
Quando passa Vincenzo Nibali, ambassador del Giro e delle corse di Rcs Sports, tutti lo chiamano per un saluto, un autografo e una foto e lui ricambia con un sorriso. Anche sabato scorso al Lombardia il siciliano non si è tirato indietro, accontentando tutti quei fan che lo hanno visto correre e vincere in bici e che sono ancora legati alla sua immagine.
Lo Squalo, due volte re del Giro di Lombardia nel 2015 e 2017, sempre sul traguardo di Como, è sempre attuale e attento, capace di fare un’analisi sensibile e precisa sul mondo del ciclismo. Poco prima della premiazione, al fianco del podio c’erano le biciclette di Pogacar e della Uae, e dell’australiano Storer della Tudor e Vincenzo Nibali, attentissimo da sempre alle novità tecniche, le ha guardate, soffermandosi sui particolari e analizzando con noi i vari dettagli.
Nibali, che cosa ha scoperto?
«Cercavo di capire quali sono le soluzioni tecniche che hanno montato: gomme, ruote, rapporti. Ho visto che la Uae di Pogacar ha usato una bici super veloce, nonostante il percorso molto duro con tante salite e un dislivello molto importante superiore ai 4000 metri. Quindi la scelta di avere usato una bici leggermente più pesante rispetto a quella da salita, ma più veloce, comunque ha pagato perché il risultato è stato la vittoria».
Lei è stato un grande campione ed è sceso dalla bici da pochissimo. Si va sempre più avanti dal punto di vista del materiale: ha notato qualcosa che solo un esperto può valutare. Cosa?
«Certo, l'evoluzione oggi più importante è quella delle gomme e ruote, perché le bici sono super performanti, sono state cambiate completamente negli ultimi anni con i freni a disco, tutti lo sappiamo e poi c’è la componente dell’aerodinamica».
Ha parlato di aerodinamica, qualcosa di cui sentiamo parlare sempre più spesso.
«L'aerodinamica conta tantissimo. Sono spariti tutti i cavi, sono tutti cablati internamente alle bici, si lavora anche sul peso e sulla rigidità. Il carbonio viene lavorato anche in modo diverso, con degli stampi che usano il Pet: in modo molto semplice, per farlo capire, è uno stampo che si mette all'interno e va a strutturare la dimensione stessa del carbonio tra parte interna e parte esterna. E molto interessante è lo sviluppo delle gomme perché sono cresciute di larghezza dando molto più grip, più stabilità, più comfort, quindi la ruota rotola meglio, fa più velocità e alla fine si hanno medie molto più alte».
Lei hai sempre avuto questa grande attenzione alla tecnica: che cosa la appassiona?
«Tutta la meccanica in generale, tutto quello che si può migliorare. Sicuramente la tecnologia che abbiamo a disposizione: lo vediamo sempre, quando pensiamo che siamo arrivati al top c'è sempre qualcosa da poter migliorare. È affascinante e forse è l’aspetto che oggi mi appassiona di più».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.