IL CASO. Segnalazioni differenti, risultati differenti

GIRO D'ITALIA | 16/05/2014 | 08:58
La caduta che ieri ha falcidiato il Giro d’Italia a 10 km da Cassino, qualche riflessione inevitabilmente la pone.
Quella rotonda non avrebbe dovuto avere la presenza di auto all’interno della sua parte sinistra, normalmente lasciata come linea di fuga anche quando, transitandola, fosse evidente che i corridori allungherebbero  il percorso perdendo  posizioni preziose. Problemi loro.
Ma una volta determinatesi la circostanza, che immaginiamo gli organizzatori se la siano trovata quando non c’era più tempo per modificarla, meglio si sarebbe potuto fare segnalando efficacemente la circostanza, ovvero indicando chiaramente ai corridori che quella rotonda poteva essere presa in sicurezza solo dal lato destro.
Infatti, il motociclista dell’organizzazione, fermatosi sul posto, ha fatto di tutto per evitare le prevedibili conseguenze e, con molto scrupolo, dopo essere sceso dalla moto, si posizionava a bordo strada, vicino all’innesto della rotonda, cercando di segnalare il pericolo.
Esattamente come dicono le norme recentemente approvate dal Consiglio Federale, di evidente ispirazione RCS, e che altri addetti invece contestano ritenendole inadeguate.
In quel caso infatti, il volontario avrebbe dovuto posizionarsi non di lato alla sede stradale, ma proprio sulla  corsia, per chiuderne l’accesso sbagliato alla rotonda e con la bandiera triangolare gialla, ovvero con la sua punta, indicare ai corridori la direzione da prendere obbligatoriamente.
Così come si fa in quasi tutte le altri parti del mondo, ma che in Italia, a quanto pare, non sarà più possibile dal prossimo anno.
Morale: abbiamo visto un motociclista generoso, operare con scrupolo, a cui però è stato chiesto di  applicare un criterio che non è servito a niente. Perché se si alza tutte le volte una bandiera rossa lasciando che solo dopo i corridori capiscano di quale pericolo si tratti, i risultati saranno molto deboli.
Poi ci sono  fattori di casualità e di sfortuna, che consigliano a tutti di non “ricamare” o di fare i saputelli sulle disavventure degli altri, sapendo che certe cose sono sempre in agguato, anche per i migliori organizzatori. E l’RCS è il migliore organizzatore.
Ma rimanendo al tema della sicurezza data dalle segnalazioni, se la FCI vorrà insistere sulle scelte fatte dal proprio Consiglio Federale e della propria CNDCS, non accettando anche la convivenza con le modalità usate fino ad oggi dalla stragrande maggioranza dei gruppi di moto staffette italiani e dagli organizzatori internazionali, beh, allora qualche considerazione sarà bene incomincino a farla anche i corridori, perché ieri, sull’asfalto, si è vista più pelle umana che catrame.

Silvano Antonelli (G.S. Progetti Scorta) e Giorgio Macente (Motostaffetta Selle Italia)
da progettiscorta.it
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COMMENTI
17 maggio 2014 13:36 lluca
Non capisco, o meglio non mi và di capire quel "norme di ispirazione RCS"; come a voler dire io sono il più forte e quindi comando io. Al di là di RCS o FCI, riterrei opportuno uniformarsi dalla categoria esordienti ai prof.

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