| 08/08/2005 | 00:00 Mentre stiamo attendendo il primo successo in terra italiana del velocista della Ceramiche Panaria Navigare, Paride Grillo, ecco che il corridore comasco, riesce a regalare alla nutrita schiera dei suoi tifosi, il secondo successo stagionale, raccolto nel corso del Giro della Danimarca, che sta vedendo come unico e formidabile protagonista, Ivan Basso.
Finalmente Paride! Dopo tanti, forse troppi piazzamenti, è arrivato questo successo.
«È un successo che mi riempie di gioia. Non nascondo che i piazzamenti scocciano pure me. Per questo motivo, è da un po’ di tempo che sono teso come una corda di violino».
Anche al Brixia Tour, prima il tuo compagno Bongiorno e poi Napolitano sono riusciti ad avere la meglio su di te.
«Non per cercare giustificazioni, ma al Brixia c’era da pensare soprattutto a Sella che era riuscito ad entrare in classifica già nella prima frazione. Io sono uno che un salita si difende ed era giusto che la squadra contasse anche sul mio apporto. Ovvio poi, che al momento dello sprint, ci fosse qualcuno che si era un po’ più risparmiato che ne traesse le conseguenze».
È stata una volata difficile?
«Diciamo che non c’era un treno vero e proprio e ne è uscito uno sprint un po’ anarchico. Mi ricordava le volate del Tour Down Under dello scorso gennaio. Io e Brown eravamo d’accordo di provarci, ognuno per proprio conto. Ai trecento metri è passato in testa ed io mi sono messo alla sua ruota. Un po’ più avanti sono uscito sulla destra ed ho tenuto sino a sotto lo striscione».
Adesso, ti aspetteremo vincitore anche in Italia?
«Spero anch’io. Comunque questa è una corsa molto sentita, con una incredibile affluenza di pubblico sulle strade».
Senz’altro è una vittoria che ti ha innegabilmente impreziosito. Sei da considerare un oggetto del mercato ciclistico?
«Ho avuto dei contatti e delle richieste. Sono però legato da un contratto di due anni con il team gestito dalla famiglia Reverberi. Con loro mi trovo veramente a mio agio. Mi fanno crescere senza pressione addosso. Bisogna avere pazienza. Il calendario che svolgiamo è di tutto rispetto con il Giro e le prove Pro Tour della Gazzetta. Inutile allora correre dei rischi inutili e chiudere il contratto anzitempo. Crescerò ancora e poi si vedrà».
Roberto Sardelli
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