L'Editoriale di tuttoBICI. Quel sospetto in più...
| 14/10/2010 | 12:20 TUTTO NORMALE. Voglio Paolo Dal Lago presidente della Liquigas e della Federazione Ciclistica Italiana. Mi andrebbe benone anche Emanuele Galbusera. Sì, lo voglio fortemente. Penso che Dal Lago o Galbusera siano le persone giuste al posto giusto. Non me ne voglia il presidente Renato Di Rocco, ma a ben vedere anche lui potrebbe mantenere la sua carica di Presidentissimo ed essere cooptato alla guida di Liquigas o Lampre. Sì, ora che ci penso bene potrebbe continuare a fare il presidente della Federciclismo e andare ad occupare anche il posto di presidente di uno dei due team più forti del mondo. Se il presidente della compagnia di Olio e Gas Itera Igor Makarov, nonché principale sponsor dell’intero progetto di sviluppo del ciclismo russo che prende il nome di Katusha, può fare il Presidente della federazione di ciclismo russa senza alcun problema e senza il minimo imbarazzo (sarà divertente quando dovrà giudicare un corridore Katusha con passaporto biologico non in ordine), perché io non posso sperare di vedere un giorno Dal Lago o Galbusera a capo della Federciclismo, per non dire Di Rocco sulla tolda di comando di uno di questi due team? Pat McQuaid, il grande burattinaio del ciclismo mondiale, penso che non avrebbe nulla da eccepire, proprio come per Makarov: tanto per lui è normale avere un figlio che fa il procuratore di ciclisti ed è altrettanto normale prendere donazioni da un corridore in attività.
UN SOSPETTO IN PIU’. Franco Pellizotti resta fermo in attesa di giudizio. È bloccato «sulla fiducia» dal maggio scorso, per un reato tutto ancora da dimostrare, visto e considerato che l’udienza al Tribunale Nazionale dell’Antidoping (TNA) è stato spostata dal 15 settembre al 21 ottobre. Che io non sia assolutamente d’accordo sui metodi adottati è noto. Sostengo «il passaporto biologico», che ritengo strumento utile e indispensabile per la lotta al doping, ma resto convinto che non possa essere un mezzo per condannare un corridore, ma uno strumento induttivo per scovare i bari. Detto questo, passo ad altro. Su Cycling Pro ho letto un dettagliato articolo a firma Marco Bonarrigo sul caso Pellizotti & C. Non entro nel merito del servizio, ricco di considerazioni e tabelle, curve e oscillazioni, ma ne riporto fedelmente un passo: «Ogni due o tre settimane, un gruppo di nove esperti nominati dall’Uci (ematologi, endocrinologi, medici…) viene avvertito via mail dell’inserimento di nuovi profili sospetti o dell’aggiornamento dei dati di vecchi profili già sotto osservazione. Gli esperti entrano nel sistema utilizzando una serie di password e un software specifico, esaminano i profili e i singoli controlli e inviano delle note all’Uci, in base alle quali l’ente che governa il ciclismo mondiale decide come procedere». Insomma l’Uci, o meglio qualcuno delegato dal governo mondiale della bicicletta, ha il compito di tenere monitorati tutti gli esami e quelli sospetti, inviarli alla commissione dei «nove saggi». Trovo che tale procedura sia a dir poco aberrante. Chi controlla chi? Un vero e autentico conflitto d’interessi in perfetto stile Uci. Da anni invochiamo un organo superpartes, che garantisca trasparenza, eticità e uguaglianza. Non chiedo molto, ma che almeno i «nove saggi» abbiano la possibilità di controllare liberamente tutti gli esami, a campione. Invece niente, quello che noi sospettiamo da tempo è avvalorato da quanto ha scritto Bonarrigo: qualcuno dell’Uci, a propria discrezione, invia i passaporti biologici sospetti. Ma come possiamo essere sicuri che non ci siano figli e figliastri, che non si faccia un uso «politico» dell’antidoping? Da tempo noi abbiamo sospetti, da oggi uno in più.
CAVALCA L’HONDA. Tutto felice e soddisfatto, Davide Boifava appare sulle pagine della Gazzetta dello Sport con la “sua” bicicletta elettrica. Scriviamo “sua” tra virgolette perché di fatto la Podium non fa nulla, se non assemblare un motorino che è in commercio da tempo sul mercato mondiale. Mostra la “sua” bicicletta che va anche a 90 all’ora e sul sito Gazzetta.it il noto costruttore di Calcinato spiega che con questa bici non si fa fatica e si può andare anche a 90 all’ora, alla faccia della sicurezza e di un ciclismo che è ormai al collasso. Siamo al delirio: dal borraccino chimico, al borraccino elettrico. «Tra poco ci saranno sul mercato motori molto più potenti e leggeri, che oggi sono nascosti nei portaborraccia, domani chissà…», assicura soddisfatto e garrulo Boifava. Così, dopo aver navigato nel ciclismo degli anni Novanta - quello dell’epo -, con assoluta disinvoltura, si appresta a cavalcare l’Honda, intesa come moto. Visto che ultimamente del ciclismo gli interessa poco, spera d’ora in poi di fare concorrenza alla Piaggio. Un vero genio. Un genio che da anni non prende più parte alla fiera di Milano - quella del Motociclo -, perché «non ha senso presentare le biciclette assieme alle moto». Che dire di più?
Pier Augusto Stagi Editoriale da tuttoBICI di ottobre 2010
Solo parole al vento perchè quando il Dott.Torri ha detto la verità sul ciclismo (riportando fedelmente le affermazioni fatte a lui dai corridori inquisiti) lei si è scagliato compatto con tutta la massoneria del ciclismo contro chi ha scoperchiato il pentolone putrido.Chiara dimostrazione che chi conta non ha alcun interesse ad estirpare la piaga del doping.Preferiscono dire "tutto bene madama la marchesa"!!!!!
direttore, d'accordo con te
14 ottobre 2010 14:03jack
direttore, sono d'accordo con te su tutto quello che hai scritto.
soprattutto su Boifava che, per vendere (forse) quattro bici elettriche, sput***a il suo nome dopo un'ottima carriera di DS e manager di squadre prof.
assurdo tentare di vendere quelle bici, non è ciclismo!
citazione parziale e decontestualizzata
14 ottobre 2010 17:19Lejba
Egr. Direttore,
mi permetto di scriverLe per tranquillizzarLa. Ho letto con attenzione l’articolo di Bonarrigo (Cycling Pro di settembre, pag 61-65) che spiega chiaramente come gli esami “vengono inviati in maniera automatica e anonima”. L’articolo chiarisce inoltre che gli esperti interpellati dall’UCI intervengono per verificare se “i sospetti di doping evidenziati in automatico dal sistema sono fondati”.
Pertanto, se ho capito correttamente quanto descritto nel suo editoriale e nell’articolo di Bonarrigo, la procedura da Lei descritta (che la porterebbe ad interrogarsi sul fatto che “si faccia un uso <<politico>> dell’antidoping”) non esiste ed il sistema è completamente automatizzato.
Ho voluto scriverLe qui anche per informare i lettori che magari non possono andare a rileggersi Bonarrigo, rischiando di avere informazioni parziali e successivamente trarre conclusioni sconclusionate.
Sono felice di informarLa quindi che non vi sono ragioni per avere “un sospetto in più”, o almeno non la ragione descritta nell’editoriale.
Concordo con Lei nel ritenere il passaporto biologico sia uno “strumento utile e indispensabile per la lotta al doping”. Mi permetto di aggiungere un auspicio: che i protagonisti di questo amato sport lo pratichino dopati solo della sana e necessaria passione agonistica. Altrimenti, da qui a qualche anno non discuteremo più della mancata vittoria al mondiale maschile ma (visto l’alto numero di squadre giovanili che ogni anno chiudono l’attività) discuteremo delle possibilità di qualificazione dei pochi atleti ciclisti rimasti in Italia.
Un cordiale saluto,
viva il ciclismo!!!
Leone
Chi controlli chi fa i controlli?
14 ottobre 2010 19:29Vincent
Alla faccia della lotta contro il doping e tutta una grande commedia l associazione dei corridore devono chiedere più giustizia e verità e tutela dei atleti e che la lotta doping deve essere uguali per tutti i ciclisti e altri sport così non capisce più niente chi paga subito chi e sospeso subito chi non e sospeso e corre e la giustizia mette più tempo a applicare come altri la sospensione .
Ma come si fa a credere a questa lotta nessuno ci crede più siete più credibile e tutto il sistema che non fa e i tifosi i appassionati tutti l anno capito bene e si faremo sentire di più non possiamo accettare questa politica falsa che e contro il nostro sport e non sono l unico che lo penso così
La verità uscirà e allora vedremo il perché questa lotta e stato a senso unico contro il ciclismo.
15 ottobre 2010 08:50Marcuse
Caro Editorialista,
lasci scrivere gli editoriali a chi è in grado di farli. Non tanto per evitare spiacevoli denunce per diffamazione (mi piace credere che certe cose siano state erroneamente scritte per incapacità di esprimere il reale concetto), quanto per evitare di essere scambiato per un "giornalista" (confido vivamente che comprenda il significato delle "" dato che ne fa largo uso) di rione quale probabilmente è.
Marco
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