
Conosciamo meglio Nicola Ruffoni, portacolori del Team Idea Fastweb Conad Body Spring, che in questo inizio stagione nelle corse per dilettanti è sempre tra i primi.
Cosa si può dire di Nicola Ruffoni? «Che è un ragazzo di vent’anni, un tipo socievole, a cui piace la compagnia, uno che stringe facilmente amicizia, insomma uno “alla buona”».
Cos’altro? «Vivo a Castenedolo (BS) con mamma Claudia, papà Ivan e Marco, mio fratello tredicenne che gioca a calcio, ha corso in bici per un breve periodo, ma ha capito ben presto che è dura e ha preferito smettere. Sono diplomato “operatore agro ambientale”, da quando ho finito le superiori mi dedico completamente alla bici».
Come ti sei avvicinato al ciclismo? «Un giorno di una decina di anni fa, mentre stavo dando una mano a pulire la soffitta di casa dei nonni, ho scoperto una vecchia Vianelli da corsa. Ho cominciato a uscire in sella a questa bici arrugginita con mio zio Mauro, molto appassionato di due ruote (e parente dell’ex professionista della Ceramica Flaminia Maurizio Varini, ndr). Qualche tempo dopo mentre ero in bici ho incrociato alcuni ragazzi della Monteclarense, che mi hanno proposto di correre con loro. Dopo qualche giorno ero a tutti gli effetti un corridore, con divisa del team e soprattutto una bici senza ruggine…».
Prima hai praticato altri sport? «Scherzi? Ero un “ciccione”, non avevo mai svolto attività fisica. Quando ho iniziato ero sovrappeso di 15 kg. Ho iniziato a correre da esordiente primo anno, solo per passione, poi allenandomi seriamente ho perso peso e da allievo ho iniziato a raccogliere i primi risultati».
A parte pedalare, che fai nella vita? «Dopo gli allenamenti lavoro nell’azienda di abbigliamento d’alta moda di famiglia. Non ho hobby particolari, ma mi piacciano gli animali, soprattutto i cani, ne ho venti. Li curo, vederli crescere è una soddisfazione, un po’ come per un ds coi suoi corridori. Dalla terza domenica di settembre vado fisso a caccia, vera passione di famiglia; mi diverte vedere i miei cani prendere i selvatici…».
Che corridore sei? «Sono un velocista, non puro. Per intenderci non sono un corridore alla Guardini, che riesce a vincere tante gare all’anno; ma un atleta abbastanza completo, che tiene bene nelle salite corte».
Su quali terreni potresti migliorare? «Dappertutto».
Quali sono i tuoi idoli sportivi? «Paolo Bettini, lui su tutti. Quando correva, comandava la corsa. Anche se non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, per me è l’incarnazione del “vero corridore”».
Come ct come lo vedi? «Credo sia la persona giusta al posto giusto. Diamogli un paio di anni per prendere le misure con questo nuovo ruolo e sarà anche il momento giusto per lui per raccogliere dei buoni risultati».
L’anno scorso correvi per la Gavardo Tecmor, quest’anno invece sei passato al Team Idea. Come mai questa scelta? «Nelle due stagioni trascorse alla Gavardo mi sono trovato benissimo, ma quest’anno ho sentito la necessità di fare un salto di qualità. D’accordo coi miei genitori, ho scelto di entrare a far parte di una squadra più strutturata, che mi potesse offrire la possibilità di emergere più facilmente. Il tempo mi dirà se ho fatto la scelta giusta o meno…»
Hai iniziato bene la stagione: 4° a Parabiago, 4° a Melzo, 8° a Limito, 5° a Buscate. Cosa credi ti sia mancato fin’ora per vincere? «Allenandomi sia per andar bene in volata che per tenere in salita, non sono riuscito ad avere la meglio nelle grosse volate di gruppo. Non ho effettuato allenamenti specifici per affinare il mio spunto veloce, altrimenti una corsa penso l’avrei già portata a casa. Prossimamente disputerò gare più selettive rispetto a quelle affrontate nelle settimane scorse e cercherò di tener duro sugli strappi per poter dire la mia in volate ristrette».
Quando arriverà la vittoria? «Come tutto, anche la vittoria arriva quando meno la si aspetta. Al momento forse sono un po’ troppo teso, mi faccio una sorta di “autopressione” vedendo gente della mie età che passa professionista e fa grandi cose, penso alla mia difficoltà a finalizzare. Sono convinto che bisogna passare quando si è maturi, ma il tempo passa…Speriamo di sbloccarci presto».
A cosa punti nel tuo terzo anno tra gli Under? «A ricevere una convocazione per il mondiale, fare da gregario in maglia azzurra sarebbe proprio un bel traguardo».
Sogni di passare professionista come tutti i tuoi colleghi? «Si, ma non solo. Una volta passati professionisti bisogna andare forte, se no tanto vale…».
Giulia De Maio