CIAO ALFREDO

LUTTO | 25/08/2014 | 22:53
Pochi minuti fa il grande Alfredo Martini ha terminato la sua bellissima corsa terrena. Una delle più belle e imporatnti figure del ciclismo italiano ci ha lasciato. Ci mancherà il suo garbo, ci mancherà la sua saggezza, ci mancherà tutto di un uomo che ha fatto del buonsenso il proprio segno distintivo. Lo piangiamo e lo ricordiamo con profonda commozione. E con un magone grande così.

Nato a Firenze il 18 febbraio 1921, aveva compiuto 93 anni. Ha lottato fino alla fine e si è spento lentamente come una candela all’Ospedale di Firenze. Con lui se ne va il testimone più profondo e poetico che il ciclismo potesse trovare. Ha dato tutto se stesso fino alla fine. Ha lasciato a tutti noi una grandissima e preziosa eredità, ma da oggi il ciclismo italiano è certamente molto più povero.

«C’è chi mi ha eletto ambasciatore di ciclismo, chi mi ha visto come un profeta o un guru o un missionario - ha scritto con il collega Marco Pastonesi nel suo recente “La vita è una ruota” (edizione Ediciclo) -. Invece io ho sempre pensato che avrei potuto fare di più. Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato loro. Avrei voluto dare il doppio, ma bisogna saper accettare i propri limiti, con onestà».


CHI È STATO ALFREDO MARTINI

Martini fu corridore professionista dal 1941 al 1957.Vinse il Giro dell'Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d'Italia 1950 (quella di Firenze) che concluse al terzo posto dietro Koblet e Bartali vestendo la maglia rosa per una tappa, e una tappa al Tour de Suisse 1951, concluso al terzo posto dietro Kubler e Koblet.

Come direttore sportivo fu alla Ferretti e alla Sammontana dal 1969 al 1974 e vinse il Giro d'Italia 1971 con lo svedese Gösta Pettersson.

Da commissario tecnico della nazionale dal 1975 al 1997 ha condotto a conquistare la maglia iridata Francesco Moser nel 1977 a San Cristóbal (Venezuela), Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna), Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti), Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio), Gianni Bugno nel 1991 a Stoccarda (Germania) e nel 1992 a Benidorm (Spagna) più altri sette argenti e sette bronzi.

Dal 1998 è supervisore di tutte le squadre nazionali di ciclismo e Presidente Onorario della Federazione Ciclistica Italiana; contemporaneamente abbandona il suo pluridecennale incarico di CT della nazionale, lasciando il posto ad Antonio Fusi.

Nel 2007, con la collaborazione del giornalista sportivo Francesco Caremani, Martini ha raccontato la propria eccezionale carriera di atleta e di commissario tecnico in un libro di grande impatto emotivo per la passione per le due ruote che trasuda da ogni pagina. "Ciclismo, brava gente. Un secolo di pedali e passioni raccontato in presa diretta". Nel 2008 è uscito un altro libro importante, "Alfredo Martini, memorie di un grande saggio del ciclismo" di Franco Calamai, che ripercorre la vita, i ricordi e gli aneddoti di una vita passata nel mondo dei pedali. Ultimo suo lavoro: La vita è una ruota, scritto con Marco Pastonesi Edilciclo editore, Si parla di ciclismo e di tanta saggezza.

Da marzo 2013 era presidente onorario dell'"Associazione Fausto e Serse Coppi" a Castellania.


L'ANSA DELLE ore 23.21

Non è stato Coppi e Bartali, ma ha corso con loro e segnato lo stesso pagine indelebili della storia del ciclismo italiano e mondiale. Alfredo Martini ha corso la sua lunga vita fino all'ultimo chilometro, spegnendosi stasera nella sua casa di sesto Fiorentino alla veneranda età di 93 anni (compiuti a febbraio). Per tutti è sempre stato 'il babbò del ciclismo, per molti ancora 'il ct'. Da corridore ha avuto un'onesta vita da gregario, vicino ai grandissimi come Coppi e Bartali. Immenso invece nella sua ultraventennale vita da tecnico azzurro. Il Giro che ricordava con più emozione è quello del '46. "Parigi era bombardata, il Tour non si fece e allora tutti vennero in Italia - aveva ricordato in occasione del suoi 90 anni - C'era la questione di Trieste, ma Torriani e Cougnet vollero far passare lo stesso il Giro lì e gli americani la considerarono una provocazione. A Pieris lanciarono fiori e sassi e molti corridori si ferirono, dopo ci furono sparatorie con i soldati di Tito e il gruppo si fermò, ma Torriani ne convinse 17, uno per squadra, a proseguire e a Trieste fu un trionfo. Anche se poi il Giro venne sospeso un giorno". Altri tempi, ma lo spirito di chi va in bici per Alfredo Martini è sempre stato lo stesso. Per ventitrè anni in ammiraglia da ct, sei anni da direttore sportivo e tanti chilometri nelle gambe da atleta: Alfredo Martini ha lasciato il segno ovunque. Da ct, ruolo ricoperto dal 1975 al 1997 (ha lasciato il 18 novembre 1997), ha portato al successo mondiale sei atleti: Francesco Moser nel 1977 a San Cristobal (Venezuela), Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna), Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti), Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio), Gianni Bugno nel 1991 a Stoccarda (Germania) e nel 1992 a Benidorm (Spagna). Fiorentino, in quasi un quarto di secolo solo sei volte una maglia azzurra non è salita sul podio mondiale e oltre ai sei ori, Martini ha portato all'Italia 7 argenti (Moser 1976 Ostuni, Moser 1978 Nurburgring, G.B. Baronchelli 1980 Sallanches, Saronni 1981 Praga, Claudio Corti 1984 Barcellona, Argentin 1987 Villach, Chiappucci 1994 Agrigento) e 7 bronzi (Tino Conti 1976 Ostuni, Bitossi 1977 San Cristobal, Argentin 1985 Montello, Saronni 1986 Colorado S., Bugno 1990 Utsunomiya, Pantani 1995 Duitama, Bartoli 1991 Lugano). Gli anni trionfali sono stati il 1977 con il primo posto di Moser e il terzo di Bitossi; e il 1986 con l' oro di Argentin e il bronzo di Saronni. Come direttore sportivo ha guidato la Ferretti dal 1969 al 1972, portando al successo nel Giro d' Italia del 1971 lo svedese Gosta Pettersson; nel 1973 e '74 è stato alla Sammontana e nel 1975 è salito sull' ammiraglia della nazionale. Da corridore Martini ha vinto il Giro dell'Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d'Italia del 1950, anno in cui si piazzò terzo in classifica generale dietro Koblet e Bartali: in quell' anno vestì la maglia rosa per una tappa. Ha vinto anche una tappa al Tour de Suisse 1951, concluso al terzo posto dietro a Kubler e Koblet.
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COMMENTI
Alfredo Martini
25 agosto 2014 23:21 gass53
Per me è stato un onore averti conosciuto e frequentato!!!
Lassù ritroverai il Tuo Allievo C.T. "" Ballero "" e riprenderete l'abitudine del Caffeino insieme.
Ciao Alfredo R.I.P.

ciao grande
25 agosto 2014 23:23 rufus
Mitico Alfredo, per te le parole sono superflue. La terra ti sia lieve.
Ciao
Flavio

Sincere condoglianze
25 agosto 2014 23:38 magico47
Alla famiglia di Alfredo Martini giungano le nostre più sincere e sentite condoglianze da parte di Ciclismo Nuovo!

Loriano Gragnoli

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CIAO ALFREDO
26 agosto 2014 00:01 glennpeter
Ciao Alfredo, Riposa in Pace. E GRAZIE DI TUTTO. Sentite Condoglianze alla famiglia Martini.

Grazie
26 agosto 2014 00:33 drinn
Grazie Alfredo.
Non sono mai riuscito a non darLe del Lei per l'immensa stima che provavo.
Un esempio in ogni momento, una fortuna aver ascoltato le sue parole ed averLe stretto la mano. Lassù mi saluti Franco.
Roberto

E' morto un maestro di vita
26 agosto 2014 00:34 az46
Non dimenticherò mai le tue parole semplici ed accattivanti con cui sapevi conquistare l'attenzione delle persone che ti ascoltavano. Parole semplici ma dal profondo del cuore di un grande uomo.
Adriano e la Carnaghese ti ricorderanno sempre. Ciao maestro Alfredo

Grazie
26 agosto 2014 00:35 drinn
Semplicemente grazie per ogni ricordo che ci rimane di Lei.
Roberto

Tutti eravamo ormai convinti
26 agosto 2014 05:55 canepari
che sarebbe rimasto per sempre con noi. A costo di essere blasfemi avremmo giurato che fosse eterno, divino, santo. Lui c’era già quando nei primi anni trenta sul Passo della Futa, estasiato, vedeva la “Locomotiva Umana” e “il Trombettiere di Cittiglio” darsele di santa ragione in un epico Giro di Toscana; e c’era già prima della guerra quando lottava con i pedali dei ragazzi del Führer e del Drittes Reich alla Monaco Milano, corsa a tappe voluta dalla propaganda. C’era, e studiava le mosse di Binda che il regime avrebbe voluto Commissario Tecnico in vista dei Mondiali di Varese mai disputati. C’era negli anni bui della guerra, al soldo della Bianchi che con Cavedini ringhiava perché da oltre un ventennio non riusciva a portare a Milano una maglia rosa. C’era quando nel “Giro della Rinascita” si nascose sotto una camionetta per evitare i proiettili dei titini. C’è sempre stato…e ha segnato di se un buon tre quarti di secolo. Alfredo nazionale nasce a Sesto Fiorentino il 18 febbraio 1921 e il suo primo respiro profuma di olio canforato. Appena apre bocca vuole la borraccia d’alluminio; la sua maglietta ha il tascone davanti e così via. Appena riesce a pedalare spia le mosse di Bini e Bartali e poi fraternizza con Fiorenzo Magni coltivando un’amicizia che, come è risaputo, va ben al di là del credo politico. Si sposa per tutta la vita con Elda e ha due figlie, Milvia e Silvia. Professionista per oltre 15 anni, dodici vittorie in carriera, una volta in maglia rosa, due volte con i colori azzurri ai mondiali. Ha assaggiato tutto: la Corsa Rosa, il Tour, la Bocchetta, il Giro della Svizzera e della Spagna, perfino la Parigi Tours. Capite bene che uno col suo carisma ha l’obbligo morale (nonché debito di riconoscenza) di insegnare il “bel ciclismo” a centinaia di giovani… E così riesce a far risuonare nel 1971 al Vigorelli il “Du gamia, du fria” per Gösta Pettersson, primo uomo del Baltico ad aggiudicarsi una grande corsa a tappe. Dal 1975 in poi diventa per la nostra Federazione Commisssario Tecnico, e a seguire supervisore, presidente Onorario. Soprattutto “vecchio saggio” che quando parla incanta gli astanti con chili di buon senso e pennellate di fiducia. ”La vita è una ruota” l’ho sentito dire presentando un libro a febbraio, reduce da un trauma e fiero della sua faccia nera, come un minatore dei corons, “I raggi arrugginiti bisogna cambiarli e guardare al domani, perché il domani attende i ragazzi e chi ha fiducia nel futuro. E tu devi insegnare loro a sbagliare meno di quanto tu hai sbagliato. Il ciclismo costringe a conoscersi, a capire, a capirsi e riconoscere il valore degli altri. E anche voi, scambiatevi la borraccia, donate l’ultimo sorso che avete, siate generosi perché il ciclismo è uno sport per generosi”. E generoso fu anche il “su’ babbo” che gli regalò la prima bicicletta pagandola 420 lire, quasi due stipendi di allora e che gli insegnò anche il sacrificio lavorando come un matto per tirare avanti la famiglia. Il futuro suocero, invece, consegnandogli la Elda gli spiegò come la dignità e l’onestà siano un tesoro, un capitale. Aveva una memoria di ferro Alfredo, ma senza accorgersene parlava anche di politica non riuscendo a darsi una spiegazione di come fossimo risorti da un dopoguerra poverissimo mentre adesso si stenta. Perché? E ancora: “Papa Francesco ha scelto un bel nome,anche perché il ciclismo è per sua natura francescano e democratico perché due persone che si incontrano in bicicletta, anche se non si conoscono, si danno immediatamente del Tu, e darsi del tu è una cosa che mette a proprio agio la gente; la bicicletta ha il potere di rasserenare e crearti libertà. Più si pedala e più si pensa …”. Una volta un sacerdote gli domandò a bruciapelo cosa fosse l’inferno e cosa fosse il paradiso per Alfredo Martini. “L’inferno è quando uno pensa male, pensa male del suo prossimo, non ama la vita…Il paradiso invece è quando ti svegli e pensi che sarà una bella giornata pensi di incontrare persone con le quali stare assieme e stare bene con il prossimo…”. Caro Alfredo, tu in paradiso hai sempre vissuto. Anche per questo noi ti abbiamo sempre amato . E, dato che non si può clonare l'uomo Martini, cerchiamo almeno di clonare la sua intelligenza e freschezza.


Un ricordo
26 agosto 2014 07:51 Romanofrigo
Voglio lasciare un piccolo ricordo, un pomeriggio e una serata passata ad Empoli, grazie al dott. Remo Borchi, prima presso la sede della Sammontana, e poi al ristorante, una di quelle giornate che ti restano dentro.
Dopo anni in cui nessun uomo che avevo incontrato mi aveva impressionato per la sua personalità al primo incontro, ho riassaporato quell'emozione, trovarmi al cospetto di un gigante di umanità, e come tale trattava me e mia moglie, due illustri sconosciuti, con un garbo, una gentilezza che si riservano alle persone di riguardo. Perché lo faceva? Perché era un signore, e per niente altro.
Il suo sguardo intenso, la voce calda e buona, i tempi calmi dono della età e della saggezza. Tre doni che assieme ai ricordi condivisi con un gusto e una passione ancora intatti mi fanno sentire onorato di aver conosciuto Alfredo.
Grazie a Remo, per il dono di quel giorno, grazie al cielo per il dono di quell'uomo agli uomini. Se il ciclismo italiano sapesse far posto a tanta gente così, forse, sarebbe un ambiente migliore, veramente educativo per i giovani.
Grazie Alfredo.

....Complimenti a Canepari
26 agosto 2014 09:16 magico47
L'articolo di Canepari riassume tutto e per tutti....aggiungo solo una cosa:

Per la scomparsa di Alfredo Martini sarà un DOVERE degli organizzatori di corse CICLISTICHE fare un MINUTO di raccoglimento prima di ogni partenza delle gare.

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Loriano Gragnoli
...............

GRANDISSIMA PERDITA
26 agosto 2014 09:25 alessandro
Ogni parola è veramente superflua.....
Ho avuto la possibilità di conoscerlo ad un Giro di Toscana e sono rimasto ammirato dal suo modo gentile di fare. Quanto vorrei essere come lui, io che sono irruento....
Non so dove ora sia, ma ne sentiremo la mancanza.....
Ciao Alfredo

Ciao Alfredo
26 agosto 2014 21:49 ciclistas
Non ho mai avuto l'onore ed il piacere di conoscerti di persona ma ho sempre apprezzato la tua semplicita è la tua modestia nonostante capacità fuori dal comune.

Claudio Pagani

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