Scusate se parliamo di noi. Ma non si può fare a meno di sottolineare la presenza al Giro di un collega speciale: il giornalista pompiere. È il più bravo a smosciare tutto: al minimo accenno di polemica o di un tema interessante, interviene lui e dice «Non credo sia così». Il suo habitat è il Processo alla tappa, congrega che si dedica ai ricordi perché guardare la realtà richiede troppo impegno. Meglio dare spazio ai filmati in bianco e nero e alle accorate rievocazioni di disgrazie: sono così girati all’indietro che sull’auto non montano neppure gli specchietti retrovisori.
Di giornalisti di questo tipo se ne vedono tanti in Giro: quando arrivano, vanno sul palco Rai il giorno stesso, raffreddano il dibattito e se ne tornano a casa. Intervengono con grande sicurezza su ogni argomento che non hanno mai affrontato, dicendo ciò che fa comodo non approfondire: a loro e soprattutto a chi li chiama.
Hanno una parola sola: «Non credo sia così». Nella tappa del Galibier si scatena la bufera, nel gruppo prima che nel meteo: succede quando alcuni anziani del gruppo impediscono ai più giovani di andare in fuga. Volano spintoni e insulti (‘mafioso’ il più ricorrente), seguono articoli e dibattiti su giornali e web: niente di più invitante per il giornalista pompiere. Che arriva e dice: «Non credo proprio che ci siano state minacce». Linea alla regìa, pubblicità.
Ormai è un rito talmente consolidato da esser diventato tradizione, come il bacio della miss e le carezze della De Stefano ai ciclisti che vanno al Processo. Un anno, salendo sull’Etna, ci fu chi vide alcuni corridori attaccarsi alle ammiraglie: prontamente, arrivò il giornalista pompiere. «Non credo sia così». Aveva ragione: il giorno stesso saltarono fuori le foto di Chicchi e colleghi trainati da una vettura. Un altro anno, saltò fuori la storia di un motorino nascosto dentro il telaio della bici. Prontamente, sbucò il giornalista pompiere, con tanto di meccanico pompiere al fianco: «Non credo che sia così». Avevano ragione: da giorni circolavano interviste a chi stava realizzando bici motorizzate. E un altro anno ancora, in diretta tv, a Mazzoleni che stava correndo per il podio al Giro nonostante su di lui pendesse un’inchiesta, un giornalista pompiere prontamente disse: «Non credo che sia così. Sono voci che non hanno fondamento». Aveva ragione lui: al termine di quel Giro, Mazzoleni beccò due anni di squalifica.
La frase del giorno.«Colombiani di tutte le squadre, unitevi». (Fabio Parra, ex ciclista e ora sosia del direttore di corsa Allocchio, pensa che il Giro sia una corsa per Nazionali).
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