Botré: Calciatori stiamo arrivando, nessun doping è invisibile

| 28/10/2010 | 17:35
Lo sport si sdraia sul lettino di Francesco Botrè, direttore del laboratorio antidoping dell’Acquacetosa, circa 15 mila volte all’anno. Come sto, dottore? Mica tanto bene, a giudicare dai numeri: in Italia, su 16 milioni di agonisti, 400 mila si dopano. «Juniores, Master, amatori, professionisti». Tutto l’elenco telefonico del ciclismo è transitato dalle sue provette. «Se poi il procuratore Torri sbotta, c’è da capirlo: è lo sconforto di chi crede nello sport pulito».
Partiamo proprio da Torri: su 100 ciclisti 99 la fanno franca, ha detto. Fosse vero, lei perderebbe il suo tempo.

«Io solidarizzo, ma il mio approccio è diverso. Se domani il laboratorio mette a punto il metodo per trovare l’autoemotrasfusione o il doping genetico, io sono soddisfatto. Se sviluppo un sistema per fare i test all’Olimpiade in due ore anziché 24, io sono

felice. ti partecipano Anche se all’evento. trovo meno Io dopati devo rimanere di quanasettico, scientifico».

Resta il fatto che doping e antidoping viaggiano a due velocità diverse.

«Rispettando le regole, devo beccare dei fuorilegge. Le Procure hanno le intercettazioni, a volte i pentiti. Io devo trovare un metodo, sperimentarlo, raccogliere la pipì, esaminarla e andare alla Wada; poi presento la mia ricerca a un congresso. I congressi, i dopatori non li fanno! Un nuovo metodo doping ha un livello di segretezza pari a un brevetto industriale».

Quindi acchiappare un dopato è una specie di miracolo.

«Miracolo no, ma qualcosa di estremamente significativo lo è di certo. E poi mi tocca ascoltare le fregnacce sulla carne di cinghiale, lo shampo, il tè della nonna, la bistecca al sangue… La verità è che i dopati sono meno di quanti si creda, ma di più del dato di laboratorio».

Meglio un innocente in galera o un colpevole in libertà?

«Mai rischierei di dare positivo uno che non lo è oltre ogni ragionevole dubbio. Sono garantista. Se non ho la certezza, do la negatività. Però dico ben chiaro alla Federazione di competenza: quell’atleta è sospetto, monitoratelo».

Un esempio.

«Con la Iaaf, al Golden Gala abbiamo beccato per Epo un marocchino che aveva vinto i 1500 e che l’aveva fatta franca, al pelo, otto volte. È un lavoro di intelligence, in fondo. E va bene così, perché io non voglio che nessuna persona pulita sia accusata ingiustamente. I borderline non sono doping. Se per avere più positività devo fare una vittima innocente, io non ci sto. Penso a Floyd

Landis: danni al aveva laboratorio chiesto di 9 Parigi, milioni il di caso dollari è arri-di vato fino al Tas. Poi ha confessato».

Quindi?

«Quindi fidiamoci di più: se un campione lo do positivo, è perché lo è. E se è negativo, è perché non posso darlo positivo. Lo dico a Guariniello, a Roberti, a tutti i pm che in Italia indagano sul doping».

Il gioco continua a valere la candela, però. È triste ma rischiare paga.

«Quando trovo un positivo non è il laboratorio che ha avuto culo, è il dopato che ha avuto iella. Ed è così in qualsiasi sistema garantista. Se qualcuno mi dà una mano con l’educazione e la prevenzione, mi fa un favore. Non è inutile dire che doparsi è violare le regole. Non basta? Allora diciamo che doparsi è morire, così forse qualcuno ci ascolta un po’ di più».

Per incastrare un imbroglione bisogna essere più furbi di lui.

«I ciclisti vanno testati a sorpresa da novembre a febbraio, prima della Milano-Sanremo: è lì che si bombano. Perché aspettare le gare? E tu, Federcalcio, hai un dubbio su una squadra? E mandale controlli a raffica in ritiro!».

Sta chiedendo più collaborazione?

«Ogni giorno nel laboratorio entrano 60 campioni ed escono 60 risultati. Sotto, ci metto la firma io. Se ti trovo il clenbuterolo nelle urine, vuol dire che nel tuo organismo ci è entrato. Puoi dirmi che è successo per sbaglio, ma è successo. Non puoi dire che il laboratorio ha sbagliato le analisi. E poi giocare sui ritardi, sui cavilli burocratici e legali a volte è sfinente… Ecco perché poi il procuratore Torri, stremato, esplode».

Nel gioco a guardia e ladri, ognuno fa la sua parte.

«A costo di assistere a degli obbrobri. Nel 2000 il laboratorio di Indianapolis chiuse perché trovarono positiva una stella dell’Nhl: il suo avvocato chiese 4,3 milioni di dollari di danni per uno sfasamento di cinque minuti nella catena di custodia del campione: due tecnici non avevano l’orologio sincronizzato...».

Non ha mai momenti di sconforto?
«Non ho mai perso la spinta propulsiva di credere di far bene allo sport di domani. A me Contador alla gogna non interessa. A me interessa che il ragazzino, se un giorno qualcuno gli offre una pasticca, cambi subito squadra».

Il dato di laboratorio è lo specchio della realtà?

«È sottostimato, come il numero di multe per eccesso di velocità. Ma l’autovelox lavora, e pure bene. Contro tutto e tutti. Le ho mai detto dell’avvocato che mi chiese se avevo la procedura scritta per il lavaggio dei pavimenti?». Racconti. «Quando fai le controanalisi, gli avvocati assistono all’operazione cercando il pelo nell’uovo. Una volta, addirittura, mi fu chiesta la procedura scritta della pulizia degli ambienti di lavoro, insinuando che un detersivo non appropriato avrebbe potuto modificare l’umidità dell’aria della stanza, e quindi rendere inattendibile il termometro che misura i gradi, da 0 a 40, entro cui deve avvenire l’operazione. Il risultato? Un’analisi di tre ore durò un giorno e mezzo...». Ce l’aveva quel certificato? «Certo che sì! È allegato al contratto con la nostra ditta di pulizie».

Ma se dovete inseguire Bolt gattonando, ha ragione Torri quando dice che il doping non verrà mai estirpato.

«È vero che l’antidoping ha tempi lunghi. Ma l’evoluzione non si è mai fermata: più o meno tutti i vincitori del Tour, da Indurain in poi, sono stati pizzicati. E il nandrolone nei calciatori, in quella stagione con 11 positività, l’abbiamo beccato».

A proposito: l’annata del nandrolone, qualche positività alla cocaina, il reprobo Mutu e stop. Tutti puliti, i calciatori?

«O sanno come farla franca o sono tutti dei santi».

C’è una terza ipotesi: chi sa di essere a rischio, non gioca.

«Tribuna o panchina. Li fermano prima». Chi? L’antidoping privata dei club? «Plausibilissimo». Come se ne esce? «Lavorando: l’Epo l'abbiamo trovata a Sydney, il Gh ad Atene, le emoglobine sintetiche prima ancora che entrassero in commercio. Voglio dire che il numero di sostanze invisibili si sta assottigliando. E loro lo sanno. Io sono ottimista: siamo in ritardo, ma in netto recupero».

Autoemotrasfusione. Si può scoprire? «C’è un metodo embrionale per trovare le materie plastiche rilasciate nel sangue, però l’atleta può dirmi che ha bevuto dieci litri di succo di frutta dalla bottiglia. Non c’è ancora un metodo validato, ci stiamo lavorando: 35 laboratori antidoping Wada contro i bari. Intanto, come per Contador, si decide caso per caso».

È il Viagra il nuovo doping?

«Non è vietato, ma sto studiando la pipì dei volontari. La Wada mi dice che da domani il Viagra è in lista? E io, tac, c’ho già il metodo».

Come «È molto funziona? interessante: non migliora la performance, ma aumenta il bilancio dell’ossigeno in condizioni di scarsità di ossigeno, infatti lo danno agli scalatori; l’erezione è una conseguenza. Sotto sforzo, aiuta a prolungare il picco della performance. Perdoni il doppio senso: fa durare di più».

Di nuovo i ciclisti?

«Be’, preso negli ultimi 3-4 km, sulle volate può essere davvero utile».

Ecco perché capita che abbiano le labbra blu o la lingua azzurra. Anche la pipì diventa blu?

«No. Nelle urine il Viagra si degrada».

Il ciclismo è più esposto perché usa soluzioni meno raffinate?

«C’è un doping per tutto: betabloccanti per il tiro a segno, stimolanti per gli scacchi. E c’è un’antidoping per tutto».

Cosa giustifica il doping: l’illusione del successo, il guadagno, l’arroganza?

«L’incapacità di raggiungere un livello soddisfacente di emozione con i propri mezzi. Chi si emoziona davanti a un tramonto non si fa una canna».

Un problema di autostima.

«Soprattutto. Non fidarsi delle proprie doti, del proprio talento, di se stessi, insomma, origina da una bassa considerazione di sé. Il doping è un valore aggiunto la prima volta che lo usi. Poi, piano piano, ti toglie fiducia, piacere, orgoglio. Ti logora». Il doping genetico è da temere? «Sono convinto che non esista ancora qualcosa che modifica il patrimonio genetico di un individuo, sennò avremmo la cura per la sclerosi multipla».

Tra le scuse sentite in tanti anni, quale l’ha fatta più ridere?

«La cannabis come fumo passivo perché erano in cinque dentro una 500: quattro rollavano cannoni e il quinto, l’atleta, non si era accorto di niente!».

dal Corriere della Sera
a firma di Gaia Piccardi
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COMMENTI
VOLERE SARA' POTERE?
28 ottobre 2010 18:10 stargate
Apprezzo le intenzioni del Dott. Botrè, ma dubito che si riesca a scalfire certe categorie. Inimmaginabile che i calciatori si sottopongano alle stesse regole dei ciclisti, che spesso sono veramente martoriati (il che, beninteso, ha una sua giustificazione, anche se capita che spesso si esageri). Chi può credere che all'alba di un derby, ad esempio, gli ispettori si presentino nel ritiro di una squadra con provette per sangue e pipì? Mah.... Altrettanto può dirsi per l'atletica, e non solo.
Alberto Pionca - Cagliari

Riflessione
28 ottobre 2010 18:45 zorro
Come fa il sig. Botrè a sapere dei controlli interni, dei giocatori che vanno in panchina o in trubuna?
E se è sicuro di tutto questo, perchè non fa controlli a sorpresa fuori competizione come dovrebbe essere?

NON E' LUI IL DOPATO
28 ottobre 2010 19:42 orsetto
Come uno scenziato parla del doping ci sono subito i saputelli di questo blog che intervengono mettendolo sotto accusa quasi fosse lui il dopato.....signori? lui è quello che cerca i bari!!!!!! A proprosito direttore? vogliamo fare anche a Botrè una letterina di protesta?

Ora speriamo che nessuno denunci il Prof. Botrè
29 ottobre 2010 10:17 Bartoli64
Intervista limpidissima.

Bisogna ringraziare il Prof. Botrè per il difficile lavoro che compie e per quanto ha saputo spiegare in questa ottima intervista di Gaia Piccardi.

Vediamo se qualcuno ha ancora qualcosa da confutare in merito (mi pare che massimo responsabile dell’antidoping italiano sia ampiamente “garantista”).

Ora speriamo solo che qualcuno degli illustri studiosi della dottrina giuridica e brillanti penalisti presenti in questo blog non ravveda nelle parole del Dott. Botrè gli elementi per i reati di rivelazione del segreto d’ufficio, della diffamazione o del falso!

Caro Bartoli
30 ottobre 2010 04:53 JoseManuelFuente
. . . . . allora non capisci . . . aspettiamo due date e due nomi e poi tornerai credibile . . . . due dati e due nomi . . . solo quello e null'altro. Fai uno sforzo . . prova aricordare . . o vatti ad informare meglio dai tuoi amici . . .

Fuente....... il "verista"
30 ottobre 2010 15:23 Bartoli64
Sig. Fuente!

Accipicchia quanto livore! Cos’è? Si è sentito punto nel vivo?

Vuole due date e due nomi cosicché io possa tornare credibile?

Guardi, io non ho mai avuto i questi problemi quanto Lei e le “panzanate” che continua a sparare a profusione su questo sito (e immaginiamoci dal vivo)!

Io, invece, sto ancora aspettando di sapere – non a chiacchere - quale sia stato il segreto violato dal Procuratore Torri, quale sia la persona (individuabile però)che è stata diffamata e/o il tipo di falso che è stato commesso (in atto pubblico, materiale, ideologico ecc.).

Provi un po’ rispondere Lei che è davvero una persona (in)credibile!

Mi dia ascolto Sig. Fuente, si faccia vedere…… ma da uno bravo!

Violazioni ripetute del diritto di autore
30 ottobre 2010 21:27 FrancoBui
E' incredibile come questo sito violi ripetutamente il diritto di autore, copiando e incollando interi articoli alla faccia del diritto di autore! Roba da denuncia

Bartoli, il reticente
2 novembre 2010 15:23 JoseManuelFuente
Caro Bartoli,
Lei non riuscirà mai a pungermi sul vivo sino a quando, riacquistando finalmente credibilità agli occhi degli altri preg.mi lettori del sito, non avrà il piacere di farci sapere quanto in molti Le hanno chiesto. Cosa?
Due dati e due nomi!
Mi spiace non sapere offendere (e mi riferisco al termine “panzanate” che Lei usa riferendosi alle mie parole e al consiglio di farmi vedere . . . . ma da uno bravo) come sa fare Lei. I miei genitori non sono riusciti ad insegnarmelo. Non è quindi il mio terreno.
Lei sbaglia però ancora una volta quando usa le parole “dal Procuratore Torri”.
Vede, delle due l’una. O Torri non sarà più Procuratore e allora potrà aver raccontato o raccontare in futuro, in qualsiasi bar, tutto ciò che vorrà o, se deciderà di provare a restare Procuratore, dovrà rispondere al Garante del CONI delle violazioni chiaramente commesse (violazione articoli 7, 8 e 9 dello stesso Regolamento del CONI). Non si scappa. Vedrà che tutto ciò in futuro puntualmente accadrà!
A Lei una sola via.
Quella di darci due date e due nomi. Non è difficile . . . tanto la storia ha ampiamente dimostrato che le informazioni, quelle giuste, Lei le ha sempre subito e di prima mano.
Due date e due nomi.

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