| 08/12/2011 | 16:27 E' scomparso lontano, di notte, l' altra notte, nella Repubblica Dominicana, Jos Van der Vleuten classe '43, un discreto ciclista olandese degli anni '70. Cosa volete, c' è chi si è innamorato giovane, per affinità elettive, degli scacchisti russi, chi dei calciatori argentini, e chi - come noi - si invaghì invece del ciclismo olandese, quello targato Televizier, irredento e sconsiderato, degli anni '70. E così, non per filo di agenzia, ma con una dignità da elzevirino, non calcistico, vi rammentiamo Jos Van der Vleuten ed il suo non invadente curriculum. Tre successi parziali alla Vuelta, certo, una classifica a punti ancora nella massima corsa spagnola nel '66, qualche affermazione in corse a tappe minori, una cronometro a squadre al Tour '67, con Njidam De Roo Karstens Zilverberg, tutta gente a cui abbiamo dato letterariamente del 'tu'... Ma vi ricordiamo ancora di più quel Mondiale 1967, ad Heerlen, in Olanda, casa 'orange', quello che in una fuga sontuosa con il suo capitano Janssen, lo spagnolo Saez ed il nostro Motta, avrebbe invece sancito il primo clamoroso exploit iridato di un giovane belga di cognome, anzi di nome, Merckx. Bene, all' attacco con i Grandi Campioni, quella domenica di agosto, Van der Vleuten sembrava la vittima destinata ad ogni salita. Si staccava puntualmente, per poi rientrare ad ogni discesa. E tutto, il cuore oltre l' ostacolo per aiutare, una tirata ancora una trenata in più, il suo leader designato Jan Janssen... Solo quinto, ovviamente, in quello sprint. Quinto, per distacco, a ruota dimessa, dietro a Merckx, Janssen, Saez e Motta. Quinto, e non per molto, e non per sempre, se non per noi, purtroppo. Perchè un antidoping positivo l' avrebbe rimosso anche da quella gerarchia onorevole. Ma non da un giudizio di fondo affettuoso. E non solo per il tempo irrimedibilmente scaduto.
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