Simoni e 600 mila euro che mancano...

| 25/06/2005 | 00:00
Si sarebbero presi i primi grossi guadagni nel ciclismo di Gilberto Simoni. Per questo il pubblico ministero Alessandra Liverani ha notificato nei giorni scorsi il deposito degli atti e la chiusura delle indagini a Luigino Mores, 64 anni di Arsiè (Belluno) e a Luigi Carnio , 62 anni di Valdobbiadene (Treviso). Per entrambi l'accusa è di appropriazione indebita. Si sarebbero impossessati di 600 mila euro affidati a Mores da Simoni. Si trattava dei soldi incassati dal campione di Palù di Giovo come sfruttamento della propria immagine per il 2000 e il 2001. A quell'epoca Simoni correva per la Lampre Daikin e aveva iniziato a incassare somme molto forti. Si era rivolto a Mores per incassare i proventi della propria attività all'estero, lontano dal fisco italiano. Per questo è stato costruito un complesso sistema di società fiduciarie con sede a Madera, una sorta di porto franco portoghese. Simoni firmò nel 1999 con Mores un contratto di esclusiva per lo sfruttamento della propria immagine valido fino al 2005. Secondo questo accordo, Mores doveva gestire una fiduciaria con sede a Madera, la Cristal Waters, che serviva a custodire i guadagni di Simoni. La società formalmente risultava di proprietà di altre due fiduciarie. Questo complesso sistema veniva usato per gestire il denaro senza che si potesse risalire all'effettivo proprietario. Mores era stato nominato amministratore della società insieme a un uomo di fiducia di Simoni, il commercialista veneto Innocente Castellan. In un primo tempo, però, i guadagni di Simoni venivano versati dalla Lampre Daikin, tramite due sue società, la Pro-Cycling e la Intercycling, presso una fiduciaria di Madera di proprietà di Mores, la Blanconero. Poi, a partire dalla primavera del 2000, sono iniziati i versamenti nei conti della Cristal Waters, a Madera e in una banca di Matrei, in Austria. Su questi conti correnti potevano inizialmente operare solo Mores e Castellan, in qualità di amministratori della Cristal Waters. Poi Mores è riuscito a escludere l'uomo di fiducia del campione inviando a Madera una nota con cui informava di essere diventato l'unico amministratore della società. A questo punto, secondo quanto sostiene la Procura della Repubblica, Mores avrebbe avuto mano libera sul contenuto dei conti correnti e avrebbe prelevato nel giro di due anni circa 600 mila euro. Dal Canto suo Simoni avrebbe prelevato in questo periodo circa 200 mila euro, sempre tramite Mores. Il rapporto tra i due si è guastato con l'andare del tempo. A fine 2001 Simoni ha cambiato squadra ed è passato alla Saeco. A questo punto Mores gli ha fatto causa chiedendogli due milioni e mezzo di euro per la rottura dell'accordo sullo sfruttamento dei diritti di immagine. Poco dopo Simoni ha denunciato Mores e la Blanconero per truffa e appropriazione indebita. Nei giorni scorsi la Procura di Trento ha chiuso l'inchiesta scaturita dalla denuncia di Simoni. Secondo l'accusa, Mores si sarebbe intascato i soldi versati sui conti della Cristal Waters. Secondo la Procura, il faccendiere approfittando del fatto che aveva mano libera in qualità di amministratore unico della Cristal Waters trasferiva i soldi dal conto di questa società a quello della sua Blanco Nero, nella stessa banca di Matrei. Poi Mores avrebbe prelevato i soldi in contanti. La somma poi è sparita nei mille rivoli delle attività dell'uomo d'affari veneto che risulta intestatario di decine di società a Madera e in altri paradisi fiscali. Nel quadro accusatorio, Carnio avrebbe avuto un ruolo di secondo piano. Si sarebbe prestato a dichiarare di aver ricomprato da Simoni le declaration of trust che attestano la proprietà della Cristal Waters. Mores e Carnio , infatti, si sono sempre difesi sostenendo di aver restituito a Simoni tutti i soldi. «Abbiamo restituito 413 mila euro a Simoni in un incontro a Borgo Valsugana, il 6 aprile del 2002», hanno detto nel corso dell'interrogatorio davanti al pm Alessandra Liverani. I due, difesi dagli avvocati Cristiano Conte e David Santodonato del foro di Roma, sostenevano di aver già anticipato a Simoni circa 200 mila euro e di aver liquidato del tutto il campione di Palù di Giovo nell'incontro di Borgo Valsugana. In quel momento i due avrebbero dato a Simoni i 413 mila euro e in cambio avrebbero ottenuto i certificati trust che provavano la proprietà della società Crystal Water, che sfruttava l'immagine di Simoni. I due hanno mostrato al pubblico ministero le fotocopie di questi documenti. Questa ricostruzione non ha convinto il pubblico ministero perché non c'era nessuna ricevuta firmata da Simoni. L'unico documento che proverebbe questo passaggio dei certificati di trust sarebbe una dichiarazione spedita alle autorità di Madera in cui Carnio afferma di averli acquistati per 413 mila euro. Simoni, ovviamente, ha sempre sostenuto di non aver mai avuto indietro il denaro. Massimo Bolognini
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