Il greco dimenticato

FIGURE E FIGURINE | 04/05/2013 | 17:35
di Angelo Costa.
C’è un greco in Giro ma nessuno ne parla. E’ il primo ellenico al via della corsa rosa, ma non conta: sulla bocca di tutti c’è soltanto il primo cinese. Un metro di valutazione che sembra figlio della valuta: è noto che la ‘moneta del popolo’ conti più del magrissimo euro di Atene. E infatti: mentre il suo collega debuttante è seguito in Italia da una troupe di nove giornalisti tv ed è già diventato un idolo per il popolo asiatico, Ioannis Tamouridis sbarca in Italia da solo e non se lo fila nessuno, compresi i suoi connazionali. In pratica, è trattato con la stessa moneta del suo Paese: già prima dell’apertura delle quotazioni, parte svalutato.  
Colpa sua: non è che in carriera Tamouridis abbia fatto tanto per guadagnarsi la ribalta internazionale. Vi si affaccia adesso, alla soglia dei 33 anni, che anche dalle sue parti comincia ad essere un’età arcaica, per non dire corinzia. Viene da tanta gavetta come pistard e da quattro stagioni su strada nelle quali ha fatto collezione di campionati nazionali: nel ciclismo che conta, è come vincere l’albero della cuccagna alla sagra del paese. Ha vinto anche parecchie gare, dal sapore ricco di storia: quella antica, non quella della bici. Nel suo curriculum ci sono infatti il giro di Laconia e successi di tappa a Creta, Rodi e Sparta. Non risulta abbia mai corso alle Termopili, una degli appuntamenti a più alta concentrazione di partecipanti.
Pur correndo nell’ombra, Tamouridis è riuscito comunque a farsi un nome: già che c’era, poteva impegnarsi di più, scegliendosene uno più commestibile, ma non è che i suoi connazionali Torosidis e Christodoulopoulos, arrivati quest’anno nel calcio italiano, siano riusciti a far meglio. Più che altro, il buon Gianni è riuscito a farsi una dote di punti: nel ciclismo di oggi è l’unico valore che conta. Per questo l’hanno voluto i baschi dell’Euskatel, squadra che è uscita dal suo isolamento nazionalista aprendosi finalmente al mondo: oltre al greco, ha preso anche un portoghese, uno sloveno e un russo, già rispedito al mittente perché col motore truccato. Così Ioannis è qui, col numero 96 (toh: l’anno in cui il Giro partì dalla sua Grecia…), nel ruolo di risposta ellenica al grande favorito in rosa: quello è Sir Wiggins, lui è Sir Taki.
Forza Tamouridis, allora: già è importante esistere, ma adesso bisogna soprattutto resistere. L’ha già fatto in altri due appuntamenti di questa sua stagione di prime volte: alla Sanremo e alla Roubaix, è arrivato al traguardo. Adesso insegue l’emozione di concludere il Giro d’Italia, sapendo che arrivare a Brescia o fermarsi strada facendo per lui potrebbe rivelarsi la stessa cosa: un pianto greco.
 
La frase del giorno: «Ho un paio di occhiali nuovi, verdi come la mia McLaren». (Mark Cavendish, prima maglia rosa, aveva avvisato di esser pronto per la pole position).
 
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