Alessia Piccolo: «Perché non accorpiamo GiroDonne e GiroBio?»
DONNE | 20/03/2013 | 12:01 Alessia Piccolo, presidentessa della Mcipollini-Giordana-Galassia, in seguito all'articolo apparso sul sito ciclismoweb a firma della collega Tina Ruggeri da cui emerge una considerazione poco generosa nei confronti del movimento femminile, dice la sua sulla situazione attuale del “movimento rosa” di casa nostra. A tuttobiciweb.it ha spiegato il perché ha senso investire nel ciclismo rosa e lancia una proposta sicuramente interessante, che merita almeno qualche riflessione: visto che sia il Giro femminile che quello per Under 23 a causa delle difficoltà economiche sono a rischio perché non organizzarli insieme, risparmiando soldi e aumentando lo spettacolo?
Cos'ha pensato quando ha letto questo articolo? «Ero incredula per il contenuto e perché è stato scritto da una donna. La sua collega parte da una giusta riflessione (che fine fará il Giro Bio?) ma finisce per attaccare il ciclismo femminile, quasi come fosse il controaltare che causa le difficoltà del GiroBIO e del movimento dilettantistico in generale. Il ciclismo femminile, tanto quanto quello dilettantistico, versa in situazioni difficili derivanti dalle note difficoltà economiche ma non ha alcun senso e non porta a nulla attaccarlo senza lanciare proposte costruttive. Io come direttore generale di Giordana investo sia nei dilettanti che nel femminile e sono convinta che entrambi i settori abbiano molto da offrire e meritino il giusto supporto e rispetto. Come azienda oltre che sponsorizzare il team femminile, sosteniamo due squadre di dilettanti (Palazzago Fenice, Fantini D'Angelo e Antenucci), due professionistiche (Fantini Vini, Bardiani CSF) e la juniores Cipollini Assali Stefen. Parlo quindi da donna, ma anche da imprenditrice che non fa differenza tra maschile e femminile».
Si discute molto della distribuzione dei finanziamenti della FCI, qual è la sua opinione? «Io non conosco i retroscena politici, ma mi sembra assurdo che nell'articolo si critichi la Federazione perché investe nel settore da cui negli ultimi anni arrivano a conti fatti più medaglie. Se le ragazze hanno dimostrato di portare a casa il risultato è logico investire su di loro. I dettagli della gestione delle risorse della FCI non li conosco, anche se sono poche credo si debba sfruttarle al meglio per promuovere il ciclismo in senso lato, supportandone ogni parte. L'obiettivo non deve essere quello di ridurre un settore piuttosto che un altro, quanto se mai allargare l'interesse per uno sport che rappresenta, ricordiamocelo, l'esaltazione di un mezzo (la bicicletta) in costante crescita d'uso. Dovremmo impegnarci - e voi giornalisti per primi - a far in modo che siano amplificate le attività dei movimenti, in particolar modo proprio di quelli minuti». Perché lei investe nel ciclismo femminile? «Io credo in quelle che la signora Ruggeri definisce "cinquanta ragazzotte", per questo l'ho invitata personalmente a seguire con noi una loro corsa. Vedendo queste donne, principesse, diventare guerriere affrontando la stessa fatica, se non di più dei colleghi uomini, la stessa acqua, lo stesso vento, lo stesso freddo, sono sicura cambierebbe idea sul loro conto. Chi come noi (parlo tanto da manager aziendale, tanto da presidentessa di un gruppo sportivo) sceglie di impegnarsi in un segmento in difficoltà, lo fa senza guardare ai vicini ma mettendo energia, fondi, impegno in un progetto, cosa che fanno anche le controparti organizzatrici e federali. Tutti gli sforzi, sommati, portano ad un risultato che vale il ciclismo. Nessuno ha chiesto di eliminare il ciclocross a favore della MTB, o la pista a favore della strada, nonostante ad esempio anche il ciclismo professionistico maschile abbia perso diverse corse nel calendario». Visto la difficile situazione che sta vivendo sia il movimento femminile che quello dilettantistico lei ha lanciato alla FCI una provocazione: organizzare assieme GiroBio e GiroDonne. «Entrambe le corse, oggi in grande sofferenza, se fossero unite potrebbero far fronte alle spese e darsi l'un l'altra forza e sostegno, portando a compimento qualcosa di unico nel ciclismo e spingendo in maniera forte tutto il segmento "minore" del nostro amato sport. Per quest'anno probabilmente è tardi, ma per i prossimi invito davvero i nostri dirigenti e gli organizzatori a lasciarsi ispirare da ciò che accede all'estero. L'anno scorso sono stata al Fiandre e vi assicuro che anche la corsa femminile è stata seguita da tantissima gente a bordo strada e apprezzata dai media, che a differenza dei nostri riservano un trattamento alle cicliste decisamente più apprezzabile. Se mettiamo in scena corse maschili e femminili nello stesso giorno sulle stesse strade ne guadagneremo tutti: corridori, squadre, organizzatori, sponsor e pubblico» Giulia De Maio
Leggere l'articolo della Signora Ruggeri si rimane senza parole, è molto critica verso il ciclismo femminile, lei che quando scrive prende in prestito per i suoi articoli parafrasi dell'Eneide, dell'Iliade e Dante, qui invece ci è andata pesante.
Oggi nel ciclismo femminile come in quello maschile ci sono molte difficoltà, ma la colpa non è delle " 50 Ragazzotte" ma del governo di tecnici che abbiamo avuto fino ad ora (sanguisughe). Non girano più soldi perchè non ce ne sono non c'è lavoro, e gli sponsor non se la sentono di sponsorizzare le gare sportive a tutti i livelli.
La sua idea di accorpare il Giro Donne e quello Bio è molto buona con un colpo solo 2 spettacoli a minor prezzo. Spero che la Federazione le dia ascolto.
W il ciclismo rosa.
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