PROFESSIONISTI | 01/07/2014 | 16:54 Sabato scorso, i corridori sono raggruppati sulla piazza di Malè, pronti a partire per il campionato italiano. Sono momenti perfetti per guardarli negli occhi e cercare di indovinare: molti sono tesi, concentrati, altri sembrano rilassati, parlano fra loro dei bambini, delle vacanze, quasi mai di ciclismo. C’è una regola infallibile: quelli che hai visto tranquilli li troverai davanti nell’ordine di arrivo, i più tesi sempre in fondo.
Sabato, dunque: stavo osservando Nibali senza che se ne accorgesse, per capire se sarebbe diventato il campione italiano. Vincenzo chiacchierava con quelli che aveva di fianco, scherzava, sorrideva. All’improvviso da dietro è arrivato Michele Scarponi: «Ti annoi, eh? Vorrà dire che ci penserà il Recoba del ciclismo a farti divertire oggi». E giù una bella risata. Tifoso interista, il corridore marchigiano si sente un Recoba, un genio intermittente capace di tutto. E non ha torto: sabato al Melinda ci ha fatto divertire sul serio, e già che c’era ha disegnato il successo di Vincenzo Nibali aprendo la strada alla prima vittoria stagionale del suo capitano. Se Nibali è il capitano, questo non vuol dire automaticamente che Scarponi sia il suo gregario. Anche perché ci sono corridori che non sono nati per fare i gregari. Semmai possono mettersi al servizio di un compagno se pensano che ne valga la pena, che se lo meriti, che sia giusto così. Michele è abbastanza intelligente e maturo per farlo. Lo ha fatto al Giro, dove era partito capitano, quando una brutta caduta Montecassino lo ha messo fuori classifica: invece di abbandonare, per altre dieci tappe ha tenuto duro, mettendosi al servizio di un ragazzo che non ha neanche ventiquattro anni. Fabio Aru, anche grazie all’esempio del suo compagno, è diventato la sorpresa del Giro e ha finito sul podio a Trieste.
Domani Scarponi volerà a Leeds, dove sabato scatterà il Tour de France, il vero obiettivo per l’Astana in questo 2014: questa volta il compito di Michele sarà scortare Nibali sulle salite all’inseguimento della maglia gialla. Senza per questo rinunciare alle sue ambizioni personali, ma sapendo esattamente quale sarà il suo ruolo in commedia.
A proposito, cosa va fare Scarponi al Tour? «Andiamo per giocarcelo. Vincenzo non è secondo a nessuno. Siamo tutti abbastanza sereni. Tesi, ma non troppo. Consapevoli che la posta in gioco è alta, mettiamola così».
E gli avversari sono fortissimi. «Certo, sono fortissimi. Magari qualcuno è più forte di Nibali in qualche caratteristica. Froome con la sua accelerazione agile, Contador con quello scatto bruciante. Ma io sono convinto che nel complesso Vincenzo sia più completo degli altri. E come inventiva è il numero uno».
Quindi Scarponi cosa ci va a fare al Tour? «Beh, se sommiamo la mia fantasia alla sua inventiva, in certi momenti possiamo sbancare. Magari riesco a dare a Vincenzo quella molla in più per fare una follia al momento giusto».
Come ai campionati italiani? A Fondo gli ha dato una bella prova di fedeltà. «Quando dopo la corsa sono andato nella tenda a salutarlo, la sua faccia mi ha ripagato di tutto. L’ho visto piangere come un bambino, stavo per commuovermi anch’io».
La vittoria gli mancava da troppo tempo. Ha detto che cominciava a innervosirsi. «E’ normale, vincere ti dà quella fiducia che ti serve. Puoi essere convinto di aver fatto tutto bene, di aver lavorato perfettamente, ma se non trovi una conferma ti vengono dei dubbi. Questa maglia ha cancellato tutto, e nessuno la meritava più di lui. E’ un successo che dà morale a lui, ma anche a me. Andiamo al Tour con fiducia, con una grande carica. L’ho detto: non poteva esserci un campione italiano migliore di Vincenzo».
Un pezzo di quella maglia è anche sua. «Sono veramente contento, Vincenzo ci teneva tanto, e alla fine era così orgoglioso. Nei giorni di ritiro a San Pellegrino abbiamo avuto modo di stare tanto assieme, abbiamo imparato a conoscerci meglio, a fidarci uno dell’altro».
E’ vero che quando lei lo chiamava per uscire in bici, Nibali tornava a letto? «Beh. Vincenzo è un tipo particolare».
Cioè? «Mettiamola così: quando si allena, si allena veramente; ma quando si riposa, si riposa veramente».
Come giudica la sua stagione finora? «Ho lavorato tanto, ho interpretato seriamente il mio ruolo. Era un anno particolare, perché venire all’Astana voleva dire accettare una sfida particolare. Con Nibali avevo sempre duellato negli anni, essere il suo compagno di squadra cambiava tutto. A trentaquattro anni volevo dimostrare di essere ancora all’altezza di una squadra importante, e volevo togliermi anche qualche soddisfazione. Purtroppo ci sono stati alcuni imprevisti».
Che cosa ricorda della caduta che ha rovinato il suo Giro d’Italia? «Sapevamo di quella rotonda pericolosa, tutti abbiamo cercato di prenderla davanti per non correre rischi. Io c’ero riuscito, ero forse nei primi dieci. Ma sono stato il terzo a cadere. Non ho neanche avuto il tempo di capire, andavo a 73-74 chilometri orari, e l’impatto è stato ancora più forte perché non mi sono protetto, sono caduto come un salame. Mi sono subito reso conto di essermi fatto davvero male. Ho fatto fatica a rialzarmi, mi facevano male il fianco e la schiena. Ho perso tempo poi però sono ripartito, sapevo soltanto che non potevo mollare».
Ha avuto paura? «No, non mi sono accorto di niente. Magari dopo ci ripensi, qualche volta la paura ti viene dopo. Ma noi corridori siamo così, siamo dei duri».
Poi però la sera in albergo si è guardato allo specchio. «Mi ero tutto gonfiato, l’ematoma era bruttissimo. Poi è peggiorato. La notte non potevo dormire, facevo fatica a respirare. Ma il peggio arrivava quando dovevo spingere sui pedali».
Poteva tornare a casa. Invece ha resistito altre 10 tappe, e 12 giorni. «Speravo che nel giorno di riposo mi passasse tutto come per incanto. Invece mi sbagliavo. Ho resistito per la squadra, per Fabio Aru: sapevo che aveva bisogno di me. E’ giovanissimo, la mia esperienza poteva servirgli. E’ arrivato sul podio, magari con me avrebbe potuto fare anche meglio».
Ricorda il momento in cui ha lasciato il Giro? «Eravamo in Alto Adige, ci ho messo tutto il giorno a tornare a casa. Avevo male dappertutto, e mille dubbi. Sono andato ad Ancona da Peppe Antinori, il mio osteopata. Lui mi conosce bene, ma appena mi ha visto ha voluto che facessi una Tac, aveva paura che ci fosse qualcosa di rotto. Soltanto quando gli esami hanno escluso fratture, ha cominciato a lavorare sulla mia schiena. Il 7 giugno sono partito per Livigno con Anna e i gemelli. Io mi allenavo, e quando tornavo c’erano loro. Dopo un paio di giorni ho cominciato a sentirmi meglio».
E a ragionare in funzione Tour. «Adesso so di stare bene. E prima i giorni di ritiro con la squadra a San Pellegrino, poi il test su strada ai campionati italiani mi hanno convinto che ormai il peggio è passato. Certo, il Giro era il primo obiettivo della mia stagione, ma sono stato davvero felicissimo per Aru. E adesso ci sono altri traguardi da raggiungere».
Aru è il futuro? «Io l’ho conosciuto solo quest’anno praticamente, e devo dire che mi ha impressionato. Ha sorpreso anche me, anche noi. Sapevamo che era forte, ma così francamente non credevo, non adesso».
Dopo il Giro Aru ha ringraziato tutti i suoi compagni con un regalo speciale, molto prezioso. «A me il regalo l’aveva già fatto finendo sul podio. Ma quel gesto è stato un colpo di classe, mi ha lasciato senza parole».
Lasciare Scarponi senza parole è quasi più difficile che vincere a Montecampione. «Beh, anche sul Grappa ha fatto un gran numero... Quello che sa fare in bici ormai l’avete visto tutti. Quello che magari da fuori non si vede è che un ragazzo che rimane con i piedi ben saldi a terra, che si comporta come se non avesse fatto niente di speciale. E che riesce a farsi voler bene da tutti. Mi sembra un bell’inizio».
Martinelli ha detto che gli ricorda Pantani. «Una frase forte, impegnativa. A me Fabio sembra abbastanza unico nel suo genere. Fisicamente assomiglia parecchio a Nibali, in bici no. Vincenzo è più completo, anche più generoso. Aru è diverso da tutti».
Mancano poche ore alla partenza. Come le passerà? «Quando non vado in bici, sto con i miei bambini. Mi mancano troppo quando sono via. Anzi, adesso basta con le domande. Devo andare da loro, gli ho promesso che giochiamo fino a sera».
Al Tour non verranno? «Per ora non è previsto. Ma non si può programmare tutto. E’ come in corsa: vedremo strada facendo».
da «Il Corriere dello Sport» del 1 luglio 2014 a firma Alessandra Giardini
Ottima prova di Scarponi al campionato italiano. Veramente impressionante. Mi ha in verità impressionato un po' meno Nibali che non è riuscito a staccare il pur strabiliante Formolo. Speriamo che in questi giorni Vincenzo sia riuscito a metabolizzare bene il lavoro svolto in altura, perché se non stacca Formolo (ripeto a scanso di equivoci: bravissimo e meritevole) tantomeno staccherà quei due... Forza Vincenzo, forza Michele! Mi auguro di vedere un bel Tour.
Foxmulder,
1 luglio 2014 19:07Fra74
a quanto mi risulta, DAVIDE FORMOLO non fa uso di spruzzi di puff-puff!!! A parte la battuta, è solo una semplice provocazione, condivido il Tuo assunto, ma permettimi di esprimere due considerazioni: la prima, sarebbe interessante valutare, ora come ora, DAVIDE FORMOLO a confronto in qualche tappa con questi CAMPIONI sulle strade del TOUR, da quanto fatto vedere sabato, potrebbe non sfigurare affatto. La seconda, io mi auguro per il Bene del CICLISMO che, al di là del risultato di questo TOUR, possiamo,apprezzare VINCENZO NIBALI per ciò che rappresenta a livello di IMMAGINE, ovvero un CICLISTA GENUINO, PULITO che non ha alcun scheletro nell'armadio; ciò sarebbe tanto e rappresenterebbe la VITTORIA PIU' GRANDE per IL CICLISMO ITALIANO: ripeto, ora come ora, VINCENZO NIBALI è l'UNICO NOSTRO AMBASCIATORE, CREDIBILE E SPENDIBILE, DEL CICLISMO NOSTRANO.
Francesco Conti-Jesi (AN).
1 luglio 2014 19:31foxmulder
Francesco, parliamo la stessa lingua. La mia era una preoccupazione da genuino tifoso di Vincenzo, che nulla voleva togliere all'ottimo Formolo. Certo che quello che si è visto al Delfinato, puff a parte, preoccupa un po'. Personalmente da tifoso mi piacerebbe vedere un'alleanza di strada tra Vincenzo e Contador per fare fuori l'inglese, e poi vinca il migliore... Vedremo.
mia impressione
1 luglio 2014 22:14fedaia66
e' che Froome, per non esser riuscito a staccare Contador nel primo arrivo in salita al Delfinato,nonostante la mezza dozzina di violenti cambi di ritmo,si sia spaventato un po'.quest'anno staccare il pistolero non sara' facile.e non vorrei(anzi,un po' si'-))) che quelle frullate, a fine tour, sia proprio lui a pagarle...
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