IL CASO. Per il Veneto, la mtb è uno "sport estremo"

| 27/01/2012 | 09:32
Padova. Sempre più bistrattato questo ciclismo e sembra che le nuove regole dei politici, siano contro il popolo appassionato delle due ruote. Dopo la doccia fredda per le regole del nuovo codice della strada, che impone ad ogni ciclista, sia con bici normali, da corsa che con mountain bike, di avere fanalino anteriore e posteriore, campanello e catarifrangenti sui pedali, oltre ad obbligare ogni ciclista a pedalare lungo le piste ciclabili, dove in quel tratto di strada ci siano. Chi vedrebbe Alessandro Petacchi o qualsiasi altro ciclista professionista allenarsi sulle piste ciclabili? Sarebbe un controsenso!! Ecco altra doccia fredda: con una delibera regionale, è giunta da poco, essendo stato deliberato che l’attività del mountain bike fa parte degli sport estremi, chiede all’utente delle “ruote grasse”,  per eventuali incidenti, il costo dei soccorsi, parificando la normale attività sportiva del ciclismo fuori strada agli sport cosiddetti “estremi”. E tutto questo è stato approvato con la delibera regionale 1411 del 6 settembre 2011, e l’attività dell’Mtb viene così calcolata, in qualsiasi tracciato collinare e montano, ad alto rischio. Questo è il motivo che la Regione Veneto, ha deciso di far pagare gli interventi del 118 ai biker che praticano questi sport, che avessero bisogno urgente di soccorso. E questo, non solo per gli agonisti, ma qualsiasi pedalata lungo i sentieri collinari o montani veneti dove ci dovesse essere bisogno di un intervento per incidente. Questo l’elenco degli sport cosiddetti “a rischio”, che è nell’allegato A della delibera regionale: alpinismo con scalate di roccia o con accesso ai ghiacciai; scialpinismo; arrampicata libera; speleologia; parapendio e deltaplano, anche a motore; salti dal trampolino con sci o idrosci; sci acrobatico; rafting; mountain-bike in ambiente impervio; utilizzo a scopo ricreativo di veicoli a motore fuori strada in ambiente impervio. E cosa si intende per “ambiente impervio”? La risposta è stata: “un qualsiasi tracciato che non sia strada o al limite argine di canale” per definizione. E tutto questo sta creando malumore nell’ambiente veneto delle due ruote, in quanto, i gruppi dei soccorritori che di fatto operano in collina o in montagna, si sostengono col volontariato. A detta di chi vive la bici ed il ciclismo è rimasto allibito, in quella che si definisce “Regione del Ciclismo“, prima con accordi a sostegno a manifestazioni di mountain bike spendendo decine se non centinaia di migliaia di euro per eventi dedicati e poi si chieda alle stesse persone di pagarsi il mezzo di soccorso in caso di incidente in bicicletta, creando grande malumore negli ambienti del volontariato e del primo soccorso.

Livio Fornasiero
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COMMENTI
sensazionalismo estremo
27 gennaio 2012 13:41 bubu
I giornalisti del Mattino di padova non si smentiscono... sempre alla ricerca dello scoop che non c'è.

La risposta messa tra virgolette da chi è stata rilasciata?

mtb sport
27 gennaio 2012 18:19 extremo1
Capisco che la mtb è uno sport che presenta i suoi rischi, come d'altronde un po' tutti gli sports, ma quello che non capisco e che una Regione come il Veneto che si vanta di avere piste ciclabili, che reclama la passione per la bici,che promuove manifestazione in tal senso possa aver deliberato una cosa così estrema, non so come definirla.Predica bene e razzola male,"hanno perso le botte e chiedono i turaccioli".Non e' così che si incentiva lo sport. Grazie

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