlo a lui. Io ho provato a scattare dopo la progressione molto forte di Mikel, sono rimasto a ruota e poi sono partito. Successivamente è andato via Hesjedal, l’ho raggiunto, ho ripreso fiato e sono ripartito. Dopo ho pedalato come se fosse una cronoscalata. Quando sei li a pochi secondi dai tutto te stesso e solo sul traguardo puoi scaricarti».

Perché hai detto che non hai avuto niente di facile nella vita?

«Quando andavo a scuola viaggiavo tutte le settimane per correre col ciclocross, partivo venerdì e tornavo domenica. Facevo anche 20 viaggi in 3 mesi, anche due volte in settimana, perdevo giorni di scuola e non è stato facile diplomarmi, ma non sono stato mai stato bocciato. Dopo la maturità mi sono trasferito, non è stato semplice perché è stato diverso dagli altri ragazzi che vanno via di casa per avere i propri spazi. Ho intrapreso una strada di rinunce perché il ciclismo impone grandi sacrifici dall’alimentazione a fare baldoria, si vivono molti mesi di sacrifici. Peraltro, non ho raggiunto subito risultati, è stato quello che mi ha fatto capire di allenarmi più intensamente. Niente mi è venuto così, ho progredito piano piano, quando sono passato non sono andato subito benissimo, ma al Giro 2013 ho imparato bene da Vincenzo su come gestire un grande Giro, poi a non ritirarmi dopo una dissenteria e ho finito bene. Sono tutte esperienze che ti rimangono, ti insegnano a avere fiducia».

Diego Barbera

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COMMENTI
Aru
29 maggio 2015 23:50 Fedy75
Bravissimo e fortissimo Aru..niente da dire.Nibali a 29 anni,Contador a 26,Pantani 28...e Damiano Cunego dove lo mettiamo ??!! A 22 anni l\'ha vinto il giro..con un palmares che molti se lo sognano

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