Tradotto: Del
Moral ha trattato nella sua clinica di Valencia numerosi ciclisti,
atleti, calcatori e tennisti. L'ultima che passò nel suo centro,
l`italiana Sara Errani, raggiunse la finale nel torneo del Roland
Garros. Il fratello (di Del Moral, n.d.r.) Davide si è preoccupato di
rompere subito qualsiasi vincolo: «Si è sottopsta solo ad un esame
cardiaco, il suo successo si deve solo al lavoro».
Così si
conclude un articolo del quotidiano spagnolo on line AS che racconta le
ultime vicende di Garcia Del Moral, il medico recentemente al centro
delle cronache per essere coinvolto nell`inchiesta che
l`USADA, l`agenzia antidoping statunitense, sta conducendo con pesanti
accuse di doping per il sette volte vincitore del Tour, Lance
Armstrong. Era, infatti il medico dell`US Postal tra il 1999 e 2003,
epoca in cui Armstrong conquistò ben cinque delle sette maglie gialle
nella grande boucle. Con lui altri due spagnoli (Pedro Celaya e Pepe
Marti), il medico italiano Michele Ferrari, e il manager Johan
Bruyneel. Lo chiamavano «il gatto nero», un soprannome che è un
programma. Secondo le accuse di Floyd Landis e di altri tre compagni di
squadra di Armstrong avrebbe ssomministrato loro Epo, prodotti dopanti
e fatto trasfusioni vietate. Del Moral, racconta ancora AS riportando
la testimonianza di Landis, disponeva di una piccola cabina nella parte
posteriore del pullman della squadra, con porte scorrevoli. Era lì che
si prelevava il sangue ai corridori per poi reinfonderlo al momento
opportuno. E un botta e risposta riportato dal quotidiano spagnolo
chiarisce meglio il suo ruolo. «Non sei un vero professionista se non
ti dopi», avrebbe detto il medico ad un corridore che non voleva
assumere sostanze proibite. E l'atleta di rimando «E tu non sei un vero
medico».
Insomma, secondo le accuse americane sarebbe un medico
dopatore, di quelli che rientrano nella schiera di chi ha monetizzato
la professione dimenticando il giuramento di Ippcrate, contribuendo al
dilagare del fenomeno doping nello sport. In tutti gli sport. E non
solo nel solito ciclismo che, però, risponde sempre «presente» quando si
parla di scandali simili. Ora Del Moral, che a Valencia dirige
l'Istituto dello sport, non risulta squalificato nè inibito in alcun
modo. Dunque la sua frequentazione sarebbe perfettamente lecita e
libera. Ma c'è davvero da chiedersi se nell'universo infinito di
medici, tecnici e allenatori, ci fosse il bisogno di ricorrere ai suoi
servigi e non evitare ombre e sospetti.
da
www.sportpro.it a firma Eugenio Capodacqua