CASO BERRUTI-PANTANI. La polemica continua

| 10/05/2011 | 09:28
Il caso Berruti-Pantani continua a far discutere. E va avanti a suon di botta e risposta. Dopo l'intervista pubblicata la scorsa settimana da Tuttosport, cui ha fatto seguito la replica della Fondazione Pantani, il collega Paolo Vibertio è tornato nuovamente a scrivere e la Fondazione nuovamente a rispondere. Vi proponiamo entrambi gli interventi.

Fondazione Pantani ancora un autogol

LA FONDAZIONE Pantani ieri ha preso posizione in merito alle affermazioni che Livio Berruti aveva rilasciato giorni fa a Tuttosport e nelle quali lo stesso olimpionico di Roma 1960 definiva il Pirata un "eroe  negativo".
Rispettiamo la posizione della Fondazione dedicata a  Marco, anche se essa — oltre a osare di mettere clamorosamente in dubbio   l'oro dello stesso Berruti — ipotizza dietrologie sulla scelta dei temi  e dei modi del nostro servizio, come se ancora una volta il povero Marco fosse vittima di un complotto, proprio lo stesso concetto che condannò lo scalatore più forte degli ultini vent'anni di ciclismo.
Prendiamo atto di tutto, non senza dolercene: anche nel '99 l'entourage  di Pantani fu assai avvolgente nel voler giustificare in toto  l'atteggiamento vittimista del campione. E gli fece tanto male.
In  merito all'intervista a Berruti, è nostro dovere registrare quello che  accade, dando voce a chi non la pensa come la massa, soprattutto se è  personaggio al di sopra di ogni sospetto. Questa è democrazia. Il nostro rispetto per Marco è provato da fatti inconfutabili che qualsiasi  amante di internet può recuperare in rete. Parlare ancora oggi di  dietrologie anti-Pirata è sconfortante. Rispettiamo il dolore, ma che autogol quelle illazioni gratuite...
Paolo Viberti, da Tuttosport

La risposta della Fondazione Pantani
Egr. Dr. Paolo Viberti,
nessuno ha mai dubitato che la libertà di manifestazione del pensiero rappresenti un principio cardine del nostro ordinamento democratico, così come nessuno ha mai avuto la benché minima riserva in ordine alla positività ed all’importanza sociale del dissenso, della discussione e della critica.
Ciò che invece si ritiene ingiustificabile ed intollerabile è pensare di poter impunemente sacrificare, nel nome di quello che lei testualmente definisce come dovere di “…registrare quello che accade, dando voce a chi non la pensa come la massa, soprattutto se è personaggio al di sopra di ogni sospetto…”, diritti e libertà egualmente riconosciuti o comunque derivati dalla Carta Costituzionale. E’ singolare doversi trovare nella condizione di dover ricordare ad un giornalista di rango e colto come Lei che la libertà d’espressione non è incondizionata, ma soggetta ad alcuni limiti, essenzialmente finalizzati a tutelare altri diritti e libertà di eguale rango costituzionale, come ad esempio, in relazione all’episodio che ci occupa, l’onore e la reputazione.
Si rimane altrettanto perplessi di fronte alla necessità di doverle rammentare che nel nostro ordinamento la legittimità dell’esercizio del diritto di cronaca, così come quello di critica, è condizionato anche al rispetto della verità storica.
E la verità storica di quella tappa del Giro d’Italia del 30 Maggio 1999, Racconigi/Santuario di Oropa, è che essa ha esclusivamente rappresentato uno straordinario evento sportivo, come tale consegnato alla storia del ciclismo mondiale.
In relazione ad essa non fu mai attivato alcun tipo di indagine, né dalla giustizia ordinaria, né da quella sportiva.
E’ questa, egregio Dr. Viberti, la verità storica con cui ognuno di noi, nessuno escluso od eccettuato, deve necessariamente confrontarsi.
Nel nostro ordinamento democratico, quello, per intenderci, anche da lei richiamato, pare che non sia consentito effettuare ricostruzioni, analisi, valutazioni tendenti ad affiancare e precedere attività di polizia e magistratura, indipendentemente dai risultati di tali attività, figuriamoci quando tale attività, come in relazione alla suindicata tappa di Oropa svoltasi quasi dodici anni fa, non è mai esistita.
In quest’ottica è così difficile per lei comprendere che il Sig. Livio Berruti, con quelle affermazioni,  ha autonomamente prospettato, esclusivamente sulla base di una sua personale “percezione” dell’andamento di quella tappa (come tale non verificabile e dimostrabile oggettivamente) e non sulla scorta di dati emergenti da indagini ufficiali(che, lo si ribadisce, mai si attivarono in relazione ad essa), una rilettura in chiave colpevolista di quell’evento sportivo, riconducendo l’esito vittorioso ad “..un aiuto..”? Questo per lei, utilizzando le sue stesse parole, non sarebbe un “…osare di mettere clamorosamente in dubbio…? Ce ne spiegherebbe cortesemente la differenza?
Le risulta così difficile comprendere che, assecondando questo approccio, completamente slegato da qualsiasi aderenza a riscontri oggettivi ed ufficiali, si spalancano le porte per la messa in discussione di tutti i successi sportivi, a prescindere da chi ne sia stato l’autore e dallo sport di riferimento, ritenuti da un qualcuno di turno soggettivamente “eccezionali” e, come tali, inevitabilmente riconducibili ad “..un aiuto..”?
E le è così ostico comprendere che un eventuale attecchimento di quel censurato modo di pensare potrebbe produrre danni irreversibili non solo al passato, ma anche al presente di ogni sport, aprendo la strada a “riscritture” personali ed arbitrarie di personaggi ed eventi?
Sembrerebbe di sì…
Le risparmiamo ogni commento su quanto da lei sostenuto in relazione alla dietrologia, alla tesi del complotto, all’entourage di Marco Pantani nel 1999, etc etc, argomenti privi di rilevanza rispetto alla vicenda che ci occupa ed utilizzati esclusivamente per tentare di deviare l’attenzione da quello che è stato il tema centrale trattato nella nostra risposta, ovverosia il ciclismo e lo sport in generale.
Quanto al dichiarato rispetto per Marco, indubitabile rispetto al passato, ci consenta di avere qualche riserva dopo questo episodio, soprattutto dopo la lettura della suo intervento.
Desidereremmo conclusivamente ringraziarla per aver finalmente dato il congruo e giusto spazio (così come sollecitato nella parte conclusiva del nostro comunicato del 7 Maggio u.s.) a problematiche similari (ci riferisce alla piaga del doping) che, in passato, hanno investito anche altri sport ed istituzioni, realizzando ciò attraverso il ricorso al termine “autogol”, chiaramente mutuato dal gergo calcistico, utilizzato per descrivere, dal suo punto di vista, la presa di posizione della Fondazione. Non è chissà che cosa, ma è pur sempre un inizio……..
Questa è una deriva che va fermata e per tale motivo continueremo a far sentire la nostra voce, anche nell’ipotesi, ovviamente non auspicata, di silenzio degli enti ed associazioni cui compete istituzionalmente la tutela e la difesa dei predetti principi e diritti.
Questa è la democrazia Dr. Viberti…

Fondazione Marco Pantani
Cesenatico, 9 maggio 2011

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COMMENTI
Brutte figure per tutti...
10 maggio 2011 10:09 superpiter
e adesso la contro contro replica.... alè.. ma non è meglio stare un po' zitti?

Mhaaa..
10 maggio 2011 10:17 The rider
Io sono sempre e comunque per la libertà di opinione, di pensiero e di stampa.
L'importante che non si trascenda in offese e insulti, ma non credo sia questo il caso.

Ponti M.

Finiamola di demolire l' anima del pirata che è in tutti i suoi tifosi!
10 maggio 2011 12:22 GRIMPEUR82
Non ci convincerete mai che avete ragione e che quel 5 giugno maledetto andò tutto liscio..Tuttosport è ormai diventato un pezzo di carta buono solo per pulirsi il deretano!
è ora di finirla di infangare anche ex post la memoria del campione più popolare e genuino degli ultimi decenni..lui era davvero come afferma Mura in maniera esemplare interprete di un ciclismo perduto e fossile, uno vero, che correva a sensazioni, un istintivo ed impulsivo...ora i campioni dello sport sono superdivi che scimmiottano certi falsi idoli della tv..

Ha pienamente ragione Viberti
10 maggio 2011 14:03 pickett
Nei confroni di Pantani,non ci fu alcun complotto;anzi,si tentò in tutti i modi(anche molto discutibili)di aiutarlo.Potrei fare un lungo elenco di favoritismi verso Pantani e di discriminazioni nei confronti di altri atleti dopati(E ANCH'ESSI MAI RISULTATI POSITIVI ALL'ANTIDOPING).La fondazione Pantani,ostinandosi a negare l'evidenza,forse non si rende conto di nuocere alla memoria del Pirata,rischiando di renderlo antipatico.E comunque,che colpa aveva Viberti delle parole di Berruti?Ci mancherebbe che un giornalista non fosse neppure + libero di raccogliere e pubblicare un'intervista.

Per Pickett
10 maggio 2011 16:43 froome
La discussione non verte su un eventuale complotto, ma sulla tappa di Oropa. Se un'impresa sportiva viene messa in discussione, allora si può mettere in dubbio tutto. A questo punto potrei mettere in discussione la vittoria di Berruti alle Olimpiadi di Roma dove forse non esisteva neanche l'antidoping.

Basta Pickett...
10 maggio 2011 17:36 GRIMPEUR82
pickett la finisca di sparare ca...te!
Addirittura fa il servo dei poteri forti...mai e poi mai Pantani ha ricevuto favoritismi in tutta la sua carriera, le sue vittorie sono state sudate che più non si potrebbe, lui è stato capace di risvegliare l\' amore verso questo sport correndo senza fronzoli, con entusiasmo, seguendo l\' istinto di scalatore puro.
Non mi ricordo, se non proprio quel maledetto Giro 99 un GT in cui lui abbia avuto un percorso congeniale alle sue caratteristiche, quella volta lo Zoncolan, il Finestre e il Plan de Corones non erano minimamente nella geografia del Giro..
Finiamola di prostrarci verso chi ha contribuito in maniera ignominiosa ad uccidere col sospetto persecutorio una leggenda sportiva come Marco Pantani, è diventato debole e sofferente anche grazie all\' aiuto di certi media..

Bravo grimpeur
11 maggio 2011 08:13 cargoone
Hai ragione, sono anche dell'idea che molti giornalisti si siano riempiti la bocca e le loro pagine,col nome di Marco. Prima delle sue imprese e poi dei sospetti, dei sui problemi, della sua sofferenza e della sua scomparsa....già della sua scomparsa. Mi sembra ieri, l'ultima volta che lo incontrai vicino a casa mia e mi fece un sorriso. Tu Marco, Wouter, Fabio....vegliate su noi amanti del ciclismo. Quanto a Berruti.....non vale la pena commentare....

Chiedete a Figueras
11 maggio 2011 13:51 pickett
Chiedetegli se ritiene giusto aver visto il Giro 2002 in tv,squalificato nell'ambito della stessa inchiesta che vedeva coinvolto Pantani.A cui,però,il processo venne graziosamente spostato per consentirgli di partecipare al Giro e di salvare la carriera.Poi gli fu comminata una ridicola squalifica da scontare in inverno...Tanto per fare un esempio.

Putroppo..
11 maggio 2011 15:58 GRIMPEUR82
La carriera di Marco non fu affatto salvata da quel provvedimento per niente equo cui allude Pickett..purtroppo un male ben più terribile lo avevo dilaniato e consunto, un taedium vitae, amplificato dalla sostanza più demoniaca, la coca..
Ormai domare quel mostro infernale era impossibile, e Marco ne era consapevole, lui avrebbe tanto voluto farlo fuori, e tornare ad essere un corridore vero, e tornare a farci sognare, con il suo talento e carisma innato ; gli ultimi preziosi frammenti li abbiamo avuti nel crepuscolare Giro 03, nelle tappe dello Zoncolan, nel tappone piemontese di Valle Varaita ( che tenerezza e compassione faceva vederlo rannicchiato per terra nella caduta condivisa con Garzelli..)e nell\' ultimo splendido volo delle Cascate del Toce, quando venne fagocitato dal tiranno delle caramelle \"balsamiche\"..
Ci manca un campione sportivo così genuino, semplice e carismatico, privo di ogni costruzione mediatica forzata, la sua popolarità era indiscutibile ed incomfutabile!
W MARCO PANTANI PER SEMPRE!!!

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