PENSIAMO AGLI UOMINI

TUTTOBICI | 21/06/2013 | 11:51
PENSIAMO AGLI UOMINI. A Danilo Di Luca dedico poche righe: queste. Più qualche battuta nel borsino del mese, dove c’è il condensato della sue parole e anche della sua stupidità. Poche righe per ribadire un concetto semplice ed elementare, dopo che il “killer” ha rischiato davvero di uccidere il Giro di Nibali, ma anche di tutti quelli che questa corsa l’hanno animata, onorata e supportata. Molti, in maniera precipitosa, si sono spesi con parole cariche di retorica e pietas: adesso pensiamo all’uomo. Concetto che può valere e vale per tutti, anche per i più truci delinquenti. Umanamente mi dispiace che Danilo si sia nuovamente fatto del male, ma visto e considerato che la sua azione non è stata solo autolesionistica ma riguarda un ambiente, uno sport, altri corridori e altri sponsor, non possiamo chiuderla così facilmente. A quelli che dicono con straziante e secondo me fasulla sincerità “pensiamo all’uomo”, io rispondo “pensiamo agli uomini”. A quelli che grazie al genio di Spoltore ora rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro. È già accaduto con Riccò. Grazie al modenese, la Saunier Duval ha chiuso baracca e in molti sono rimasti a spasso. È mai possibile che a questi non si pensi mai? È mai possibile che ci si debba sempre preoccupare di questi poveri cocchi e mai di quegli onesti lavoratori - meccanici, massaggiatori, autisti etc - che pagano colpe non loro? Pensiamo sì all’uomo, ma prima agli uomini.

RESTERA’ NIBALI. È stato un gran bel Giro. Lo dico io, ma lo dicono anche i numeri delle tivù, dei siti, dei vari social che hanno rilanciato la corsa rosa. Lo dicono gli appassionati, che si sono riversati come da tempo non si vedeva sulle strade. Lo dicono gli organizzatori e i loro sponsor, che hanno fatto sicuramente un buon investimento. Lo dice Michele Acquarone, il grande capo di tutta la struttura rosa, che ha il grande merito di dare merito a tutto il suo staff (ad incominciare da Mauro Vegni, il direttore operativo del Giro, quello dei percorsi, quello che pensa e disegna, quello che tratta e taglia se c’è da tagliare), senza passare per “faso tuto mi”. Acquarone ha anche il grande merito di avere un progetto, che è quello dell’internazionalità, sia agonistico (merito di Vegni e Allocchio) che mediatico (merito di Acquarone stesso, Marco Gobbi Pansana e Matteo Pastore). Insomma, tutto è perfettibile, tutto è migliorabile, ma quello che è evidente è che c’è un disegno. Prima solo abbozzato e ora un po’ più evidente e ben definito: va ultimato.
È una squadra dalla quale - per la prima volta nella storia del Giro - emerge chiaramente la squadra. Non c’è più un uomo solo al comando, ma un responsabile (Acquarone), che si avvale di uomini, esperienze e professionalità. Detto come va detto, Mauro Vegni ora emerge per quello che è: il responsabile tecnico del Giro. Acquarone è bravo nel momento in cui si attornia di professionalità e competenze.
Questo per dare a Cesare quel che è di Cesare e non solo. Questo per dire che c’è anche chi a questo Giro ha mosso più di una critica. Angelo Zomegnan, direttore del Giro per anni, firma storica della Gazzetta (è arrivato a ricoprire la vice direzione) e oggi anima dei Mondiali di Firenze, qualche giorno dopo la corsa rosa ha lanciato un sondaggio sul suo social. Scrive:
«Con Wiggins e Hesjedal che se la sono data a gambe, Nibali - di per sè fortissimo e legittimo proprietario della sfida, e dunque onore al merito - si è trovato la via verso il trionfo agevolata. Quel che mi interessa è conoscere i vostri pareri per quello che il tempaccio ha provocato su un Giro d’Italia che:
- ha spianato 5 passi di 1^ categoria, 2 di 2^ e la Cima Coppi (Stelvio);
- ha cancellato il Sestriere (e fingiamo pure che il Moncenisio sia stato scalato...);
- ha perso un tappone intero e mutilato quello che sarebbe stato determinante;
- ha perso 131,1 km di salita pura degli annunciati 433,1 (vale a dire -32%);
- ha rinunciato a 8.476 metri di dislivello sui complessivi 25.922 (-30,5%);
- etc.
In altre parole: che cosa rimarrà nella mente della gente del Giro d’Italia 2013?
».

Al momento di scrivere non so quale sia il responso di questo sondaggio, ma io penso che restino diverse cose e tutte molto importanti. Intanto il rispetto per i corridori, che qualche bufera di neve si sono risparmiati ma che altre hanno avuto la forza e il coraggio di affrontare e la gente l’ha apprezzato molto. Restano le immagini del Galibier e delle Tre Cime di Lavaredo. Resta un grande vincitore, che in pratica il suo Giro l’ha vinto a tutti gli effetti a Saltara, mettendo la maglia rosa davanti a Wiggins, Hesjedal, Evans e Scarponi. Resteranno gli appassionati che in gran numero hanno seguito in tivù, sulle strade, alla radio, sui giornali e sui social il racconto rosa. Resterà Vincenzo Nibali. E per me è più che sufficiente.

di Pier Augusto Stagi, editoriale da tuttoBICI di giugno

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COMMENTI
Dott. Stagi,
21 giugno 2013 13:11 Fra74
mi scusi, condividendo quello che Lei scrive sopratutto su DI LUCA, ma questo Suo ragionamento lo ha fatto in passato anche per i vari BASSO, PELLIZOTTI, CONTADOR, SELLA, REBELLIN, etc..etc..oppure vale solo per quelli che sono stati RECIDIVI?!? Grazie della Sua non risposta a chiarimento. Nella Vita, e sopratutto nello sport, secondo me ci vuole, per carità, il DIRITTO DI CRITICA, ma pure l'obiettività di UNFORMITA' nei vari giudizi sportivi, sopratutto in merito al fattore-doping!
Francesco Conti-Jesi (AN).

Il ciclismo non è aridi numeri
21 giugno 2013 18:01 Bartoli64
Egregio Direttore,
forse sbaglio a pensarla così, eppure, leggendo questo Suo articolo ricco di percentuali calcolate al decimale (ma che lasciano il tempo che trovano) mi sembra di trovarmi di fronte ad una provocazione giornalistica di livello alquanto bassino.

Cosa c’azzeccava lo scrivere che si è perso il 32% del chilometraggio previsto in salita o il 30,5% del dislivello totale?

Perché non sottolineare, invece, che l’ultima edizione del Giro è stata flagellata da condizioni meteo al limite dell’umana sopportazione?
Io credo che questo già basti per annullare qualsiasi disquisizione percentualistica come quella che Lei oggi ci sta propinando.

Al Giro, peraltro, c’erano giornalisti che seguono la corsa da un quarto di secolo (e anche di più,) e che hanno dichiarato senza mezzi termini di non aver mai assistito un’edizione della corsa rosa così avversata dal maltempo...

Lei che dice Direttore, che “percentuale di difficoltà” in più (al di là dei dislivelli e dei km. di salita) si potrebbe dunque dare alla circostanza?
Mi sa che con qualsiasi calcolatrice Lei possa lavorare, non arriverà comunque a trovare un risultato che possa dare almeno l’idea di cosa i corridori hanno dovuto comunque sopportare.

Per quel che riguarda il vincitore e i suoi avversari, ho visto da una parte un uomo che del coraggio, della determinazione, dell’inventiva e della sua stessa forza ha fatto le armi vincenti con le quali si è aggiudicato la mitica Maglia Rosa, dall’altro blasonati pretendenti alla vittoria che, sia pur supportati da preparazioni scientifiche che fanno del raffronto continuo con i numeri la loro ragion d’essere, sono letteralmente naufragati di fronte a quella che è l’essenza stessa di uno sport come il ciclismo... molto più simile alla vita ed alle sue tante difficoltà che non ai numeri.

Cordialmente.

Bartoli64

leggere bene, please
21 giugno 2013 18:41 excalibur
bartoli, ma ti sei accorto che i numeri a cui ti riferisci li ha dati zomegnan e non stagi? ma ti sei accorto che erano citati con evidente ironia e che stagi la pensa come noi sul giro? ma ti sei accorto come finisce l'articolo? leggere bene, please.

Caro Bartoli64
21 giugno 2013 18:51 Fra74
..ma le percentuali sono relative ad un articolo di Angelo Zomengnan, non del Dott. Stagi, per la precisione...
Francesco Conti-Jesi (AN).

Chiedo scusa per l'erronea interpretazione
21 giugno 2013 19:35 Bartoli64
Chiedo scusa (specialmente al Dr. Stagi), ma leggendo l’articolo di corsa non mi sono accorto che quelle erano le parole di Zomegnan, e la cosa mi ha infervorato facendomi perdere di vista il commento finale…

Restano valide tutte le altre considerazioni che ho fatto, a maggior ragione perché derivanti non da una provocazione giornalistica (come avevo erroneamente interpretato), ma dal tipico modo di far vedere ed esporre le cose con il classico “quando c’ero io”.

Una buona serata a tutti!

Bartoli64

P.S. Però, ha visto Direttore? Quando il Bartoli64 sbaglia (e comunque non ha nessuna difficoltà ad ammetterlo), non manca mai chi lo fa rilevare (aumentando così anche il numero dei post).

Ha ragione Zomegnan
21 giugno 2013 23:12 pickett
Di vere tappe di montagna ne é stata disputata una sola,in Friuli.Tutte le altre tappe di montagna sono state annullate o ridotte a semitappe dal modesto dislivello.E ha fatto bene Zomegnan a sottolineare la vergogna della ingiustificata neutralizzazione del Moncenisio,che ci ha fatto tornare ai "bei tempi" di Mario Cipollini,tempi che speravo appartenessero per sempre al passato.Se poi gli sponsors scappano e le squadre chiudono,non si versino lacrime di coccodrillo.Vero Pozzato?

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