Wiggo, meglio di chi lo racconta

ATTACCHI & CONTRATTACCHI | 15/05/2013 | 18:18
di Cristiano Gatti    .  


Sconcerto e sgomento in sala stampa: Wiggins parla. Tranquillamente, sul traguardo del Vajont. Spiega che soffre un po’ per il raffreddore, dice che il Giro è difficile, ma che anche il Tour è molto difficile se lo corri col raffreddore.

Adesso per tanti colleghi si crea un problema enorme: è dalla partenza di Napoli che dipingono Wiggins come Sua Antipatia, come il signore di tutti gli spocchiosi, come il principe dei superbi. Ci hanno spiegato e gli hanno spiegato che così non si fa, che un personaggio pubblico ha dei doveri precisi col pubblico, che li ha soprattutto lui, leader di una squadra televisiva, cioè di comunicazione pura.

Adesso questo parla tranquillamente sul traguardo, in diretta Rai, come tutti gli altri, e l’odioso personaggio va in frantumi. Ma chi è, davvero, Wiggins? E’ il fetentissimo borioso che ci dipingono gli Inguardabili del Processo, magari solo perché non sale a fare bacini bacini con la Zia, o è il tranquillo mister inglese che alla partenza di Cosenza ho visto voltare la bici e andare lungo le transenne, per fare foto con le famiglie che lo chiamavano? Chi è, davvero, Wiggins?

I maestrini del bon ton, che giudicano le persone in base al grado di ruffianeria e servilismo a loro stessi riservati, continueranno a dipingerlo come l’inglese sprezzante e insensibile. Purtroppo, c’è una colpa imperdonabile: Wiggins proprio non capisce che ha un dovere pubblico, il dovere di sdraiarsi a zerbino di fronte ai signori del giornalismo.

Per quanto mi riguarda, non mi importa granchè se Wiggins sia simpatico o antipatico. E’ un problema di sua moglie, dopo tutto. Però trovo veramente vile – e questo sì spocchioso – mettergli addosso queste brutte etichette soltanto perché non si presta ai giochi del circo equestre mediatico. Ne faccio parte, non mi nascondo. Ma non per questo devo condividerne tutti i tic e le nevrosi.

Per me, Wiggins resta un grande ciclista e un rispettabile ragazzo d’Inghilterra che ha scelto di vivere, di muoversi, di comunicare come meglio crede. Se in un particolare giorno o in un particolare momento non gradisce il microfono sotto al naso, fa benissimo ad allontanarlo, anche in malomodo, se il microfono non la capisce da solo. Quando è il momento di parlare lo decide lui, liberamente e tranquillamente.

Certo noi italiani fatichiamo a capirlo: noi siamo il popolo che ormai vive da suddito della televisione, come dimostrano tanti connazionali entusiasti di mettersi a favore di telecamera, con i lutti dentro casa, subito dopo cataclismi e tragedie. Chiaro che un tizio riservato e chiuso come Wiggins, padrone del suo tempo e delle sue parole, della sua personalità e della sua vita, sia molto difficile da accettare. Io però lo rispetto, anche se difendere Wiggins di questi tempi è scomodo e rischioso. Ma poco mi importa. Per quanto mi riguarda resta liberissimo - lui come tutti gli altri - di parlare quando, come, con chi gli pare. E se difende strenuamente questa libertà, senza calcolare convenienze e conseguenze, lo rispetto ancora di più. Non ce ne sono molti come lui, da queste parti.

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COMMENTI
musica
15 maggio 2013 21:58 giardi
...per le mie orecchie! Ed aggiungo che anche di Gatti non ce ne sono molti da queste parti.
Davide Giolitto, Rimini.

Mah
16 maggio 2013 09:17 Ruggero
Considero Gatti il numero 1, dice sempre quello che pensa.
Purtroppo penso non leggerà mai questo mio intervento perchè avrei tanto voluto un suo parere (anche con una mail privata).
In un momento in cui il ciclismo rischia il tracollo (lasciamo perdere il pubblico del giro che si corre una volta sola all'anno per il rsto deserto assoluto), volevo sapere cosa ne pensa di quelle squadre che ingaggiano ancora quei corridori che hanno contribuito con anni e anni di porcherie, processi,inchieste e squallidume vario a portarci a questo punto.

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