GATTI & MISFATTI. ARU NON HA COLPE, IL GIGANTE È CONTADOR
GIRO D'ITALIA | 21/05/2015 | 19:10 di Cristiano Gatti -
Calma, non è il crollo di Wall Street. Non è il default di Fabio Aru. Ci vuole altro. Perdere pochi secondi in una tappa abbastanza infernale non è un cataclisma. La stessa classifica generale dice questo: dopo mezzo Giro - di questo Giro povero eppure bellissimo, con un percorso sin qui fenomenale (il rischio è rovinarlo con la megacrono, ma c’è tutto il tempo di verificarlo) – dopo mezzo Giro Aru concede a Contador 17’’. Di che stiamo parlando, allora? Queste facce da funerale, queste bocciature cosmiche e definitive: santo cielo, quanta fretta di fare i beccamorti. Per fortuna, Aru è ancora pienamente in corsa. Tra Imola e Vicenza, solo due segnali. Per niente belli. Ma rimediabili. Il problema vero, serio, opprimente è un altro. Il problema si chiama Alberto Contador. E su questo nome, più che su un pugno di secondi, conviene davvero preoccuparsi. Perché ha tutta l’aria d’essere l’unico problema insormontabile. Parentesi: finalmente liberi dagli interventi in corsa di cretini vari, finalmente liberi da questioni regolamentari varie, è un vero piacere dedicarci finalmente al puro ciclismo. Sembra un evento, in questa edizione 2015. E allora approfittiamone subito, prima che qualche creativo se ne inventi di nuove.
Il tema vero, di stringente attualità, non mi sembra proprio la condizione di Aru. Se sia cioè in crisi irreversibile o se paghi soltanto una sporadica crisi di zuccheri. No, non è questo il tema. Per me il tema centrale è soltanto lo stato di grazia del fuoriclasse Contador. Ma sì, spostiamo per un attimo lo zoom dalle nostre speranze italiane verso la maglia rosa. Riconosciamolo: si vede nitidamente un campione che gioca, che si diverte, che castiga. Ogni giorno di più, ogni giorno sempre meglio. Ancora una volta, Contador sta onorando il Giro con il massimo dell’impegno e della fantasia, concedendosi e spendendosi su tutti i centimetri del percorso. Onore alla grandezza: troppi big con il braccino si vedono ultimamente nel ciclismo, vediamo almeno di goderci al massimo questi ultimi esemplari di razza.
E poi c’è il resto: oltre a sfoggiare una grande classe, una grande intelligenza, una grande forza, Contador sta inforcando una congiunzione astrale sfacciatamente fortunata. Sottolineo subito: non ho detto che domina per pura fortuna, spero sia chiaro anche ai più zucconi. Dico solo che all’indiscusso valore abbina una dose invidiabile di fortuna. Il che, nelle grandi corse, è il rabbocco necessario per fare il pieno.
Quale fortuna? Via, mai dimenticare. Una settimana fa, una settimana esatta, era di giovedì, Contador stava steso sull’asfalto di Castiglione della Pescaia, abbattuto da Colli, a sua volta abbattuto dal fotografo dilettante (chiedo scusa: secondo il fotografo, è Colli che ha la manìa di prendere a testate i teleobiettivi della brava gente). Sappiamo la vita com’è: Contador poteva come minimo lasciarci il Giro. Per diverse ore questo si era temuto. Invece la sua spalla ha retto. Invece il possibile ritiro si è trasformato in una pronta ripresa. Nel fatale gioco di sliding-doors, un gioco che segna inesorabilmente la nostra vita, Alberto ha inforcato la direzione giusta. E anziché ritrovarsi a casa si ritrova il Giro in tasca.
Strada facendo, il destino gli concede poi un secondo favore d’amico. Nell’innocua tappa di Forlì, il suo avversario più accreditato va a inventarsi uno degli autogol più memorabili della storia, beccandosi due minuti di penalità per la simpatica alleanza con un avversario. Questa invenzione del popolare Porte – che comunque da parte sua paga la scalogna niente male di forare a sette chilometri dal traguardo, con il gruppo a tutta -, questo sfondone del tasmaniano finisce per liberare ulteriormente la strada di Contador in vista della megacrono di Valdobbiadene, dove lo stesso favoritissimo Porte arriva con il morale sotto le pedivelle che si può facilmente immaginare.
Il quadro astrale, direbbe il mago Otelma, è chiaramente tutto a favore di Contador. E’ il più forte, il più completo, il più divertente e pure il più fortunato. “C” come Contador e come qualcos’altro. Dall’alto di un simile patrimonio, facilmente si comprende come i leggeri cali di Aru siano solo dettagli secondari. Trascurabili. L’ultimo dei problemi.
Giro finito, allora? Il Giro non finisce mai. Il Giro ricomincia tutti i giorni. Chiunque può cadere, forare, avere cali di zuccheri. Chiederlo allo stesso Contador, che esattamente una settimana fa temeva seriamente fosse finito il sogno. Mai dire mai, in questa fantastica avventura di colore rosa. Allo stesso tempo, però, mai raccontarsela, mai nascondersi la verità: al netto della fortuna, questo Contador sta crescendo spaventosamente. A forza di crescere, comincia sinistramente a sembrare un gigante tra i nani.
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