| 15/07/2012 | 19:18 Giallo nel giallo, come un libro di qualche anno fa. Questa volta non ci sono assassini, ma soprattutto non è una brillante invenzione di uno scrittore. Prima di tutto, i fatti. Vetta del Mur de Peguere, il gruppo dei migliori scollina e Cadel Evans scende di sella, ha forato, aspetta un compagno, che arriverà solo un paio di minuti dopo, e riparte. In molti pensano di essere tornati ai tempi in cui al povero Cadel succedeva di tutto, nessuno immagina quello che sarebbe successo di lì a poco. Nei primi chilometri di discesa forano almeno trenta corridori, fra cui la maglia gialla Bradley Wiggins, Denis Menchov e Robert Kiserlovski, che cadendo si frattura la clavicola. All'arrivo il mistero si svela, e si infittisce. Basta guardare le ruote bucate delle bici per vedere chiodi da tappezziere ancora incollati, perfino qualche ammiraglia è costretta a cambiare le gomme. “E' successa una cosa terribile, e triste- dirà la maglia gialla, a nome del gruppo- Noi sappiamo che questo mestiere comporta più rischi di altri, ma non mi sarei mai aspettato di vivere momenti di panico come questi”. Cadel Evans è abbattuto, ancora scosso. “Tre chiodi nella ruota all'inizio di una discesa non li auguro nemmeno al mio peggior nemico”. “E' criminale gettare dei chiodi a terra”, rincara la dose il suo direttore sportivo John Lelangue, usando le stesse parole di Levi Leipheimer. Sul sabotaggio nessuno ha dubbi, ma ne restano molti sulla dinamica. E se il motivo resterà probabilmente ignoto, e comunque per ora non si possono fare che ipotesi azzardate, sembra più agevole risalire al momento e al luogo del gesto. I battistrada, che erano undici quindi non pochissimi, sono stati risparmiati, e ciò può far pensare che il lancio sia avvenuto nel quarto d'ora fra il loro passaggio e quello del gruppo. Le prime forature, fra cui quella simbolo di Evans, sono state avvertite fra il termine della salita e l'inizio della discesa. Considerando che la gomma della bici non è un palloncino che scoppia a contatto con la punta del chiodo, si può presumere che la “zona rossa” fosse al termine del Mur de Peguere, proprio nella sua parte più dura. La gendarmeria ha aperto un'inchiesta, destinata probabilmente a non portare a granchè per carenza di prove, di appigli. Non è una finzione e nemmeno un delitto, ma, nonostante il Tour avesse bisogno di una scossa, nessuno avrebbe voluto vivere una giornata così.
Quella di oggi è stata una carognata e un crimine scandaloso. Il colpevole è molto fortunato a non ritrovarsi nessuno ferito gravemente sulla coscienza.
Tra il fatto di oggi e la macchina che l'hanno scorso ha mandato Hoogerland e l'altro sul filo spinato, macchina i cui passeggeri e il cui autista sono rimasti, chissà perché ignoti, io resto basita. Poi tutto viene sempre messo a tacere...
MAH
15 luglio 2012 23:37lupin3
hai perfettamente ragione, ma come sempre il Tour si crede più grande di tutto e non si saprà più niente di quanto accaduto oggi, come non si è mai saputo chi ha buttato giù Hoogerland nel 2011.
Piuttosto avete notato quanti dementi ci sono, ogni anno di più, sulle strade del Tour? Ormai la corsa è un pretesto per l\'esibizionismo di qualche povero scemo (purtroppo più di qualche): aveva iniziato il diavolo ormai parecchi anni fa, e finchè era l\'unico era quasi simpatico, ora abbiamo la lattina, l\'oca, l\'angelo, quello in tanga e scemenze varie. E la pessima (anche in generale) regia francese non perde occasione per inquadrarli, come mostra pure cavalli, mucche, trattori di paglia, composizioni umane, gente sul tetto del camper che telefona... ma basta... meglio i tifosi del Giro, che saranno 20 volte meno ma almeno sono lì per la corsa e non per stupido esibizionismo. E comunque UCI, TV, corridori etc ... devono svegliarsi su questa cosa, prima che il ciclismo diventi ancor di più alla mercè di chiunque.
mafia
16 luglio 2012 00:12ale63
e poi dicono: italiani mafiosi... francia tutto ok vero??
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