Inossidabile Belkov

FIGURE E FIGURINE | 16/05/2013 | 16:01
di Angelo Costa      .


Quando tuona e piove, dal gruppo schizza come una saetta Maxim Belkov. Ormai è un rituale, come l’intervista all’ospite ignoto o all’ultimo arrivato sul palco Rai: appena il cielo scarica la sua rabbia, il russo scarica potenza sui pedali. E’ come quei piloti di Formula uno che sul bagnato danno il meglio di se stessi: al primo temporale, diventano irresistibili. Perché sono quelli che meglio degli altri resistono alle intemperie: laddove gli altri affondano, loro sanno sempre come restare a galla.

Belkov è l’ideale in un Giro così fradicio: purtroppo, un Giro così fradicio non è l’ideale per Belkov. Se è vero che gli tocca andare in fuga ogni volta che piove, lo aspettano giorni di straordinaria fatica. Colpa sua: avendo fatto centro al primo tentativo nel diluvio di Firenze, ogni volta che il clima peggiora i compagni cominciano a guardare lui. Non c’è bisogno di chiedere: ormai basta uno sguardo. Al cielo, ovviamente. E dire che l’avevano presentato come un cronoman: in effetti, ogni volta che piove per lui è una prova contro il tempo. E’ talmente ossessionato che comincia a odiare chiunque gli ricordi la situazione del clima o una previsione: in albergo gli saltano puntualmente i nervi quando incontra il compagno Brutt. Per riprendersi, può solo mettersi davanti allo specchio: è l’unico modo per vedere se il meteo volge al Belkov.

Doveva aspettarselo: fin dalle visite mediche, prima del Giro, gli avevano consigliato tanta acqua naturale. Pensava di dover evitare quella gassata: non aveva inteso bene. Né aveva capito perché, il giorno in cui meccanici gli hanno consegnato la bici, soltanto la sua avesse i tergicristalli. Per non parlar del materiale tecnico: oltre al triplo delle mantelline rispetto ai compagni, ha trovato anche un paio di remi e le pinne. «Tranquillo, ti daremo pure gli occhiali», gli ha detto il team manager, prima di fornirgli maschera e boccaglio.

A Belkov non è rimasto che adattarsi a questo clima: «Se sono sopravvissuto a cinque anni con Scinto, sopravviverò anche a questo», ripete a se stesso. Per prepararsi al suo destino, non trascura alcun dettaglio: al mattino, prima di lasciar l’albergo, fa una doccia di mezz’ora, vestito. E quando transita davanti agli autolavaggi, gira due o tre volte fra le spazzole. Ormai è così calato nel ruolo che alla Katusha guardano preoccupati all’eventuale ritorno del beltempo: temono che Belkov possa sentirsi un pesce fuor d’acqua.
 
La frase del giorno. «Si vede proprio che in gruppo mancano gli sceriffi». (Silvio Martinello, opinionista Rai, continua a ritenere il ciclismo una sorta di far west).

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