Anche il ciclismo italiano pedala nel deserto: non ci sono gare

APPROFONDIMENTI | 09/02/2015 | 10:56
Ieri a Donoratico si è corso. È andata in scena una gara di ciclismo, riservata alla categoria dei professionisti, con il 41 enne Alessandro Petacchi e Damiano Cunego a rendere più splendente il “roster” dei partenti. La notizia non è tanto data da chi ha vinto il Gp Costa degli Etruschi (Manuel Belletti), ma sta tutta racchiusa nel fatto che è stata organizzata una corsa: un gesto che ha dell’eroico.  

I corridori se ne vanno, e le corse evaporano. Fuga di gambe pregiate, da Nibali in giù; corse che spariscono per mancanza di fondi, che spingono il movimento ciclistico italiano, sempre più a fondo. «Ieri, nonostante si gelasse, sulle strade di Donoratico c’erano tantissimi appassionati – ci ha spiegato Adriano Amici, organizzatore di lungo corso del Gs Emilia – a conferma che il ciclismo piace, è molto praticato e seguito come sempre.  Ma oggi mettere in scena certi eventi è sempre più complicato, sia dal punto di vista burocratico che economico. Qui a Donoratico la politica ha capito le potenzialità del ciclismo come strumento di comunicazione e promozione turistica del territorio, ma molti comuni devo fare i conti con altre emergenze e altre priorità».

L’economia arranca, la disoccupazione cresce, gli enti pubblici hanno le casse vuote, vuoi per gestioni allegre o per dei patti di stabilità che non permettono o non consentono più certe spese.
La Rcs Sport, ente organizzativo di casa Gazzetta ha già fatto sapere che quest’anno non sarà proposta Roma Maxima (ex Giro del Lazio), così come il Piemonte e in forte dubbio c’è anche la Milano-Torino, la gara italiana più antica in assoluto (1876 la prima edizione, ndr). Il Gp di Camaiore si ferma, e entra a far parte del progetto Tirreno-Adriatico (ospiterà la prima tappa della corsa de Due Mari, ndr) e lo stesso è successo al Trofeo Melinda, che da gara di un giorno, andrà a dare una mano come partner al Giro del Trentino a tappe. Larciano e Giro di Toscana si fermano e in forte dubbio sono corse storiche come Appennino e Prato. Insomma, la situazione è delicatissima. Il calendario negli ultimi dieci anni ha subito una contrazione sensibile: da 39 gare in calendario nel 2006, siamo passati alle 21 di quest’anno, ma questo numero potrebbe però scendere di altre unità se verranno confermati gli stop di Toscana, Prato e Appennino.

«Anche noi che abbiamo vinto la gara per organizzare il prossimo mese di giugno il campionato italiano professionisti e donne – spiega Antonio Bertinotti dell’Ac Arona -, ci siamo dovuti guardare attorno e chiedere una mano agli amici della Legnanese, che oltre ad organizzare a settembre la loro coppa Bernocchi (fa parte del Trittico Lombardo con Agostoni e Tre Valli, ndr), ci daranno una mano per mettere in scena la sfida tricolore. E a loro spetterà curare la sede di partenza della sfida che varrà la maglia tricolore (arrivo previsto sul colle di Superga, a Torino, ndr)».

Ma quanto costa organizzare una gara per professionisti? Le cifre non sono da capogiro, ma sono in ogni caso importanti. Con meno di 120 mila euro, una gara per professionisti non la si può mettere in scena. «Ma se al via si vogliono corridori di rango e squadre di World Tour (di prima categoria come l’Astana di Nibali, ndr), le cifre lievitano tranquillamente sui 180 mila euro a gara», aggiunge Amici. «Se poi si vuole promuovere bene l’evento, e si ha la necessità anche di produrre l’evento a livello televisivo, si lievita fino ai 250 mila euro», chiosa Roberto Damiani presidente della Legnanese.

Nibali e compagnia, hanno pedalato fino a qualche giorno fa nel deserto di Dubai, tra sole e petrodollari. Da noi, il deserto è nei calendari.

da «Il Giornale» del 9 febbraio 2015 a firma Pier Augusto Stagi
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COMMENTI
riflessione
9 febbraio 2015 12:03 FrancoPersico
Chiudono aziende, falliscono imprese... ovvio che anche il ciclismo per chi organizza sia in crisi. Gli organizzatori sono degli industriali del ciclismo, non esiste "organizzo per passione". Quindi che cosa si vuol dire? Quando l'economia riprenderà si riprenderanno anche le corse. Non è un problema per un italiano con famiglia se sparisce il GP di Prato (ne cito uno a caso), è un problema se non ha un lavoro e non può sfamare la famiglia. Altri paesi evidentemente sono governati meglio oppure hanno gli stessi problemi. Discorso a parte il campionato italiano: se è vero che l'arrivo sarà posto in cima a Superga, caro sig. Bertinotti & C. ma quanti partenti credete di poter avere? Anche qui siamo alle solite. Cerchiamo spettacolo a tutti i costi e per farlo dobbiamo inserire sempre salite ovunque... quanti campionati italiani si stanno disputando con arrivo in salita? Un velocista o forte passista che parte a fare se sa dalla partenza che non ha possibilità di vittoria?? Parlo di ottimi velocisti e passisti.

C'è nessuno?????
9 febbraio 2015 12:31 Bastiano
Purtroppo a questa situazione non ci si è arrivati oggi ma, solo oggi qualcuno se ne è accorto e cosa più drammatica è che, non se ne sono accorti gli enti che gestiscono e vivono di ciclismo.
Se continuiamo di questo passo e se, continuiamo a non vedere cosa accadrà domani, il settore morirà e Di Rocco, starà a fare la caccia di voti solo tra le squadre di cicloamatori!

Franco Persico ok!
9 febbraio 2015 13:07 delfino
Concordo pienamente con Franco Persico sopratutto per quel che riguarda il campionato italiano....con un arrivo cosi anche se spettacolare, avranno si e no 70/80 partenti 5 scalatori si giocheranno la vittoria gli altri....passeggiata turistica.

9 febbraio 2015 13:53 BARRUSCOTTO
E UN PROBLEMA SERIO MENO MALE CHE IN GIRO CI SONO TANTISSIME CORSE IN ARGENTINA NAZIONE CHE NON SEMBRA NAVIGHI NELL'ORO PROGETTANO IL GIRO DI ARGENTINA NELL'2016 ANDIAMO A VEDERE IL CALENDARIO INTERNAZIONALE E INFINITO TORNANDO DA NOI O L'IMPRESSIONE CHE SIA PIU FACILE NONOSTANTE LA CRISI TROVARE TANTISSIMI EURO PER UNA TAPPA DEL GIRO CHE POCHI PER UNA NOSTRA EX CLASSICA TIPO QUELLE IN PERICOLO

a proposito di arrivi in salita...
9 febbraio 2015 14:13 canepari
l'anno scorso non si è lamentato nessuno.... e non mi sembrava da velocisti....

Bastiano
9 febbraio 2015 14:13 siluro1946
Probabilmente il sig. Di Rocco, non andrà a caccia di voti, ma troverà posto in qualche altra federazione, per lui, una vale l'altra, la competenza (?) dimostrata nel settore ciclistico, la può tranquillamente espletare in qualsiasi altro settore. Nel frattempo avrà, probabilmente, maturata la seconda pensione e concederà qualche intervista, criticando chi sarà al governo del ciclismo, elencando le cose da fare con urgenza per salvare il movimento. I nostri politici insegnano come si scarica su altri le proprie responsabilità.

tricolore, un non problema
9 febbraio 2015 14:14 excalibur
dico la mia sul tricolore, rispondendo a chi mi ha preceduto.

semplicemente, è un non problema. l'anno scorso non sono forse arrivato in cima a una salita? e l'anno prima? non eravamo in discesa. se facessero arrivare il campionato italiano a novara, per velocisti, in quanti correrebbero per vincerlo? 20 sulla carta, 5 o 6 nella realtà. e se lo facessero su un percorso da classiche, in quanti correrebbero per vincere? è come per il mondiale, il percorso perfetto non esiste. dai, siamo seri. L'anno scorso a superga ha vinto caruso davanti a nocentini: non erano certo due nomi scontati o favoritissimi.

9 febbraio 2015 15:03 angelofrancini
La realtà é molto differente da quella descritta.
I costi organizzativi in Argentina o in Paesi extraeuopei ed anche dell\'Europa dell\'Est, sono molto inferiori ai costi che gravitano per gli organizzatori dell’Europa occidentale e italiani, ove la LCP calca la mano.
Allo stesso modo degli stipendi minimi stabiliti per le squadre prof (WT, Prof e Continental) che variano molto a seconda del continente o per quello che attiene all\'Europa alla zona geografica. Una squadra continental affiliata in Ukraina può firmare contratti annui di 600 euro……………
Ora gli “industriali del ciclismo”, citazione di FrancoPersico, quali sarebbero?
In Italia in tale veste figurano solo quelli della RCS.
Vegni e soci, sono dipendenti della RCS, che di tasca loro loro nelle organizzazioni non rischiano un eurocent! Anzi anche se la RCS ci smenasse o, come per le note recenti vicende ove pare abbia subito degli ammanchi, a loro ogni fine mese arriva sul conto corrente bancario il loro lauto stipendio.
Poi sono quelli che tengono le lezioni a noi poveri mortali (tutti gli altri).
Tutti gli altri organizzatori fanno capo a società “asd” che nulla hanno a che fare con l’industria del ciclismo che è gestita esclusivamente dalla sede UCI dell’Aigle.
Certamente il ciclismo professionistico italiano avrebbe bisogno di una diversa dirigenza: ma oggi questa dirigenza si basa su uno Statuto della Lega Ciclismo Professionistico che costituisce un falso giuridico, come tutti ben sanno, ma tacciono.

Sentiamo un mucchio di cavolate che finiscono con diventare verità, anche se prive di qualsiasi validità normativa o giuridica. Ancora ieri il buon De Luca , su Raisport2 commentando il GP Costa degli Etruschi da Donoratico, parlando della Lampre affermava: “l’unica squadra italiana nel Worltour” o la “squadra brianzola”.
Quando, in base allo Statuto FCI e CONI, questo non è vero:
STATUTO FCI - Art. 2 Affiliati
4. Le società e le associazioni sportive possono stabilire la loro sede ai fini dell\'ordinamento statale in ognuno degli Stati membri della Unione Europea, purché, ai fini del riconoscimento, la sede sportiva sia stabilita nel territorio italiano.
STATUTO CONI - TITOLO VII SOCIETA’ ED ASSOCIAZIONI
Art. 29 – Ordinamento e riconoscimento delle società ed associazioni sportive
3. Le società e le associazioni sportive possono stabilire la loro sede ai fini dell’ordinamento statale in ognuno degli Stati membri dell’Unione Europea, purché, ai fini del riconoscimento sportivo, la sede sportiva sia stabilita nel territorio italiano.

Ora una società che ha sede in Svizzera mi pare non si possa riconoscere in queste due disposizioni, in quanto NON HA SEDE in Paese dell’Unione Europea……, a meno che nelle ultime 24 ore la Svizzera sia diventato uno stato comunitario.

@excalibur
9 febbraio 2015 16:28 FrancoPersico
allora perchè si farà un mondiale in qatar piatto come un biliardo? per non scontentare nessuno un italiano ondulato ci starebbe, superga non è proprio uno zappello. 5km pendenza 15% almeno....

risposta facile facile
9 febbraio 2015 16:38 excalibur
in qatar si fa il mondiale solo perché gli arabi mettono i soldi, dai, non spacciamolo per illuminata scelta tecnica dell'Uci!
e comunque anche nella storia dei mondiali ce ne sono stati di duri, di durissimi e di facilissimi...
la realtà è che il campionato italiano interessa a pochi corridori e a pochissime squadre comunque: prima che si muovesse cassani nel 2014, le edizioni precedenti avevano visto al via meno di 100 corridori. e non era per colpa dei percorsi. ma qui entriamo in un altro discorso...

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