| 02/10/2012 | 09:55 Quando sei nato? «Il 5 giugno 1986 a Genova». Dove vivi? «Da sempre a Brugnato con mamma Milena, papà Sandro e la nonna paterna Maria. Ho una sorella maggiore, Silvia, che mi ha regalato due nipotini: Giordano di 7 anni e Marta di 2». Hobby? «Come tutti i ciclisti ho poco tempo libero, comunque mi piace la pesca sia tradizionale che subacquea. Vivo a 15 chilometri dal mare, quindi ci vado appena posso. Mi piace molto anche ascoltare musica, di tutti i generi, dai cantautori italiani come Ligabue e Vasco alle ultime hit da discoteca». Sei fidanzato? «Sì, con Federica». Il tuo piatto preferito? «Non sarà molto dietetico ma adoro la carne alla brace. In generale mi piace il cibo genuino: preferisco nettamente una bella cena a base di pesce ad hamburger e patatine del Mc Donald’s». Ultimo libro letto? «Fammi ricordare... Si chiama L’Alimentazione su misura». Un film da consigliare? «Il mio preferito è Blow. Sono appassionato di film sulla mafia, il genere di Quei bravi ragazzi per intenderci». Se non avessi fatto il ciclista… «Sarei un ingegnere informatico. Dopo essermi diplomato perito informatico mi sono iscritto all’università, per due anni ho frequentato i corsi di Ingegneria Informatica ma alla seconda stagione da dilettante ho abbandonato gli studi». Come ti sei avvicinato alle due ruote? «La passione me l’ha trasmessa papà, che da ragazzo correva. Un giorno, il signore che gli forniva i pezzi di ricambio per la sua officina (il padre era meccanico, ora è in pensione, ndr) mi ha detto di provare a uscire in bici con gli altri bambini del paese. Così a 5 anni ho mosso le mie prime pedalate sulla Santini regalatami da papà e a 6 anni ho iniziato a gareggiare». Come andò la tua prima corsa? «Campionati provinciali minisprint: vinsi. Ero G1 e da lì non ho più smesso di correre. Fino a G4 mi sono diviso tra il pallone e la bici, poi ho scelto di dedicarmi solo al ciclismo». Con chi ti alleni di solito? «Purtroppo nella mia zona ci sono pochi corridori quindi esco quasi sempre da solo. Quando faccio distanza vado verso Camaiore e a volte incontro Chicchi, Petacchi e Reda, altrimenti mi godo le belle giornate che offre la mia terra approfittando delle strade poco trafficate più vicino a casa». Hai degli idoli sportivi? «Sono cresciuto nel mito di Pantani e Armstrong». Qual è il ricordo più bello che hai legato alla bici? «Quest’anno ho preso parte al mio primo Giro d’Italia ed è stato bellissimo, ma l’emozione più grande l’ho provata nell’essere al via della mia prima classica: l’Amstel Gold Race nel 2011. È stato davvero emozionante trovarsi al centro di una corsa che seguo in tv sin da bambino pensando “come vanno forte!”». Al Trofeo Matteotti la tua prima vittoria da professionista. «Un’altra grande emozione. Sapevo che stavo andando forte, ma non mi aspettavo di arrivare primo. Avevo già avuto momenti di condizione simile, ma nella massima categoria non avevo ancora vinto. Tra i big non è semplice mettersi in mostra, se sei uno abituato a lavorare quando hai carta bianca puoi anche soffrire la tensione. Dopo tanti sacrifici, riuscire a vincere alle prime occasioni in cui mi è stato concesso di fare la mia corsa, vale molto». Cosa ti ha insegnato il ciclismo? «Ad affrontare tanti sacrifici, a pianificare degli obiettivi e a fare fatica per cercare di raggiungerli, ad essere ambizioso e a voler sempre migliorare. Insomma a stare al mondo». E Scinto e Citracca? «Sono con loro da cinque anni, tre tra i prof e due tra i dilettanti. Con Luca ho un legame che va al di là del rapporto ds-corridore, con lui mi confido e mi trovo davvero bene. Lo stesso vale per Angelo. Li ringrazio per avermi dato fiducia e spero al Matteotti di aver solo incominciato a ripagarla». Cosa ti aspetti per quel che rimane di quest’anno? «Di continuare ad andar bene, il resto vien da sè: sia che si tratti di aiutare i compagni che di provare a portare a casa qualcos’altro». Come ti immagini “da grande”? «In bici. Spero di correre il più a lungo possibile».
da tuttoBICI di settembre a firma di Giulia De Maio
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