Marrone (Ceramica Flaminia) applaude l'intervento di Cerato e...

| 03/03/2006 | 00:00
Facendo seguito alle dichiarazioni di Alcide Cerato, presidente del Consiglio del Ciclismo Professionistico, circa il circuito Pro Tour ed il ruolo delle squadre professionistiche italiane il team manager Roberto Marrone interviene per ufficializzare il proprio pensiero sui temi in argomento. Il presidente Alcide Cerato ha tuonato contro l'Unione Ciclistica Internazionale definendo il Pro Tour una sorta di piaga alla stregua del fenomeno doping; è d’accordo sul paragone proposto? «Credo che il Presidente Cerato - spiega Roberto Marrone - abbia voluto usare questo paragone forte per dire che, come il doping, il Pro Tour così com'è concepito attualmente, soffochi il movimento professionistico in Italia». In qualità di team manager di una squadra Professional affiliata in Italia si sente tutelato dalla FCI? «Devo dire che con Alcide Cerato, finalmente, c'è qualcuno che si interessa a noi. Del resto la Federazione deve recuperare un ruolo che oggi non ha più». Da team manager di una squadra Professional come immagina il Pro Tour, sorta di Champions League delle due ruote? «Io lo vedrei come un circuito al quale si può accedere con meccanismi non di tipo finanziario, che tra l'altro sono eticamente sbagliati, ma sportivi1. Quali meccanismi di promozione e retrocessione adotterebbe? «E' abbastanza semplice. Esistono già le graduatorie con i punti UCI. Io inserirei nel circuito le prime 20 squadre dell' anno precedente. Ognuno poi si attrezzerebbe per fare il massimo possibile. Resterebbero comunque sempre alcune wild card a disposizione degli organizzatori». A proposito delle competizioni, quali politiche dovrebbero adottare gli organizzatori? «Se per organizzatori si intendono quelli fuori dal ProTour, è bene che si organizzino per proporre un prodotto comune da poter vendere bene e con maggiore visibilità». Le squadre Professional e Continental sono snobbate dai Grandi Giri ma sono fondamentali per la sopravvivenza di tutte le altre gare in calendario. Ma anche delle stesse squadre pro Tour, dotate di un organico abbondante, e delle stesse gare Pro Tour. Che pensa di questa situazione? «E' fuori discussione che, se in futuro venissero a mancare le squadre Professional e Continental, sarebbe l'intero movimento ciclistico ad andare in crisi; non si può pensare ad un ciclismo composto da solo 20 squadre nel mondo, fossero anche le più grandi. Non ci sarebbe più il serbatoio dal quale attingere, pensate solo a tutti gli under 23 che andrebbero a casa senza aver avuto l'opportunità di provare a passare. Non parliamo poi di tutte le corse fuori dal Pro Tour, che inesorabilmente sarebbero destinate all'estinzione«. Quale iniziativa adotterebbe per accrescere la comunicazione e la vetrina a disposizione delle squadre Professional, Continental e gare 1.1? «Come accennavo prima, secondo me, gli organizzatori delle gare più importanti in Italia fuori dal Pro Tour, dovrebbero istituire un circuito, di concerto con le squadre e la F.C.I., riservato alle squadre Professional e Continental; una sorta di "Coppa Italia" con una maglia di leader gestita dalla Federazione. Sono sicuro, che le stesse squadre, con i loro sponsor, potrebbero entrare nel progetto sponsorizzando l'evento, portando quindi risorse finanziarie agli organizzatori. Inoltre un prodotto di questo tipo, può essere offerto ad un'emittente televisiva, non necessariamente la RAI, visto che ultimamente relega questi eventi quasi esclusivamente sul satellite».
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