CRISTIANO GATTI. Corsa moscia, ma giù le mani

ATTACCHI & CONTRATTACCHI | 22/03/2015 | 18:42
di Cristiano Gatti     - 

Potremmo fare un copia-incolla degli articoli sfornati negli ultimi anni. Potremmo rimandare pari pari le stesse immagini e le stesse interviste. Chi ancora nutrisse speranze diverse farebbe bene a rassegnarsi: ficchiamocelo nella zucca, la Sanremo ormai è questa, un eccentrico, fantasmagorico, naif campionato mondiale dello sprint. Certo non per sprinter senza fondo e senza fisico, senza resistenza e senza cattiveria, senza coraggio e senza scaltrezza: diciamo per sprinter moderni, prima corridori e poi sprinter. Ma comunque sprinter.

L’unica differenza rispetto agli ultimi anni è che stavolta ci hanno negato pure il thriller del Poggio. Lì, solitamente, andava in scena la speranza. Il sogno. L’illusione. Per i tifosi, lo spettacolo. L’idea cioè che qualcuno comunque potesse rompere il format del volatone finale, andandosene sull’ultima rampa e buttandosi giù come un kamikaze fino al traguardo, resistendo sul filo dei cinque secondi, lui e tutti quanti noi con il cuore in gola per vedere se ce la fa. Niente. Per la cronaca, va dato atto al Van Avermaet di averci provato. Ma senza mettere paura a nessuno. Senza sfasciare niente. Per il resto, fermo Nibali, basta un valoroso Paolini (anni 38, medaglia alla carriera) per bloccare tutte le velleità e tenere i finisseur allineati e coperti. Poca roba, davvero poca roba il Poggio 2015: il più moscio del terzo millennio.

Qualcosa di meglio solo la discesa, con gli specialisti dell’ultimo chilometro (Gilbert, Ciolek, Stybar, Kwiatkowski) pronti a scatenarsi, salvo però vederli poi tutti accatastati sulla gomma piuma (che Iddio l’abbia in gloria) del guard-rail.
Il resto secondo schema fisso, tutti puntuali a recitare la propria parte: a Pozzato manca sempre una carta per fare scopa, a Sagan manca sempre un po’ di umiltà per essere fenomeno, a Degenkolb non manca più niente per essere il più completo del settore, a Kristoff manca qualcosa rispetto all’anno scorso, a Matthews manca ancora qualche annata d’esperienza per essere il primo. In definitiva, le uniche voci fuori copione riguardano per una volta la bella Italia dei giovani, con quel quinto posto di Bonifazio e l’ottavo di Cimolai ad aprire le più fantasiose ipotesi future.

Diciamolo, tirando le somme: comunque una Sanremo da voto sei, non di più. Non una Sanremo memorabile. Non una Sanremo da strizzare le coronarie. Però patti chiari e amicizia lunga: lo spettacolo fiacco non serva ai soliti noti per riavviare lo stucchevole dibattito sul percorso. E come no, sembra sempre di sentirli in sottofondo: serve una salita qua, una salità là, serve selezione, serve una Sanremo più dura e selettiva. A questa brava gente, in sostanza, serve il Giro di Lombardia o la Liegi-Bastogne-Liegi, però in Riviera, però in primavera. Ma quelle ci sono già, altrove e in altri periodi. Sia chiaro: la Sanremo sta bene qui, adesso, così com’è. Perché è unica, originale, inimitabile. Nel bene e nel male, bella o brutta che sia. E’ griffe, è icona, è opera d’arte. Solo i nuovi barbari possono ancora pensare di stravolgerla. Quelli che non distingono la Gioconda da una fototessera.
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COMMENTI
22 marzo 2015 19:51 foxmulder
Bella la Gioconda! L'ho perfino vista! Dal vivo! Pareva mi guardasse!
Indipendentemente da questo, modestissimamente parlando, con le Mánie mi pare la corsa venisse meglio e mantenesse comunque l'effetto roulette... La Pompeiana assolutissimamente no, ma le Mànie con le squadre di oggi ci vogliono.

BS
23 marzo 2015 04:12 true
Questo articolo e' ridicolo.

Anche il Tour dopo anni ha capito che serviva cambiare
23 marzo 2015 12:15 mdesanctis
Era la corsa più prestigiosa del mondo, eppure alla lunga quella 1a settimana solo per velocisti, gli arrivi lontani dagli scollinamenti delle grandi montagne si sono ridotti notevolmente. Se si vuole che il ciclismo si uno spettacolo c'è bisogno di interpreti e di "condizioni favorevoli". Altrimenti addio spettatori, telespettatori e, di conseguenza sponsor.
La Sanremo rimane la più noiosa delle grandi classiche. Lo è da anni.
Non so se le Maine da sola basterebbe. Forse la Pompeiana al posto della Cipressa si.
mdesanctis

la Milano Sanremo
23 marzo 2015 18:43 canepari
è una bella cicloturistica con finale agonistico

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