Zanazzi, 89 anni e una risposta da aggionare

RICORRENZE | 06/04/2013 | 09:45
Dovrà aggiornare, e rivalutare, la risposta che abitualmente dava fino a oggi Renzo Zanazzi a chi gli chiedesse l’età “quarantaquattro euro”. Ora sono quarantaquattro euro e cinquanta centesimi. Infatti, l’antica maglia rosa del 1947, nato a Gazzuolo (Mantova) il 5 aprile 1924, maglia rosa che in quel Giro fu indossata da Renzo Zanazzi per tre tappe, Gino Bartali, il suo capitano,  per tredici e, infine,  Fausto Coppi per quattro. Un vanto che è sempre scherzosamente rivendicato e ricordato dal più “vecchio” dei tre fratelli Zanazzi, a certificarne la nobiltà ciclistica. Gli altri erano Valeriano, chiamato Iano in famiglia, e Mario, tutti passati al professionismo e tutti cresciuti a Milano. Ora Renzo Zanazzi ha ottantanove anni e per festeggiarlo, pronube il giornalista e suo “gregario personale” Marco Pastonesi, amico e compagno di tante pedalate, almeno fino a cinque anni fa, Zanazzi sempre con le ruote della sua bici appesantite da una zavorra di piombo per tenere sempre fede alla sua conclamata teoria del “maggiore peso, maggiore resa”, una sorta di effetto volano, nell’ambientazione – definiamola alternativa – dell’officina d’elettrauto di Cabrio, zona Fiera, Milanocity. Un luogo versatile, una sorta di cave parigina in salsa meneghina, alle pareti chiavi, pinze, morsetti fra altri attrezzi del mestiere che, sovente e rapidamente, diventa luogo d’incontri, accadimenti e vernissage sportivi-letterari, sempre robustamente culinari, adeguatamente innaffiati, frequentati da varia e scelta umanità. Rugby e ciclismo soprattutto, ma l’ordine di citazione può variare - visto le provenienze di Gabriele Cabrio, rugbista originario di Casale sul Sile (Treviso), elettrauto e molto altro e Marco Pastonesi, molto altro e anche rugbista, ciclista e pure noto giornalista della Gazzetta dello Sport.
Come si conviene nelle cronache “mondane” si deve dire che “c’era questo, c’era quello”. Con Renzo Zanazzi, quasi commosso, star della serata, c’era il figlio Filippo, pure lui nel giro, virtuoso, delle biciclette che continua l’attività nello storico negozio di Via Solari che, dai tempi dello zio Valeriano, è sempre stato il ritrovo di molti appassionati.  Molti amici del ciclismo e molte, e pure importanti, firme del giornalismo. Fra i molti amici di Renzo Zanazzi c’erano Sandro Gamba, grande personaggio del basket, appassionatissimo di ciclismo, Marisa Muzio, già azzurra del nuoto e psicologa dello sport, Marino Vigna, Dino Zandegù, Mario Dagnoni, Domenico De Lillo, compagni, talvolta avversari, ma sempre amici, di lunghi anni. Gianni Rossi, appassionato e discreto amico del ciclismo di Tortona, anello di congiunzione affettivo con le terre dei campionissimi e quanto questo evoca e ricorda per campioni e gregari, ha regalato a Renzo un giubbino, subito indossato, confezionato ad personam. Fra Alcide Cerato e Renzo Zanazzi c’è stato l’abituale e sempre vivace scambio di nuove e amichevolmente complici battute sovente incentrate, diciamo, sulla vita e quello che segue la vita.
Il facondo fluire degli amarcord di Zanazzi è sempre seguito da un interessato e divertito uditorio che rivede il d.s. della Legnano Eberardo Pavesi suggerire, anzi imporre, ai giovani Zanazzi che hanno appena firmato nel 1946 il contratto da professionisti, un oltremodo morigerato, monastico, castigatissimo comportamento con l’altra metà del cielo. Un ordine che è stato eseguito poi con interpretazioni molto personali da parte dei due giovanotti quello impartito dall’avucat. L’esortazione di Renzo Zanazzi al gruppo quando fu comunicato che Coppi era stato ricoverato all’ospedale dopo la caduta di Primolano al Giro 1950 “Andiamo ragazzi, pedaliamo, che se lo dimettono quello ci prende e ci stacca”, in dialetto milanese, ovviamente e via così con un’infinità d’episodi e aneddoti in oltre tre quarti di secolo. Il ciclismo che ha vissuto da corridore, direttore sportivo, direttore di corsa, dirigente di società, allenatore stayer e altro, molto altro, sempre affrontato con passione e capacità. Da qualche anno, pochi in verità, quattro o cinque, il cuore sconsiglia l’uso della bicicletta. Rimedia con il motorino. La vitalità non manca, anzi! Auguri per molti altri “euro”.

Giuseppe Figini
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