Se sei Petacchi e hai vinto quasi duecento
sprint, il Giro potresti anche godertelo sulla sedia a dondolo. E
invece no: a 40 anni, è ancora lì, a fare a sportellate con chi di anni
ne ha la metà. Si pensava di vederlo in azione già a Belfast, perchè gli
sarebbe piaciuto fare un regalo al figlio che compie gli anni proprio
oggi: vista la pioggia, dev’essersi fermato a comprarglielo mentre i
colleghi velocisti andavano a giocarsi la vittoria.
Con quella
faccia un po’ così che ha solo lui quando si guarda intorno (non a caso
40, nella Smorfia napoletana, indica la noia), Petacchi ripete in Giro
di non essere più interessato alle volate, ma c’è da credere che dentro
di sè un progettino lo coltivi: trasformarsi da Ale Jet in Nonno Jet.
L’età non la sente, ma gli sta creando una piccola crisi d’identità:
quando qualcuno lo saluta dicendogli «Quaranta» per rendere omaggio alla
sua longevità, replica convinto: «No, quel velocista non corre più: io sono Petacchi».
C’era una volta Alessandro Magno, quello che duellava con il suo esatto contrario: Mario Cipollini.
Pacato l’uno quanto eccessivo l’altro, riservato l’uno quanto
personaggio l’altro, gentiluomo l’uno quanto spavaldo l’altro. E anche
quando qualcosa sembra avvicinarli, riescono a essere diversi: Petacchi
non rinuncerebbe mai agli gnocchi, Cipollini dello stesso piatto ha
sempre preferito la versione femminile. E dire che, se adesso Ale Jet ha
cambiato vita, non è solo per aver raggiunto l’età giusta, ma per colpa
di una donna: si chiama Peta ed è la moglie di Cavendish. A forza di
nominarla, il baronetto inglese si è fatto venir l’idea di ingaggiare
l’ex rivale: adesso, dentro e fuori dalle corse, potrà sempre avere Peta
accanto.
Così Petacchi, dopo una carriera con una squadra al suo
servizio, ha ribaltato i ruoli e si è messo lui a disposizione:
dall’alfa all’Omega Quick Step.«Sono qui per aiutare il Cav», ripete da un anno, mettendo ai meno esperti di ciclismo il sospetto che abbia improvvisamente deciso di buttarsi in politica. «Sono qui per aiutare Uran»,
racconta adesso al Giro, dove l’hanno già sentito dire anche di essersi
presentato per aiutare Bramati a fare gruppo, il meccanico a tenere in
ordine il camion officina e i camerieri dell’albergo a riassettare i
letti. Chissà che a trasmettergli questo spirito domestico non sia stata
l’allegra fattoria che si è costruito in casa, fin dai tempi in cui il
suo dirimpettaio Cipollini cercava di metter su uno zoo safari in
cortile, con tanto di bestie feroci: seguendo la sua indole, Petacchi si
è accontentato di animaletti più mansueti e oggi conta 22 cani, 5
gatti, 4 tartarughe, 2 volpi, 1 pappagallo, 1 riccio, 2 criceti e 3
canarini. Fanno quaranta: per questo, quando ripete «non mi pesano», non
si capisce se si riferisca agli anni o agli animali.
La frase del giorno. «Non perdetevi lo speciale sull’intreccio fra Guglielmo Marconi, Belfast e il Titanic» (Giovanni Scaramuzzino, inviato di Radiorai, ha un modo tutto suo di fare propaganda al Giro).
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