Guariniello risponde al CIO: «La legge doping è perfetta così»
| 19/10/2005 | 00:00 «Concordo con quello che hanno detto Fini e Storace sul fatto che la legge è perfetta così com'è». Anche il pubblico ministero Raffaele Guariniello (nella foto) non ritiene opportuno sospendere o modificare l'attuale normativa antidoping. Secondo il pm torinese, protagonista delle indagini sulla Juventus, «finchè lo sport non riesce a condurre una battaglia seria contro il doping, - spiega a Ign - occorre che intervenga la giustizia ordinaria».
E ricorda: «La giustizia sportiva non ha i poteri penetranti dei quali dispone invece la giustizia ordinaria. Non può, cioè, disporre intercettazioni, perquisizioni o altro, ma si limita ad analisi delle urine o del sangue che da sole sono inefficaci e in passato si sono rivelate inconcludenti». «Se alcuni atleti hanno paura di venire a Torino - conclude il pm - è sufficiente che non si dopino».
Altrettanto duro Pietro Mennea. «Perchè dobbiamo adeguarci al Cio che è un'organizzazione di diritto privato i cui regolamenti sono vincolanti solo per i tesserati e non può in alcun modo condizionare uno Stato?».
Pietro Mennea, ex velocista ed eurodeputato, chiede che non venga toccata l'attuale legge antidoping. E affonda: «Dietro il Cio si nasconde un'associazione di imprese con sede in Svizzera che vuole tutelare interessi di natura commerciale. All'interno del Comitato olimpico - dice Mennea a Ign - non vige neppure il principio di democrazia interna. Del resto, la Convenzione di Strasburgo contro il doping ha chiesto agli Stati membri di darsi una legge comune. L'Italia ha una legge, la Francia anche, altre nazioni si stanno dando da fare. Se il Cio volesse salvare lo sport, dovrebbe spingere in questa direzione, altrimenti - conclude - si salvano soltanto gli interessi delle multinazionali».
Per Mariano Delogu, senatore di Alleanza Nazionale, modificare la legge prima dei Giochi invernali «significherebbe far passare il concetto che doparsi ai vertici dello sport olimpico non è reato. E questo non è possibile».
«Non è il momento per dare un segnale che vada in questa direzione», concorda Francesco Tirelli, esponente della Lega. «Capisco la posizione di Pescante - dice il DS Guido Calvi - ma non c'è modo né tempo per modificare la legge prima delle Olimpiadi invernali, manca la possibilità operativa. Oltretutto, rischieremmo di dare l'impressione che si possa avere una legislazione più moderata su sollecitazioni di istituzioni internazionali. Possiamo discutere di modifiche, ma non ora e non con queste premesse. Io, personalmente, sono contrario all'adozione di sanzioni penali nei confronti degli atleti. Si tratta, in questo caso, di strumenti oppressivi ma non efficaci. Meglio inasprire le pene amministrative: una squalifica di 3 anni, per un atleta, equivale ad un ergastolo».
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