SCATTO FISSO, Dario Cataldo: ma mi daranno il Tour?
PROFESSIONISTI | 27/11/2014 | 07:40 Picasso cambia squadra, ma non abitudini. Suona il telefono e Dario Cataldo, che nel 2015 difenderà i colori dell’Astana, ci risponde mentre sta disegnando. Al primo ritiro con la formazione kazaka riunita a Montecatini l’artista del gruppo si è portato dietro l’immancabile astuccio con matite e acquerelli e in questi giorni si sta dilettando in qualche schizzo commissionatogli da un amico che gli ha chiesto consiglio per un tatuaggio. L’abruzzese classe ’85 mette da parte per un attimo i fogli e ci racconta i suoi programmi per la stagione che sta per arrivare.
Dall’abbronzatura si capisce che sei tornato da poco dalle vacanze… «In effetti sono rientrato venerdì scorso dalle Maldive. Una settimana di relax su un’isoletta per staccare la spina mi ci voleva proprio dopo una lunga stagione conclusa in Cina. Che dire del 2014? È stato un anno così così, per come mi ero preparato in qualche occasione potevo raccogliere di più, soprattutto al Giro d’Italia quando mi sono dovuto accontentare del 2° posto di tappa e sicuramente sullo Stelvio. Sono sempre stato a disposizione della squadra, sono consapevole che è il mio lavoro e l’ho sempre svolto volentieri, speravo solo venisse riconosciuto di più».
Anno nuovo, maglia nuova. «Sì, in Astana mi auguro di trovare nuovi stimoli. Finito il Giro di Pechino ho staccato per 20 giorni senza però abbandonare del tutto la bici. Ho ricominciato ad allenarmi successivamente in palestra e uscendo in bici in modo più regolare. La preparazione è già avviata, qui in ritiro (divide la camera con Andrea Guardini, ndr) ci stiamo sottoponendo alle visite mediche, ai test fisici, stiamo provando i materiali e facendo gruppo. Il clima mi sembra tranquillo, rilassato, sono certo lavoreremo bene».
Il tuo programma immagino dipenderà dalle scelte che verranno prese da Nibali e Aru. «Esatto. La squadra è costruita attorno a loro perciò dipende tutto dalle loro scelte. Mi piacerebbe disputare il Tour de France, finora nelle squadre in cui ho militato l’ho sempre chiesto ma il mio desiderio non è mai stato esaudito. Essendo uno dei pochi italiani in team stranieri, venivo sempre schierato al Giro, chissà che quest’anno in un gruppo di italiani ben più numeroso cambi la musica. L’ultima parola però ovviamente non spetta a me».
Cosa ti aspetti? «Al Team Sky non stavo male, ma ero un po’ ingessato. In questa nuova squadra il gruppo latino la fa da padrona e il clima è diverso. Penso troverò una maggiore attenzione alle valutazioni umane, non solo agli schemi e ai programmi standard. Non è una critica agli inglesi con cui ho passato anni positivi, ma forse è proprio il cambiamento che mi serve per poter tornare a esprimermi al meglio».
Auguri Dario per un altro anno in cui ti auguro di non dover fare di nuovo il comprimario....ma ho qualche dubbio....lo zio Alexander nn ti lascerà grossi spazi.
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