TUTTOBICI | 28/03/2013 | 09:08 È sempre un vivo piacere, da appassionato di ciclismo, ricordare le parole pronunciate dal presidente della Federazione ciclistica in occasione dell’elezione di Malagò a presidente Coni. Sportivamente, dato che lui stava col perdente Pagnozzi, Di Rocco si è così espresso: “Malagò ha uno stile differente, speriamo riesca a trasmettere alle istituzioni la creatività presentata nel progetto. Malagò rappresenta una grande novità”.
È bello e consolante sapere che il nostro ciclismo è guidato da un dirigente tanto sensibile alla “creatività” e alle “novità”. Ma è per questo che proprio fatico a capire come mai, nella sua repubblica della pedivella, Di Rocco dimostri di essere l’esatto contrario, come un gemello Caino dell’Abele incantato di fronte a creatività e novità. Quando veste i panni del presidente nostro, della federciclo, improvvisamente odia novità e creatività, le perseguita come uno spietato killer, fino a eliminarle crudelmente non appena si profilano timidamente all’orizzonte.
Prendiamo il caso della scuderia azzurra, la più importante. Io pensavo che un innamorato della creatività e della novità come il Di Rocco elettore Coni prendesse decisioni elettrizzanti, invece dopo un lungo inverno di meditazioni ha partorito questa ideona: il ct Bettini, leggendario perdente di successo, non solo non viene esonerato, ma anzi viene promosso a megadirettore galattico di tutto il pianeta Italia. Sull’ammiraglia dei professionisti, l’altra ideona geniale: Sciandri. A quale titolo, per quali meriti, con quale logica, inutile chiedere. Io ero fermo alle ipotesi classiche come Cassani, Argentin, Fondriest, o magari all’idea più ampia di un ct manager come Stanga o Ferretti, invece Di Rocco ama follemente Sciandri. È persino troppo scontato che io non abbia nulla contro Sciandri, ci mancherebbe altro. Sciandri non c’entra nulla. È Di Rocco che c’entra. È lui che pensa, sceglie, decide. E allora, presidente decisionista, perché non spiegarci il motivo di questa monotonia toscana in sede nazionale. Il suo progetto ormai mi è chiaro: vuole rimettere in piedi il Granducato di Toscana. Dopo Martini, l’unico e inarrivabile, eredità a Ballerini, capace di meritarsi poi sul campo i gradi. Dopo Ballerini, ecco Bettini. E dopo Bettini, ecco Sciandri. Cos’è, si tramandano la nazionale per diritto feudale?
Altra specificazione superflua: oltre a non avercela con Sciandri, ancor meno ce l’ho con la Toscana. Sono talmente innamorato di Lucca e di Pisa, di San Gimignano e di Pienza, di Siena e della Maremma, che mai oserei oltraggiare una terra tanto bella. È chiaro che ne faccio una questione di principio. E soprattutto di “creatività”, o di “novità”, per usare i termini tanto cari a Di Rocco, dico il Di Rocco gemello bravo che parla in sede Coni. Dove sta scritto che la nazionale italiana debba essere appaltata alla Toscana? Davvero in giro per le altre regioni non ci sono uomini validi per guidare la squadra di un intero Paese? O vogliamo dire che i nomi li sceglie direttamente la massoneria?
Mi piacerebbe tanto che Di Rocco, se non fosse così impegnato a fare sforzi di “creatività” e a reperire “novità”, mi spiegasse questa sua fissa toscana. Anche con le “c” aspirate, anche in dolce stil novo, se proprio non ce la fa con la lingua nazionale. Però sarebbe interessante conoscere il criterio. Così, anche solo per non lasciare tutti quanti noi, tragicamente nati fuori dal Granducato, con l’amara sensazione di essere italiani irrimediabilmente minorati.
Siccome sono del ramo, siccome bazzico l’ambiente da qualche primavera, prevengo almeno una delle sdegnate repliche, la più scontata, quella che “i giornalisti rompono tanto l’anima, ma mai che abbiano una proposta costruttiva”. Presidente Di Rocco, l’anticipo. Ho da tanto tempo anche alcune idee. Se vuole, gliene anticipo solo due, che mi sembrerebbero urgentissime e adeguate alla tremenda situazione di questo periodo. Ovviamente hanno i connotati della “creatività” e della “novità” che lei tanto apprezza, quando è fuori ufficio. La prima, ormai antichissima, ma oggi più che mai nuovissima: farci promotori in sede internazionale, ma seriamente, ma duramente, per introdurre la radiazione al primo doping conclamato. La seconda, questa sì veramente rivoluzionaria: oltre che affidare scrivanie, ammiraglie e stipendi ai toscani, chiedere pubblicamente scusa al professore Sandro Donati e affidargli in blocco il settore medico, antidoping compreso, della federazione ciclistica italiana. Prima che Di Rocco mi chieda il perché, dovrebbe rispondere lui a questa domanda mia: perché no?
Egregio Direttore, chi le scrive è felicemente nato dentro il Granducato di Toscana, terra bellissima e culla del Rinascimento, delle arti e delle scienze, che ha dato i natali a personaggi che non vale neanche la pena di ricordare, tanto sono noti. Rimanendo nel piccolo orticello del ciclismo, conoscendo personalmente Alfredo, su cui credo non ci sia niente da dire, essendo stato amico strettissimo del compianto Franco, che ha dimostrato anche lui di saperci fare, conoscendo anche Paolo, che ha avuto solo il torto di non poter disporre di uomini come lui nelle nazionali che ha allestito, Le volevo semplicemente dire: cosa ha Sciandri che non va? Ha per caso dato un'occhiata al suo curriculum ed al suo palmares da DS, prima con gli U23 inglesi e poi con la BMC? Le rammento che dei nomi che Lei ha fatto, solo Max è attualmente in attività come tecnico del ciclismo. Con tutto l'assoluto rispetto degli altri nomi, ci mancherebbe, ma: Cassani fa il commentatore, Argentin è uno stimato immobiliarista, completamente assorbito dalla sua attività, specie in un momento come questo, Fondriest fa biciclette come Stanga, il Fèron è un po' troppo in là con l'età. Ed allora che dire, che nel Consiglio Federale di toscani non c'è neanche l'ombra? Ha sentito un toscano che si è risentito? La verità, è che se ci si vuol sentire veramente italiani come Lei afferma, con un'idea di Patria da valorizzare e difendere, bisogna mettere gli uomini ritenuti più adatti nei posti che gli competono, provenienti da Rasun in Anterselva a Lampedusa compresi, e sarebbe anche l'ora di farla finita con tutto questo campanilismo pre-novecentiano, se vogliamo andare avanti, come fanno gli altri, e non stare fermi come noi a guardarci i piedi. Non me ne voglia Direttore, e con tutto il rispetto per la sua persona e la sua professionalità, ma secondo me questo articolo è un raro miscuglio di imprecisioni ed illogicità.
Lei potrà vedere dalla registrazione del login chi sono: ho appunto cambiato account in quanto nel precedente, registratomi con il mio nome e cognome, ho ricevuto minacce per quello che scrivevo, reputo mai fuori dalle righe, ma schiettamente, come adesso. Non che abbia paura delle stesse, anzi approfitto dell'occasione per comunicare a chi di dovere che li aspetto … a braccia aperte.
Un piccolo indizio: vada a vedere, nel numero di Marzo 2010, quali commenti scelse per pubblicare sulla rivista per la scomparsa del povero Franco …
Cordiali saluti
28 marzo 2013 12:41angelofrancini
Caro Cristiano,
sai la stima che porto verso il Tuo modo di fare giornalismo non solo su questo sito e che risale ai tempi in cui nostri figli frequentavano la stessa scuola elementare a Bergamo.
Di certo oggi io non sono considerato un amico del Presidente, anche se sono stato uno dei pochi che lo ha strenuamente sostenuto all’epoca in cui volevano eliminarlo (riuscendoci) da Segretario generale della FCI: tale considerazione però forse vale più per i suoi falsi ed interessati amici che per lui stesso. Ma questo è una considerazione che concerne il passato.
Ma vorrei parlarti del tuo articolo che devo condividere solo in parte. Nella mia esperienza di dirigente (federale e non) ho conosciuto diversi soggetti espressione di questa regione che vanta sicuramente numerosi meriti.
Non voglio far nomi per non offendere la successibilità di nessuno (vivi e purtroppo oggi scomparsi). Ma sia a livello internazionale, nazionale in vari settori la Toscana ha dato “uomini” che sono stati un punto di riferimento per molti.
Vorrei solo esprimere il mio pensiero e rispetto che deve riguardare tali figure e fare una distinzione su ciò che attiene la direzione tecnica delle nazionali italiane.
In questo posso essere in sintonia con le tue posizioni. Martini non si discute se non altro per il carisma che porta in se, ma poi ……..
Condividendo le tue riflessioni tutto è discutibile sui nomi che fai e che, sinceramente, non mi permettono di indicare una scelta che si differenzi da quelle fatte.
Una cosa appare certa: le scelte sono di uno solo: ma ciò deriva dallo Statuto federale e dall’incapacità dell’Assemblea di Bologna di capire la grande trasformazione che quello Statuto portava con se, grazie anche all’interessato appoggio del futuro “in pectore” Presidente del CONI dott.Pagnozzi.
Oggi la Federazione è gestita in modo dittatoriale: questo è previsto dallo Statuto e non è colpa di Renato Di Rocco, ma di coloro che sono venuti a Bologna a fare una gita senza sapere ciò che facevano.
Quindi è inutile che si lamentino, come inutile è il vostro lamento.
Essere dirigenti vuol dire pensare per il bene di tutti e non solo per il proprio piccolo orticello: la Federazione oggi invece assomiglia sempre più a quelle degradate periferie delle nostre città (di solito vicine alle ferrovie) in cui sorgono molti orticelli di poveri disperati.
E cosa speriamo di ricavare da questi orticelli: rape, zucche…. Con sommo gaudio di chi decide guardandosi allo specchio.
Caro Cristiano a presto
Angelo Francini
O vogliamo dire che i nomi li sceglie direttamente la massoneria?
28 marzo 2013 13:43CicloPass
La decisione di Di Rocco è una decisione scientifica atta a risparmiare risorse negli spostamenti dei tecnici.
Dovendo acquistare dal Montepaschi le Cantine Ricasoli per costruire nella suddetta struttura la cosiddetta Coverciano del Ciclismo per circa 50 milioni di lire, deve ovviamente fare economie sugli spostamenti dei tecnici e li cerca vicini a Gaiole in Chianti.
http://www.lslex.com/bin/10-03-22_Italia_Oggi7_Anche_le_law_firm_sono_in_cerca_di_spazio_puntando_su_squadre-Spa_e_sponsorship.pdf
Montepaschi è anche la banca che forniva la fidejussione bancaria all'organizzazione dei mondiali, i cui costi Uci al momento non è dato capire da chi saranno sostenuti, in quanto sembra proprio che le risorse governative siano venute meno.
I toscani non si devono sentire chiamati in causa da questi fatti. Non è in discussione la Toscana in sé, bensì la Toscana di cui sopra.
Il lupo ha valicato (o levicato) le Alpi, ma ora deve passare le forche caudine.
Per CicloPass
28 marzo 2013 15:39Melampo
Difatti noi toscani non ci sentiamo chiamati in causa per questi fatti, ho fatto solo una analisi, spero quanto più logica possibile, su un articolo che di logico per me ha ben poco.
E quindi è chiaro che la Toscana in sé non è in discussione.
Quella che Lei definisce "la Toscana di cui sopra", in realtà non è Toscana, e che tutti i toscani veri disconoscono, ma una manipolazione fatta ad arte da manovre politico-finanziarie al limite dell'assurdo, fatte da politici-speculatori senza scrupoli che niente hanno a che fare con la Toscana, ma che si collocano ben bene in una zona politica e finanziaria nota a tutti ...
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