Gazzetta. Patron Becca: Team Leopard vincente in tutte le corse
| 07/01/2011 | 16:22 Per il ciclismo, almeno quello professionistico, è quasi uno sconosciuto. Ma lui conosce molto bene il ciclismo. Lo conosce dal 1970: da quando, all’eta di 8 anni, comincia a praticarlo nella squadra Le Guidon di Alzingen. Lui è Flavio Becca, 48 anni, nato in Lussemburgo ma di sangue italiano, grande capo del team Leopard. Il padre, Aldo, emigra da Foligno nel 1954. Comincia come ferroviere e col tempo diventa costruttore edile. Dopo pochi giorni di lavoro, promuove il figlio: da impiegato a socio al 50%. L’attività lavorativa si evolve fino al campo immobiliare e a quello alimentare. Flavio Becca diventa padrone della Quick, il McDonald’s locale, e importa prodotti italiani di alta qualità, da Lavazza a De Cecco. Il cerchio, immobiliare-alimentare, si chiude con una forte amicizia con Auchan. Marchi che comunque, almeno per ora, non appaiono sulla maglia del team.
SPORT. Nel mondo dello sport Becca entra come presidente del F91 Dudelange, l’Inter del Lussemburgo (otto «scudetti» vinti negli ultimi 11 campionati). E si avvicina al motociclismo, tanto che attualmente aiuta Giampiero Sacchi nell’allestimento di un team di Moto2 con Simone Corsi e Mattia Pasini. Voci dicono che non sia lontano da uno sbarco in Formula 1, magari a fianco della Renault: ma per ora lui smentisce. Intanto è diventato padrone della Leopard Trek, squadrone che prima ancora di cominciare l’attività figura in testa alla classifica mondiale Uci. Il budget annuale dovrebbe essere di circa 15 milioni di euro, ma su questo le bocche sono cucite. Signor Becca, come nasce questa squadra? «Sono amico dei fratelli Schleck e del loro papà. Condividiamo la grande passione per la caccia. Sono stati loro a propormi di creare questa struttura e non mi sono lasciato scappare l’opportunità». Entra dalla porta principale nel ciclismo. Solo per una questione d’amicizia? «Entro nel ciclismo, uno sport che mi piace moltissimo, per una questione di cuore. Nel 1976, a 14 anni, sono andato in bici a vedere il Mondiale al Nürburgring. Presi una tale cotta che mi ricordo ancora adesso di quanto stessi male. Vidi Moser, il mio idolo, perdere da Knetemann per pochi centimetri e mi misi a piangere. Il cuore mi porta anche a fare qualcosa per il Lussemburgo che non sia solo business e finanza. Però questa è anche una squadra che ha profonde radici italiane. Il numero uno nel suo settore, Luca Guercilena (allenatore e d. s., ndr), è italiano ed è nostro». Come si è sviluppata l’idea Leopard? «Il primo passo pratico è stato parlare durante il Giro di Svizzera con Kim Andersen, che ora è il nostro team manager. Lo volevo e gli ho chiesto di informare subito Riis (il team manager della Saxo, di cui Andersen era d. s.; ndr) per spiegargli la situazione. Andersen è stato onesto e quindi mi ha ferito sentire la bugia che Riis lo aveva licenziato». Che cosa l’affascina di questo sport? «Lo possono praticare tutti, alti e bassi, giovani e vecchi; lo possono praticare la famiglie intere; lo puoi fare con gli stessi mezzi, lo stesso abbigliamento e sulle stesse strade dei campioni». Che idea si è fatto finora del ciclismo professionistico? «Ci sono due problemi da combattere. Il primo è il doping, ma più di quello che si sta facendo non si può fare. Anche la giustizia non funziona tanto bene: come è possibile che non si sappia ancora chi ha vinto il Tour 2010? Il secondo è la mancanza di professionalità con cui alcune squadre vengono gestite». Quale corsa vorrebbe vincere subito? «La Roubaix, perché fino all’ultimo metro non sai mai come andrà a finire. Credo che con Cancellara siamo messi bene. Però saremo competitivi in tutte le corse». Come si arriva al successo? «Con il lavoro duro. Io comincio alle 7 e finisco alle 23. Sono preciso, meticoloso. Dicono che lavorare con me non sia facile perché voglio sapere tutto. Da qui non esce nulla senza il mio visto».
da La Gazzetta dello Sport a firma di Claudio Ghisalberti
Nel mondo dello sport Becca entra come presidente del F91 Dudelange, l’Inter del Lussemburgo (otto «scudetti» vinti negli ultimi 11 campionati). E si avvicina al motociclismo, tanto che attualmente aiuta Giampiero Sacchi nell’allestimento di un team di Moto2 con Simone Corsi e Mattia Pasini. Voci dicono che non sia lontano da uno sbarco in Formula 1, magari a fianco della Renault: ma per ora lui smentisce. Intanto è diventato padrone della Leopard Trek, squadrone che prima ancora di cominciare l’attività figura in testa alla classifica mondiale Uci. Il budget annuale dovrebbe essere di circa 15 milioni di euro, ma su questo le bocche sono cucite.
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