NIBALI, UNA REGIONE DI PIU'

TUTTOBICI | 02/09/2014 | 08:10
Ha vinto infine Vin­cen­zo Nibali, benedetto. Benedetto co­me Benedetto Patellaro, lo sconosciuto di Monreale che si aggiudicò in solitudine una incredibile tappa alpina, a Borno, nel Giro del 1981.
Ha vinto il Tour, nel segno del Sud più ulteriore, per Gio­vannino Corrieri, il suo concittadino illustre - di Mes­sina, appunto -, che a Grosseto nel 1953 indossò per un giorno solo la prima ma­glia rosa siciliana del Gi­ro.

Ha vinto il Tour, nel nome glorioso di Pino Cerami, il ca­tanese di Misterbianco, 92 anni compiuti - do you re­member? -, che emigrò in Belgio e che da naturalizzato fiammingo si aggiudicò, a 41 anni ed oltre, primato di longevità non superato, una tap­pa del Tour a Pau, nel 1963.

Ha vinto il Tour, in una pa­rafrasi della storia ciclistica più estrema nel Mar Medi­ter­raneo, nella amarezza di Rosario Fina, quel ragazzo di Caltanissetta che doveva essere l’unico siciliano in maglia azzurra al Mondiale di Sicilia, ad Agrigento del ’94 e che - all’ultimo giorno - fu disarcionato da una ca­duta. E dovette cedere il ruo­lo suo malgrado ad una riserva nobile, come Davide Cassani.

Ha vinto il Tour, senza l’aplomb ieratico di Dante Ali­ghieri, ma metaforicamente con una allegoria gentile da Scuola Siciliana - Cielo d’Al­camo? - foriero di un Dolce Stilnovo, antesignano della leggiadria di Francesco Pe­trarca.

Ha vinto, Nibali, sicilianamente, come un sorbetto al limone, contro il sole abbacinante di via Maqueda, senza il bisogno pirandelliano di un autore, e senza essere un Bell’Antonio brancatiano, ma come sarebbe piaciuto forse a Tomasi di Lampe­du­sa e al suo Principe di Salina. Nella ripresa di un sontuoso, avvolgente, e mai arrogante, Gattopardo. Nibali, come il ni­pote Tancredi, delfino mo­rale del Principe, forse.

Ha vinto, Nibali, per restituirci il ciclismo emozionato di Antonino Catalano, quel palermitano bruno come un saraceno, che nella frazione del Tourmalet, al Tour del ’58, si sarebbe fermato un attimo su in cima ed avrebbe lanciato giù dai tornanti - si narra -, il suo berretto della Nazionale. “Vai, vola almeno tu, perché io non ce la faccio più...”.

Ha vinto Nibali, nella sublimazione a tutto campo del Sud isole comprese, accennando “In fondo al viale” della grande corsa francese, senza pensare che si sarebbe trattato in un grande giorno dei Campi Elisi di Parigi, come avrebbero intonato i Gens, il complesso mitico della Messina anni ’70 - altro che Pooh -, che era cresciuto al “Bar Select” del capoluogo, forse come la famiglia del nostro campione. (Un grande Pino, ad esaltare la batteria).

Ha vinto Nibali. E di questo suo Sud straordinario, e da considerare bene, per non relegarlo in una “breve” alla prossima tenzone calcistica, c'è una memoria partenopea in più, di cui trarre filosofia. Ha vinto Nibali, anche per de­lega, diciamo, di Salvatore Commesso, il ragazzo napoletano, che al Tour del 2000 aveva sconfitto, in un testa a testa spasmodico che non si può dimenticare - a prezzo di radiazione dall’albo - , proprio Alexander Vinokou­rov, il ben noto ciclista ka­za­ko, discretamente per male, ad onta dell’oro olimpico di Londra 2012. Quel “Vino” che di Nibali e della sua Astana è oggi il gerarca (team manager?) sin troppo indiscusso.

Ha vinto Nibali, campione del ciclismo migliore, esorcizzando il peggio, perché al Tour de France 2014 non c’è nulla finalmente più al Sud della fortuna.
 
Gian Paolo Porreca, da tuttoBICI di agosto
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COMMENTI
Sicilia
2 settembre 2014 10:30 dany74
Ha vinto Nibali che sicilianamente ha preso residenza in Svizzera.

Daniele

Caro Daniele rifletti
2 settembre 2014 13:24 achille
Sivilianamente..... e' il nostro Stato che porta a scappare....
Non diamo sempre la colpa a chi con sudore e fatica cerca di gestire i propri guadagni "per poco o tanto che siano", ma troviamo la cusa, in chi ci gestisce come dei vampiri......
Magari se l'Italia fosse minimamente paragonabile alla Svizzera o ad altri Stai, forse ci serate la corsa a tornare e non ad andarsene. Ma qui si entrerebbe in un discorso talmente immenso......
La fuga di certi campioni dal nostro paese dovrebbe dare uno spunto di riflessione. ....

sarà pur libero
2 settembre 2014 18:55 gianni
caro Sicilia, ogni uomo nasce libero di andare dove vuole, ci mancherebbe altro: la nazione è fatta per le persone e non il contrario.
E poi, ora Nibali è è così vicino al Borgomanerese che qualche volta potremmo ritrovarcelo sul Mottarone... chissà.
saluti
gianni cometti

Patellaro
2 settembre 2014 23:34 pickett
Quella tappa di Borno non fu affatto "incredibile",fu soporifera,deludentissima ed insignificante,come quasi sempre accadeva nei Giri di quegli anni,nei quali la popolarità del ciclismo precipitò ai suoi minimi storici.I cosiddetti big lasciarono partire i soliti carneadi(ricordo che in fuga c'era Noris),e Patellaro vinse la + noiosa delle tappe nell'indifferenza totale.

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