Ivano Fanini lancia un nuovo grido d'allarme contro il doping

| 02/03/2006 | 00:00
Ivano Fanini, vulcanico patron della Amore&Vita McDonald's, scrive una lettera aperta dopo l'ennesima tragedia del ciclismo, vale a dire la morte improvvisa dell'olandese Arno Wallaard. Eccola. Siamo ad inizio di stagione già dobbiamo assistere ad un ennesima tragedia. La morte dell’olandese Arno Wallaard mi lascia veramente impietrito. Ciò significa che tutto il sistema doping continua, in barba ai controlli. Credo che non sia possibile per un ragazzo di ventisei anni, forte, sano, nel fior fiore della vita e con già un palmarès di vittorie in carriera di tutto rispetto, morire così. È assurdo, semplicemente assurdo. Questa è una situazione drammatica che si fa più grave di giorno in giorno e nessuno dà risposte concrete, nessuno fa realmente niente affinché avvenimenti di questo genere non accadano più. È vero che non si può fuggire dalla morte, ma che questa colpisca un atleta così giovane e controllato periodicamente dai medici delle società e delle varie federazioni, mi lascia decisamente perplesso e arrabbiato. Credo sia doveroso che le ragioni di questo decesso siano chiarite quanto prima. Va fatta chiarezza, perché questi ragazzi che già rischiano la vita giornalmente sulle strade non la debbano rischiare anche a casa per altre cause. Dobbiamo parlarne il più possibile, analizzarne i motivi, non dobbiamo lasciare che tutto passi inosservato. Adesso io sarò nuovamente criticato per questo mio intervento ma non riesco a stare zitto. Prima di essere il presidente di un gruppo ciclistico, sono un padre e se penso a ciò che continua ad accadere in questo sport mi viene da piangere. Anche se è una magra consolazione, spero che l’autopsia ci confermi che non si tratta di nuovo caso di doping perché, se così non fosse, dovrebbero tutti avere il coraggio di uscire dall’omertà, proprio come ho fatto io in questi anni, e ribellarsi a questo sistema, diventato oggi troppo esasperato e distruttivo per la salute degli atleti. Ci sono troppi personaggi che ancora si nascondono dietro la maschera dell’ipocrisia, mi riferisco soprattutto a quelli che avrebbero il potere di cambiare le cose. Invece di tutto si fa business, si strumentalizzano la vita e la salute degli atleti con percorsi massacranti e con calendari che vanno da gennaio a dicembre. Nonostante tutti siano consci della realtà, si va avanti senza remore ed ogni anno siamo costretti ad vedere giovani atleti che muoiono e ad assistere al dolore di famiglie distrutte che poi nascondono i veri motivi di queste morti. Sono anni che combatto contro tutto e tutti affinché si ritrovi la voglia di uno sport vero e pulito, e non per lo spettacolo (che sicuramente sarebbe anche più bello ed i campioni che oggi vincono vincerebbero ugualmente) ma per la salute di questa disciplina sportiva. Purtroppo quando ci si trova davanti a tristi eventi come questo o ad atleti che solo dopo un mese di gara vengono fermati per ematocrito alto si capisce che c’è molto su cui lavorare. Inoltre, siamo solo all’inizio del 2006 e già una decina di atleti sono stati fermati per livelli di ematocrito troppo alti. Questa situazione è grave quasi quanto la terribile morte di Wallaard. Lo dico perché come non è possibile morire a ventisei anni è altrettanto impossibile vedere atleti che continuano senza paura a fare uso di certe sostanze nonostante siano pienamente consapevoli di ciò a cui vanno incontro. La colpa è di chi sta ai vertici, di chi ha fissato il limite di ematocrito a 50, ovvero consente di doparsi fino a quel limite come se fosse meno rischioso. Poi, in caso si vada oltre, ti danno 15 giorni di sospensione e tutto ricomincia da capo. Questo è ridicolo, soprattutto è ridicolo leggere sui giornali che il portavoce della squadra dello spagnolo Serrano (l’ultimo fermato ieri alla Vuelta Murcia) ha dichiarato che il suo corridore non ha mai superato i limiti di ematocrito, come dire… da 40 a 50 possiamo fare uso di epo tanto è consentito. Continuare a coprire queste situazioni è semplicemente vergognoso anche perché non traspare la volontà di far fronte a questo problema di salute. Non ho altro da aggiungere se non che invece di sospendere per due settimane in caso di ematocrito elevato, l’UCI dovrebbe subito infliggere squalifiche di due anni. Così si che comincerebbero a cambiare le cose. Ivano Fanini
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