Faresin: il segreto della Zalf è nella forza del gruppo

DILETTANTI | 21/08/2013 | 13:06
Di stagioni come questa, in diciassette anni da professionista, Gianni Faresin ne ha vissute molte. Annate in cui tutto quello che la tua squadra tocca diventa d'oro, nelle quali le vittorie non mancano e i trionfi arrivano a ripetizione.

Eppure, in questo momento, nel quale la sua Zalf Euromobil Desirèe Fior ha appena sfondato il tetto delle quaranta vittorie stagionali, i risultati sembrano essere l'ultimo dei suoi pensieri. Mentre pedala non parla di record da battere o di collezioni di medaglie d'oro “Domani mattina ore 9 al solito posto, portate i panini che andiamo a fare distanza” saluta così i suoi ragazzi al termine dell'allenamento giornaliero, affrontato rigorosamente in bicicletta al fianco di quel gruppo fantastico che tutta l'Italia ciclistica gli invidia “Stiamo attraversando un buon momento, i ragazzi hanno chiuso la prima parte di stagione in condizione e hanno sfruttato al meglio il periodo di recupero in montagna per cui hanno ancora tante energie da spendere e, soprattutto il morale alle stelle”.

A leggere gli ordini d'arrivo del mese di agosto sembra essere stato tutto facile per la Zalf Euromobil Desirèe Fior che ha collezionato ben cinque vittorie nelle ultime due settimane “Non ci siamo dimenticati da dove arriviamo. Lo scorso anno abbiamo faticato, alcuni giovani hanno pagato il salto di categoria, ma già negli ultimi mesi del 2012 si era visto un miglioramento. In questo 2013 diversi atleti possono contare su di un anno di esperienza in più, poi abbiamo fatto qualche innesto azzeccato e anche i ragazzi del primo anno sono andati oltre le aspettative”.

Alla Zalf si insegna anche questo, a superare i momenti difficili mantenendo sempre fisso il proprio obiettivo “Grazie al sostegno dei nostri sponsor, con le famiglie Lucchetta e Fior in prima fila, possiamo lavorare con tranquillità, per la crescita graduale dei nostri atleti. Qui l'obiettivo è formare degli uomini, trasmettere loro cos'è il mestiere del ciclista, insegnare a gestirsi in allenamento, per prepararli ad affrontare il salto verso il professionismo. La missione della Zalf è sempre stata questa, le vittorie sono una conseguenza di tutto questo lavoro” ci tiene a precisare Gianni Faresin che guida l'ammiraglia del sodalizio trevigiano insieme a due decani del calibro di Luciano Rui e Luciano Camillo “Il segreto di tutto è la forza del gruppo. Quest'anno siamo partiti con il piede giusto, tutti i ragazzi hanno trovato spazio e sono riusciti ad esprimersi al meglio”.

Non è un caso se due terzi (14 su 21 atleti) della rosa hanno già alzato le braccia al cielo “Si, è una squadra che si allena volentieri e vive bene insieme. In tutto questo sono stati preziosi gli atleti più maturi, ed in particolare Gianluca Leonardi che dopo aver superato gli infortuni dello scorso anno è diventato una pedina fondamentale. In allenamento è sempre d'esempio e in corsa fa da direttore sportivo in gruppo”.

Faresin, in queste settimane si parla di formazioni continental, non le viene la tentazione di prendere questo gruppo e di portarlo tra i professionisti?

“Sono atleti che hanno talento, lo hanno dimostrato e meritano di approdare al professionismo. Ma hanno bisogno di crescere in maniera graduale, sarebbe rischioso trasportare questo gruppo tra i professionisti: le pressioni che si troverebbero ad affrontare potrebbero essere troppo grandi. Poi devo essere sincero: ho visto il progetto delle continental italiane e non mi entusiasma. Ho corso tra i professionisti e credo che queste squadre non diano alcuna garanzia ai ragazzi né dal punto di vista economico né da quello sportivo: le continental così concepite sono solo dei team dilettantistici che avranno la possibilità di fare alcune corse con i professionisti. Io credo che in Italia abbiamo una buona tradizione dilettantistica che, nonostante ci penalizzi negli appuntamenti riservati alla nazionale, continua a sfornare degli ottimi talenti. Azzerare questo movimento p er adeguarci a quanto fanno all'estero, dove vivono delle realtà molto diverse con numeri molto più limitati, credo non sia giusto. Un ragazzo di 19 anni, fatta eccezione per alcuni fuoriclasse, ha bisogno di maturare e lo può fare solo in gare con un chilometraggio limitato e a dei ritmi da dilettante. Buttarlo subito nella mischia può anche dare dei frutti ma poi gli sforzi si pagano e in questo senso gli esempi si sprecano” fa una pausa Faresin, prende fiato, ripensa ai suoi trascorsi da dilettante con la maglia della Zalf “Questa squadra ha nel proprio DNA la capacità di scovare i talenti nelle categorie giovanili e di farli crescere in maniera graduale. Ha sempre funzionato e sta funzionando tutt'ora: perchè dovremmo cambiare?”

Parla da direttore sportivo navigato l'ex professionista di Marostica (Vi) ma anche da padre di due ragazzi, Bruno Nicolò e Francesco Edoardo, che stanno crescendo a colpi di pedale “Da papà e da ex professionista sono felice che abbiano deciso di coltivare questa passione per la bicicletta ma per il momento è e resta un divertimento. Un modo per imparare che la vita non ti regala niente, che ogni traguardo richiede sacrificio per essere conquistato. Li seguo volentieri, ogni tanto do loro qualche consiglio e insieme a loro sto riscoprendo le categorie minori. Ho visto tanti bambini e ragazzi che hanno voglia di pedalare e questo è un buon segno, significa che il nostro movimento è vivo e che il ciclismo ha ancora un futuro. Ho notato, però, che c'è anche un po' troppa esasperazione che rovina l'ambiente. Alcuni genitori e alcuni dirigenti voglion o scimmiottare i professionisti, ogni tanto dovrebbero ricordarsi che stanno parlando a dei ragazzi”.

Ragazzi come lo sono stati Gianluca Brambilla, Daniel Oss, Simone Ponzi, Marco Canola, Sacha Modolo, Stefano Agostini, Sonny Colbrelli ed Enrico Battaglin, per citare solo alcuni degli atleti cresciuti alla Zalf negli ultimi anni anche grazie all'esperienza di Gianni Faresin “Hanno avuto la tenacia e la grinta necessarie per raggiungere il loro sogno: è bello vedere che ci sono riusciti. La più bella emozione quest'anno me l'ha regalata Enrico Battaglin: in carriera non avevo mai vinto una tappa al Giro, lui ce l'ha fatta ed è stato bellissimo”. Come dire, a volte, l'alunno supera il maestro.
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