Sono
un cretino. Comincerei con questa doverosa ammissione, perché mi ostino
a pensare che il problema più vero e più serio, l’unico di questo
inizio, si chiami Contador. Non a caso, qui il giornalismo d’apparato
bellamente lo ignora, come le domestiche furbastre che scopano la
polvere sotto il tappeto. Eppure insisto: può o non può, deve o non
deve Contador correre il Giro? Specifico ancora meglio per chi fosse in
vacanza a Dubai e si fosse perso le puntate precedenti: è giusto che il
campione spagnolo - pescato all’antidoping dell’ultimo Tour e subito
entusiasticamente assolto dall’allegra giustizia sportiva del suo
Paese, ma ora di nuovo sotto processo Tas (massimo tribunale sportivo)
per il pronto ricorso della federazione internazionale - è giusto sia
qui al Giro, in questo Giro che ha lasciato fuori tutti gli indagati
delle inchieste in corso?
La mia opinione ha già due dita di muffa sopra, perché l’ho espressa il
giorno stesso dell’assoluzione spagnola: no, Contador non dovrebbe
stare al Giro perché rischia seriamente di vincerlo e seriamente di
rovinarlo subito dopo, se nel processo d’appello fissato agli inizi di
giugno gli arrivasse la condanna. Avremmo un vincitore subito
dichiarato dopato, benchè in un’altra corsa: comunque, sarebbe un Giro
sfregiato.
In ogni caso è meglio se ci mettiamo il cuore in pace: nonostante i
silenzi ruffiani dei vari minculpop, la questione incomberà sulla corsa
rosa fino alla fine. Voglio proprio vedere come faremo a raccontare
l’eventuale – probabilissima – impresa di Contador senza citare
doverosamente le sue grane giudiziarie. Così, tanto per non farci mai
mancare il risvolto scabroso e imbarazzante del bel gioco…
A me personalmente sembrava che le ragioni del buon senso fossero
solari. Poi però, a forza di approfindire, mi sono accorto che questa
di Contador è una questione molto singolare. Diamine, hanno ragione
tutti. Ha ragione lui, che dice: mi hanno assolto in primo grado,
perché non dovrei correre? Ha ragione il suo datore di lavoro Bjarne
Riis, con tutti i soldi che ci ha investito sopra, quando dice: per me,
sentenza alla mano, Contador è pulito e non vedo motivi per lasciarlo a
casa. Ha ragione l’Uci, che dice: non abbiamo strumenti per fermarlo,
noi possiamo solo appellarci al Tas, come abbiamo fatto, sperando che
ai primi di giugno lo condannino. Ha ragione il patron rosa Zomegnan:
non ho armi per lasciarlo fuori, è un dopato assolto dalla sua
giustizia, io posso solo fare qualche pressione sulla squadra perché lo
fermi a titolo precauzionale, ma se la squadra non lo fa… Hanno ragione
le squadre avversarie, che come dice Amadio della Liquigas: “Io posso
guardare solo alla correttezza e alla trasparenza in casa mia, difatti
ho lasciato a casa Da Dalto perché sotto inchiesta. Non posso decidere
per gli altri team”.
Sì, davvero: più ascolto quel che si dice in Giro, più mi accorgo che
su Contador tutti hanno perfettamente ragione. Devo dire che il
fenomeno non è nuovo, nel ciclismo degli ultimi anni. Su mille
scandali, in linea di ragionamento, tutti hanno sempre ragione. Il
simpatico risultato l’abbiamo sotto gli occhi. I direttori di giornali
e televisioni faticano sempre di più a concedere un po’ di spazio a
questa grandiosa disciplina. I tifosi faticano sempre di più a capirci
qualcosa. La gente comune fatica sempre di più ad innamorarsi del
campione ciclista. Voglio vedere chi riesce a negarlo: purtroppo hanno
ragione anche loro, soprattutto loro.
PAROLE COME PIETRE
Secondo tradizione, anche a questo Giro è tutto uno scartabellare per
riesumare frasi storiche di ciclisti, giornalisti e scrittori. Per una
volta voglio seppiarmi anch’io, inaugurando uno spazio fisso in questa
mia rubrica. Riproporrò giornalmente una frase che magari non figura
sui sacri testi, ma che indubbiamente ha segnato in qualche modo
l’epopea del ciclismo. Comincio da una frase che non dimenticherò mai.
«Se Tafi vince la Parigi-Roubaix, mi taglio una mano»
(Cristiano Gatti, alla vigilia della Parigi-Roubaix 1999. Il giorno dopo, Andrea Tafi vinceva la Parigi-Roubaix)
Cristiano sono Walter, grazie a t, al MegaDirettore Stagi e a Costa posso seguire il Giro da vicino.Tanta nostalgia, ma anche un velo di tristezza: hai perfettamente ragione: è un ciclismo finto, ipocrita, ingiusto. Perché Contador sì e Bruseghin no? Bravissimi continuate così, vi seguo con affetto.
7 maggio 2011 19:46limatore
l'inizio è stato degno, il resto lascia a desiderare. Meno male che il ciclismo non è in mano ai giornalisti, quelli che negli anni "60" facevo le lodi dei dottoroni e ora si metterebbero al disopra delle regole. le prime tre parole sono lapidari....
7 maggio 2011 20:56Legend
Gatti lascia perdere, sei solo un esibizionista da quattro soldi!
MA SU ZOMEGAN.......................
7 maggio 2011 21:22kbs
Ha ragione il patron rosa Zomegnan:
non ho armi per lasciarlo fuori, è un dopato assolto dalla sua
giustizia, io posso solo fare qualche pressione sulla squadra perché lo
fermi a titolo precauzionale, ma se la squadra non lo fa… Hanno ragione....SECONDO ME ZOMEGNAN PUR DI AVERE CONTADOR AL GIRO AVREBBE FATTO QUALSIASI COSA!!!!!!! NON PRENDIAMOCI PER I FONDELLI!!!!
Si Deve partecipare
8 maggio 2011 09:57tanev
deve partecipare ConTADOR COME AVREBBERO DOVUTO PARTECIPARE TUTTI compreso Pantani nel 1999 che avrebbe dovuto terminare il Giro.
Pelizzotti, De Bonis, Caucchioli fermi senza motivo come quelli che fermavano per il famoso metodo australiano ormai nn piu utilizzato.La caccia alle streghe fa parte della storia medioevale ma nel ciclismo esiste ancora. Contador aveva un valore 5 milioni di volte inferirore a quello che da effettivo vantaggio. Smettiamola noi del ciclismo ad essere autolesionisti per interesse di cortile.
Il doping deve essere CERTO non SUPPOSTO.cordiali saluti
SENZA ATTRIBUTI
8 maggio 2011 10:30roby2010
x corridori, ragazzi tirate fuori gli attributi e siate tutti uniti e mandate a ca.......re tutti non accettate tutte queste regole di me........(fate come i calciatori) vogliono sputtanare questo sport cosi i sponsor se ne vanno nel calcio non avete ancora capito...
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