TAIWAN. Wong, la star di un continente intero

| 11/03/2012 | 08:07
In Asia è una leggenda. Kam Po Wong vincitore dell'odierna tappa del Tour de Taiwan è il campione asiatico in carica, ex campione del mondo di scratch nel 2007, nella sua lunga carriera ha vinto in pista e su strada, in volata e in salita. Un emblema dello sport nel continente asiatico, vanta ben quattro partecipazioni olimpiche (Atlanta 1996, Sydney 2000, Atene 2004 e Beijing 2008; per darvi un'idea della sua popolarità all'ultima edizione è stato il portabandiera di Hong Kong) e i suoi successi sono stati incentivi fondamentali per la costruzione del velodromo della città. A due giorni dal suo compleanno, il 13 marzo compirà 39 anni, festeggia il suo secondo successo stagionale, dopo aver conquistato il titolo continentale su strada in Malesia, a Kuala Lumpur. Considerato il campione più importante e più forte del continente asiatico ci racconta la sua vittoria e soprattutto che ciclismo si respira in Oriente.

Cosa ti aspettavi da questa tua prima corsa di stagione? «Prima di partire per Taiwan scherzavo con i miei compagni dicendo: "Tenetemi coperto i primi tre giorni, al quarto ci penso io a farmi un bel regalo di compleanno". Non mi dispiace aver anticipato i tempi (sorride, ndr). Oggi nello strappo più duro una cinquantina di corridori hanno scandito un buon ritmo, io ero tra loro. Il vento che soffiava dal mare agli ultimi 25 km ha facilitato la frattura del gruppo. Nel finale una trentina di secondi sono stati sufficienti a me e agli altri attaccanti per giocarci la tappa. La rampa finale era adattissima alle mie caratteristiche, non potevo sbagliare!».
Sei considerato il corridore asiatico più di successo di ogni epoca… «Lo dicono gli altri, io sinceremente non so se sia vero. Il ciclismo in Asia si è sviluppato tardi ed è ancora molto indietro rispetto a quello europeo. Quello che io ho raggiunto tra qualche decennio non conterà più, almeno lo spero perché significherebbe che i corridori asiatici sarebbero finalmente al livello di quelli che vivono nei paesi culla del nostro sport. Il miglior ciclista asiatico di sempre sarà colui che dimostrerà di avere lo spirito sportivo più combattivo».
Non inizi a sentire il peso dell'età? «In effetti ormai sono uno dei vecchietti del gruppo, per questo sto pensando al ritiro. Entro due anni al massimo appenderò la bici al chiodo. Magari Londrà costituirà il punto finale della mia carriera (Hong Kong può schierare un atleta al via nella prova in linea e, probabilmente, uno nella prova Omnium su pista, ndr). Sinceramente non ho ancora deciso se difendere i colori del mio paese, in nazionale è giusto dare spazio anche ai giovani. Se correrò le Olimpiadi probabilmente concluderò la mia carriera il giorno dopo la gara iridata, se non vestirò la maglia della nazionale potrei decidere di fermarmi anche prima di luglio perché mi piacerebbe molto salire in ammiraglia come allenatore. Vedremo, nel frattempo pensiamo a continuare al meglio questa gara!».

da New Taipei City, Giulia De Maio
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