Per Sofia Cilenti, la
diciannovenne ciclista di Quincinetto che nei mesi scorsi ha sconfitto il linfoma
di Hodgkin, domenica sarà una giornata davvero indimenticabile. Dopo quasi due
anni di forzato stop, la ragazza coronerà infatti il suo sogno di riprendere
l'attività agonistica. Accadrà a Meduna di Livenza, vicino a Treviso, dove
Sofia indosserà la casacca biancoverde della Ju Green, la squadra varesina per
cui era tesserata già prima dell'insorgere della malattia.
«Anche se nelle
ultime settimane ho allungato sempre più la distanza degli allenamenti -
confida - so benissimo di non essere ancora competitiva. Probabilmente non
riuscirò nemmeno a portare a termine la
corsa (
Il calvario di Sofia ebbe
inizio nell'autunno del 2012, con stanchezza diffusa, malessere generale e
febbre alta, ma solo nel febbraio successivo, dopo un'infinità di esami sempre
più approfonditi, i medici dell'Ospedale di Ivrea riuscirono a stabilire che la
ragazza era affetta dal linfoma di Hodgkin in stadio avanzato. Dopo il
comprensibile smarrimento iniziale, tuttavia, la ragazza non si è mai arresa e,
con grande forza d'animo, ha combattuto a viso aperto la sua battaglia contro
il male che l'aveva aggredita, amorevolmente supportata da una famiglia
speciale: papà Maurizio, mamma Adriana e il fratello minore Oscar, che ha quasi
15 anni e corre anche lui in bici. "Un anno fa di questi tempi - ricorda
con commozione la signora Adriana - Sofy faceva le chemio alle Molinette, stava
molto male e per settimane intere non poteva neppure alzarsi dal letto. In quei
momenti, con le lacrime agli occhi ricordava le sue gare e i suoi giorni felici
e mi chiedeva se avrebbe mai potuto tornare a correre in bici. Naturalmente, per
farle coraggio io le rispondevo sempre di sì, ma in realtà non sapevamo neppure
se sarebbe guarita, figuriamoci tornare a gareggiare dopo una malattia tanto
devastante...". Invece Sofia detta
"Pule" (diminutiva di puledrina) ce l'ha fatta e con la sua irriducibile
forza di volontà ha debellato la malattia. Poi la lenta ripresa, il ritorno a
scuola, all'istituto Giovanni Cena di Ivrea, e, adesso, questo nuovo debutto
agonistico che, comunque vada, costituisce di per se' una splendida vittoria.
«Vorrei condividere questo momento di grande gioia - dice Sofia - con
tutte le persone che mi sono state vicine durante la malattia: innanzitutto la
mia famiglia, certo, ma anche gli amici, i compagni di scuola, il mio direttore
sportivo Ugo Meloncin e le tante persone che nemmeno conoscevo ma che,
incoraggiandomi, mi hanno aiutato a combattere. Vorrei dedicare un pensiero
speciale a Marina Romoli, la ciclista marchigiana che a causa di un incidente in
allenamento da quattro anni vive su una sedia a rotelle. Le auguro con tutto il
cuore che un giorno possa tornare a camminare, ma lei non deve smettere mai,
nemmeno per un momento, di crederci. Perchè i sogni, a volte, si avverano».
Franco Bocca (La Stampa, edizione Torino)