Fahey (Wada). Calcio, serve il passaporto biologico

DOPING | 12/02/2013 | 16:06
Nessuno sconto per Armstrong ma anche una frecciata al calcio, la denuncia del mercato illegale cinese e le nuove priorità dell'agenzia mondiale anti-doping: ospite a Londra di un simposio internazionale il presidente della Wada ha spaziato a tutto campo. Partendo dalla stretta attualità, l'Operacion Puerto: «Siamo ottimisti che emergerà la verità - le parole di John Fahey -. Ma noi in Spagna ci siamo dal 2007 e sappiamo che ci sono molti sport coinvolti in questo scandalo».

Se le colpe endemiche del ciclismo sono arcinote, altri sport - vedi calcio - sembrano arroccati sulla difensiva. «Noi non possiamo essere dappertutto e certo è negativo che nel calcio non vengano condotti esami per rilevare l’Epo. Un giocatore di baseball negli Stati Unti è sottoposto come minimo a quattro test all’anno, potete facilmente immaginare cosa ci risponderebbero i club della Premier League ad una simile richiesta».

I test di laboratorio però non esauriscono la lotta al doping. Come dimostra proprio il caso Armstrong: per la prima volta ad inchiodare il campione non è stato un esame ma la confessione dei suoi colleghi. Si è spezzata la catena di omertà che da sempre protegge il doping. Una novità che fa ben sperare.
 
Ma per Fahey il ciclista texano è già il passato: «A questo punto ci interessa solo che prenda almeno otto anni di squalifica. E se vuole davvero dare un contributo positivo, racconti tutta la verità». Non tarda ad arrivare la denuncia: «Nello sport vengono investiti centinaia di miliardi di dollari ogni anno, ma solo una piccola parte viene destinata nell'antidoping». Entro la fine dell'anno - nel corso della conferenza mondiale Wada di Johannesburg - verrà presentato il nuovo codice antidoping. E da lì ricomincerà la lotta al doping. Che coinvolge nuovi soggetti («la criminalità organizzata») e mercati impenetrabili. «Circa il 99% delle nuove sostanze dopanti arriva da Cina dove c’è un sistema completamente incontrollato». Anche per questo Fahey non solo auspica maggiori contributi, ma anche sempre più collaborazione con la polizia, le autorità doganali e i governi. Ma soprattutto con l’industria farmaceutica: «Gli alti costi non devono diventare un alibi per non fare nulla contro il doping».
 
Le priorità Wada per il nuovo anno sono principalmente due: aumentare il numero dei laboratori per essere sempre più capillari nel mondo e incoraggiare la diffusione del passaporto biologico. Nel frattempo è tempo di bilancio, e la Wada promette che punterà sempre più sulla qualità.
«Non ha senso fare controlli se non vengono condotti con criterio. Nel 2011 erano stati effettuati 260mila test ma erano emersi solo 46 casi di positività».

E per alzare l'efficienza, a Tokyo è stato inaugurato il primo lab-mobile, un pulmino appositamente attrezzato in grado di raggiungere i campi gara, o le abitazioni degli atleti: «È il futuro». Così come per il futuro ci si auspica sanzioni più severe. «I periodi di squalifica devono essere alzati almeno a quattro anni e bisogna aumentare anche il limite di conservazione dei campioni che da 10 deve passare a 14 anni», la richiesta del N.1 della Wada.





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COMMENTI
Ma no! Il doping nel calcio non esiste!
12 febbraio 2013 23:21 Monti1970
È non esiste in nessun altro sport . L'unica persona che ha fatto uso di doping nella storia é Lance Armstrong e basta! Nessun altro

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