Kristijan Durasek, conosciamo il vincitore del Giro di Turchia

PROFESSIONISTI | 03/05/2015 | 12:41
Kristijan Durasek si racconta con indosso la sua maglia celeste, simbolo del primato al Giro di Turchia.


Quanto vale questa vittoria per te? «Si tratta del mio secondo successo in maglia Lampre, sono molto felice. Sapevo di star bene, ma non potevo essere sicuro di riuscirci fino a oggi. Per di più ieri sono stato male, questa notte la febbre è salita a 38 gradi e ho sofferto problemi di stomaco. Questa mattina ero ko, non sapevo se sarei riuscito a partire o meno, ci ho provato e ho fatto bene. Per me è stata una giornata durissima, ma a questo punto posso dire che ne è valsa la pena». 


Raccontaci qualcosa di te… «Sono nato a Varazdin, vicino Zagabria, il 26 luglio 1987. Sono alto 170 cm e peso 56 kg. Ho iniziato a correre nel 1998 e sono professionista dal 2008. Sono un tipo tranquillo, uno che non si agita mai, vivo alla giornata e senza stress sia in gara come giù dalla bici. Sono fidanzato con Ana da 7 anni, a fine anno andremo a convivere. Ho una sorella un anno più grande di me e un fratello di 9 anni più giovane, i miei genitori portano avanti una ditta di camion, la mia famiglia lavora nel mondo dei trasporti e mi ha sempre supportato».

Quando hai iniziato a correre? «A 11 anni nel mio paese, perché alcuni amici andavano in bici. Piano piano in me è cresciuta la passione per il ciclismo. La mia prima bici era una Battaglini, la prima gara vicino casa. Da bambino ero abbastanza forte, a 15 anni sono passato in una squadra slovena, in Italia sono arrivato nel 2013 grazie alla Lampre». 

Come è andata? «All’inizio è stata dura perché non parlavo italiano (ora lo parla e capisce molto bene, ndr) e non tutti in squadra parlavano inglese ma in 4 mesi ho imparato la lingua e mi sono ambientato. Mi sono fatto conoscere e apprezzare per le mie doti, sono portato per le brevi corse a tappe. Con un po’ di esperienza in più penso di poter fare un ulteriore salto di qualità».

Com’è il ciclismo in Croazia? «La bici è popolare ma non c’è una cultura ciclistica come in Italia. Dal mio paese seguono molto me e Rogina, altro professionista croato che abita a 2 km da casa mia».

Cosa sogni per il proseguo della tua carriera? «Di crescere ancora e togliermi qualche bella soddisfazione. In programma ora ho Delfinato e Tour de France. Il mio sogno per il futuro è vincere una tappa in un grande giro o una classica». 

da Istanbul, Giulia De Maio

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