DI ROCCO: Il nostro lavoro per far crescere i giovani

| 27/02/2012 | 09:22
Intervenuto nel corso della trasmissione “Ultimo Chilometro” in onda su Radio Manà Manà Sport, il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco ha spiegato le recenti disposizioni sull’attività dilettantistica: "C’è troppa pressione da parte di qualche tecnico e di qualche genitore che spinge troppo i ragazzi alle vittorie, ma i ragazzi non devono badare solo a questo: abbiamo deciso di migliorare l’attività giovanile perchè si pretende che i corridori facciano solo strada e questa è una formazione limitata. Ci sono altre discipline come cronometro, mountain bike e bmx che permettono di dare una formazione professionale. Da quest’anno una domenica al mese sarà dedicata alle altre attività al di fuori della strada. Questo è un segnale forte che vogliamo dare: chi fa strada una domenica si ferma per fare attività fuori strada, chi invece corre abitualmente quest’ultimo tipo di specialità la domenica dopo farà la strada. Inoltre, non bisogna mettere fretta a chi cresce, non dobbiamo fare pressioni per far conquistare le vittorie ai ragazzi, anche perchè abbiamo un ottimo numero di bambini e bambine che praticano molte attività collaterali alla strada".
Secondo il presidente l’Italia ha una “fortissima tradizione su strada ma non si è mai data troppa importanza alle altre discipline, quindi è anche per questo il motivo per il quale ci sono così poche strutture: il campo di allenamento di un ciclista era la strada, ma i pericoli sono tanti e soprattutto abbiamo bisogno di diversificare l’attività tra le varie specialità del ciclismo”.
Riguardo la mancanza di velodromi e di piste ciclabili soprattutto nel centro e nel sud d’Italia, il presidente ha auspicato un dialogo con gli enti locali al fine di costruire nuove strutture: “Il ciclismo ha voluto fare sempre da solo negli anni e pensando solo alla strada non abbiamo mai chiesto agli enti locali di intervenire per costruire ciclodromi e velodromi. Noi come Federazione abbiamo disegnato il ciclodromo, che è una sorta di impianto con la strada protetta come se fosse transennata e con un minimo di logistica che avesse un parcheggio biciclette e uno spogliatoio, perchè la doccia del ciclista è nel pullman della squadra e questo non va bene. Inoltre abbiamo il problema della sicurezza, quindi dobbiamo assicurare ai genitori dei bambini e dei ragazzi che praticano ciclismo che possano stare in spazi protetti dalle automobili, insomma devono sentirsi al sicuro. Fino ad oggi abbiamo realizzato 75 di questi impianti, che variano dai 500 metri ai 2 km di strada, purtroppo il Centro e il Sud d’Italia pagano un po’ di arretratezza, ma abbiamo degli impianti a Barletta, a Marcianise e ne stiamo per aprire due in Sicilia. Attualmente, per le regioni che non hanno strutture, si possono fare mountain bike e bmx, che sono attività molto importanti per la formazione dei giovani”.
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