RETROSCENA. La Grande Boucle di Scarponi

TOUR DE FRANCE | 29/07/2014 | 16:46
«Siamo a Leeds, vigilia del Tour. Sul palco della presentazione delle squadre,Vincenzo mi guarda e mi dice: “È la quarta volta che vengo a questa corsa: ho fatto diciottesimo, settimo, terzo... Questo lo vinco”. Ho pensato: ci siamo».

Michele Scarponi, marchigiano di Filottrano, 35 anni fra un paio di mesi, da quest’anno è uno dei fedelissimi di Nibali. Per il signore in giallo ha persino cambiato il suo status di ciclista: non più leader di squadre, più o meno importanti, ma aiutante maggiore. Con il signore in giallo adesso è salito sulla vetta del Tour. «Lo ammetto: non pensavo di esser così felice nel far vincere un altro», confessa.

In un gruppo multinazionale come la Astana, Scarponi non ha solo il compito di dare una mano in corsa al campione siculo: è anche quello che lo tiene su di corda fuori dalla corsa. Spiritoso, simpatico, sempre ottimista, lo scalatore marchigiano ha comunque trovato pane per i suoi denti: il giorno che è finito fuoristrada in discesa con una spettacolare capriola in discesa, dopo esser rientrato in gruppo Scarponi si è sentito chiedere da Nibali, che aveva visto tutto: «Dov’eri finito? Non è che per caso hai fatto un dritto?».

«Faccio fatica a raccontarvi uno come Vincenzo - si fa serio Scarponi, un Giro d’Italia e tanti piazzamenti in bacheca -. Sapevamo tutti che avrebbe potuto vincere il Tour, che lo facesse in questo modo però non lo immaginavamo. È una persona straordinariamente normale, lo accompagna sempre una calma che contagia chi gli sta attorno».

Attorno c’erano Scarponi e altri sette uomini arrivati a Parigi con la spia della riserva accesa. «Che voto mi do? Dico otto, ma vale per tutta la squadra» aggiunge Scarponi. Spiegando: «Vista da fuori forse non è sempre emerso, ma la fatica che abbiamo fatto è stata enorme: ci siamo spremuti tutti dal secondo giorno, qualcuno a dispetto degli acciacchi rimediati nelle cadute. Io sono soddisfatto del mio lavoro: sono stato determinante in un paio di occasioni, sono mancato solo a Chamrousse, quando Vincenzo ha vinto la sua terza tappa».

Sorride Scarponi, che passando sul traguardo dei Campi Elisi festeggia Nibali con una pacca sulla spalla, resta nascosto Giuseppe Martinelli, il direttore sportivo che questa soddisfazione l’ha provata anche sedici anni fa, quando guidava Pantani. Che resti nell’ombra non sorprende: “Martino” è uomo di poche parole e molti fatti. Sei Giri vinti con altrettanti atleti, adesso anche due Tour: nel suo genere, un fuoriclasse.

Stessa definizione che lui ha dato di Nibali un anno fa, quando ha iniziato a guidarlo, allungandosi fino a un termine riservato a pochi ciclisti: «È un fenomeno». Ci crede al punto che fra un anno potrebbe dare l’assalto a un altro traguardo già centrato, sempre con Pantani: la doppietta Giro-Tour.

«La gioia di questo Tour è assolutamente mia. Nel mio cuore, nella mia mente. In silenzio in mezzo al mondo. Capirò probabilmente il senso di quello che abbiamo fatto tra un po’. Dovrò metabolizzare. E voglio godermelo fino in fondo», dice Martinelli. Tirandosi fuori dal carro del vincitore, proprio lui che nelle tre settimane del meraviglioso viaggio dall’Inghilterra a Parigi, di quel carro è stato il superbo pilota.

Angelo Costa

da Il Resto del Carlino


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