Il Giornale. Doping, c'è una ricetta: la radiazione

| 08/10/2010 | 13:04
Però, quanto stupore. Il mondo è sottosopra per una scoperta sconvolgente. L'uscita - dai gangheri - del procuratore Coni Ettore Torri, che con una picconata in stile terza età di Cossiga rivela la diffusione del doping nello sport, sta agitando le acque come uno tsunami epocale. E per fortuna che salta su il piemme del Coni ad avvertire tutti quanti. Altrimenti noi si pensava che lo sport fosse un giardino incantato, popolato da fatine garbate e gnomi bonaccioni.
Forse è il caso di riordinare le questioni, mettendole in fila per importanza. La prima, generale: se davvero qualcuno riesce a choccarsi per le parole di Torri significa che fino all'altro giorno ha vissuto in una bomboniera. Dev'essere ben chiaro: il doping sta con lo sport sin dalla sua nascita. Persino negli antichissimi giochi olimpici: lottatori e pugili venivano imbottiti di sostanze per acquisire coraggio e ignorare il dolore fisico. E anche senza scomodare la preistoria, basta restare alle olimpiadi moderne: da Dorando Pietri in poi, passando per i poetici miti di Coppi e Ben Johnson, sempre gli atleti hanno assunto sostanze chimiche per essere più forti, o comunque per non indebolirsi dopo la fatica. Dunque, conviene metterci il cuore in pace: il doping c'è, c'è sempre stato, sempre ci sarà. Come le rapine agli uffici postali e come gli eccessi di velocità. L'uomo, qualche uomo, cercherà sempre di barare. La vera questione è come braccare, arginare, sanzionare il fenomeno. Questa sì è una materia interessante: sino a quando il doping continuerà ad essere un ottimo investimento per i giovani - rischio massimo due anni di squalifica, ampi sconti collaborando un po' con Torri, poi di nuovo in pista belli come il sole -, sino a quando cioè non si arriverà alla radiazione istantanea dei colpevoli, il reato resterà fondamentalmente una scommessina facile facile, alla faccia dei toni indignatisismi di questi giorni.
A seguire, seconda questione. Molto seria. Il ruolo del picconatore Torri. Per sua natura, il procuratore del Coni dovrebbe essere sereno e sgombro di pregiudizi. Dovrebbe pensare soltanto a individuare colpevoli, a incastrarli con le prove e a spedirli davanti al giudice. Invece, sale sul pulpito e lancia anatemi. Esprime opinioni. Spara persino la paradossale idea di liberalizzare le droghe. E' inaudito. Il signor Torri si sarà anche dimostrato bravissimo fino ad ora, per esempio impallinando Valverde, ma evidentemente non parliamo più della stessa persona. Prima era un ottimo giudice, adesso è uno scamiciato opinionista, pronto per Biscardi o giù di lì. Allora, prendiamone atto e vediamo di regolarci. Il Coni non può più lasciarlo al suo posto. Come si può pensare che faccia giustizia giusta un tizio già convinto della colpevolezza di tutti quanti? Un tizio così mette solo paura.
Dunque, la terza questione. Fanno benissimo quanti si sentono offesi a querelarlo (ha già cominciato il vecchio Noè, oltre 40 anni e ancora in sella). Mettiamoci nei panni di un ciclista innocente. Mettiamoci nei panni, ad esempio, di Basso e Nibali che hanno vinto Giro e Vuelta senza incidenti di doping. Delle due, l'una: o Torri dimostra che sono tutti dopati, come ha sparato l'altro giorno, e dunque pure la coppia Basso-Nibali, oppure, una volta tanto, risponda con un bel risarcimento danni della sua esternazione. Cinque, sei milioni di euro per il fango gettato su un grande marchio come Liquigas, che investe tanti soldi su Basso e Nibali, ma anche sulla pulizia dello sport. Sarebbe ora che ciascuno rispondesse delle proprie sassate. Perché il piemme Torri può sparare qualunque cosa, senza che nessuno gli chieda conto? Vogliamo forse dire che tutti sono disuguali davanti alla legge?

di Cristiano Gatti
da Il Giornale dell'8 ottobre 2010
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COMMENTI
La ricetta è una sola
8 ottobre 2010 13:47 LorenzoFiuzzi
Punire di brutto i medici dopatori che, invece di curare gli ammalati, fanno soldi drogando gli atleti.
Gli atleti si trovano di fronte a medici che garantiscono loro che il doping sotto il loro controllo medico non fa male, che lo fanno tutti, che se non lo fai non vai, che all'antidoping non ti troveranno perché loro conoscono il sistema per non risultare positivi. E da quei medici spesso ti obbliga ad andarci la squadra....
Senza questi medici il doping non è praticabile, perché occorrono conoscenze scientifiche molto avanzate per sfuggire ad un antidoping sempre più evoluto.
Punire di brutto questi medici, col carcere e radiandoli a vita dall'albo, e il doping scomparirà. Sempre che il tutto non dia troppo fastidio alle aziende farmaceutiche.....

Bravo Sig. Fiuzzi sante parole!
8 ottobre 2010 14:38 GRIMPEUR82
Condivido al 100% le parole del Sig.Lorenzo Fiuzzi, bisogna far fuori dalla società questi professionisti del doping che sono tutti quei medici e preparatori che a stretto contatto con le case farmaceutiche si arrichiscono a danno di tutto e di tutti, in barba ad ogni etica e deontologia in cui non si riconoscono per effetto dei loro comportamenti; per tutti costoro andrebbe applicata una specie di legge marziale o una sorta di legge antimafia..
Puniamoli senza esitazione, gli atleti hanno le loro responsabilità perchè cadono in tentazione o addirittura pianificano questo utilizzo, ma se non avessero la disponibilità di queste schifezze probabilmente non cercherebbero le scorciatoie con tanta insistenza..

I Medici prepartatori??
8 ottobre 2010 14:40 maicol
Ok la colpa sarà anche dei medici preparatori, ma sfido chiunque a credere che questi medici vadano a bussare alle porte di corridori per seguirli..caso mai è sempre stato e sarà sempre il contrario..quindi la radiazione va per quei corridori che hanno ancora la mentalità che senza doping non si va avanti sperando che le nuove generazioni crescano senza questa mentalità se no si può chiudere baracca quando si vuole. Radiazione quindi per i corridori e si è giusto dare una seconda possibilità ma non nel ciclismo ma in un altro sport.

Dovete essere più duri con altre cose nella vita che i cicliti
8 ottobre 2010 15:23 Vincent
Non serve che tutta la vostra rabbia e concentrato contro questo sport nella società ma quandi problemi più grave ci sono da i politici che fanno di tutte i colori e niente cambia ma la l egge non e uguali per tutti e così che scritto al tribuna l ma in verità tutti giorni lo vediamo non solo in Italia anche altri non e così allora tutta questa rabbia contri i ciclisti mi sembra non fontata e perché solo questo sport e altri non e pazzesco di pensare così al nome di quale giustizia i ciclisti dovrebbero essere più duri e fare il silenzio stampa non dare più nessuna intervista più niente contro tutti questo sistema che vuole come prima cose eliminare questo sport .
Io sono con i corridore e si ce deve essere una lotta vera e deve per tutti uguale ou niente .
Per me e solo un utopia .

Valverde ???
8 ottobre 2010 20:25 velenoso
Io non ho mai detto che Torri sia stato bravissimo. C'erano voci su Valverde giustamente ha indagato e tali voci sono state confermate, ma all'epoca della Operation Puerto c'erano voci anche su Ronaldinho giocatore del Barcellona. Perchè Torri non è mai andato a Milanello a controllare se tra le sacche di sangue di Fuentes ci fosse anche lui ? Sarebbe stato un po' più facile dato che abita e gioca in Italia.

E dove sarebbe l'informazione in questo articolo?
8 ottobre 2010 22:57 Bartoli64
Articolo assolutamente dozzinale, populista e inesatto, che non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si sapeva (il doping esiste da sempre come le rapine in banca……… grazie per l’informazione)!

Secondo Cristiano Gatti il Dott. Torri dovrebbe persino sborsare 5/6 milioni di euro per il fango che ha gettato su grossi marchi come la Liquigas, e perché?

Il reato di diffamazione si compie allorquando la diffamazione è rivolta ad una persona o a una società ben distinta ed individuabile e NON facendo riferimento ad uno sport oppure a un movimento in generale!

Insomma,quello del Dott. Gatti è uno sproloquio giornalistico assolutamente infondato e provocatorio ma comunque perfettamente integrato con le linee editoriali (chiamiamole così) di certi quotidiani.

Ma davvero l’estensore dell’articolo pensa che il Procuratore Torri sia così sprovveduto da rischiare una querela con annessa richiesta di risarcimento danni?

E la querela di Noè poi? Ma chi è quella “faina” di legale che gli ha consigliato una cosa del genere?

Se voleva attirare su di sé un po’ di luci della ribalta ha scelto la maniera più sbagliata, sarà meglio che si concentri sul suo mestiere - che a 40 anni deve essere già più duro del normale - invece di fare l’avvocato del diavolo.

La verità è che al Procuratore Torri non si vedeva l’ora di fargliela pagare per i “danni” che ha causato in questi anni, e a gran parte del movimento non è sembrato vero che l’ormai quasi ottuagenario giudice se ne uscisse con una battuta decisamente infelice e sconveniente per uno uomo della sua posizione.

Sbagliato pure parlare di radiazione, anche perché chi è dotato una certa cultura (come dovrebbe essere un giornalista) sa bene che radiare un corridore alla prima positività innescherebbe una serie infinita di ricorsi (con tanto di appelli al “diritto del lavoro”) e questa non è una cosa che dico io bensì illustri giuristi che già si sono occupati della problematica e che ritengono assolutamente improbabile arrivare a privare un professionista del suo lavoro senza la circostanza della recidività (2^ infrazione).

Radiazione alla 1^ positività si, ma per chi milita nelle categorie “promozionali” come i cicloamatori che non fanno questa attività per lavoro e che possono prendere di tutto senza correre troppi rischi di essere beccati.

Però coi tesserini dei cicloamatori di fa “cassetta” e non è economicamente vantaggioso prendere un provvedimento del genere…… vero Presidente Di Rocco?

se non si comincia da piccini.......
9 ottobre 2010 08:17 ciclismopulito
frequentando ogni domenica da aprile a ottobre il ciclismo giovanile, ho avuto modo di constatare che il controllo antidoping nelle categorie allievi e esordienti è praticamente inesistente, in tutta la stagione io ho visto il controllo solo ai campionati italiani di chiavari, e anche in questo caso solo per i primi tre classificati.
in questa situazione di certezza di impunità , se ci sono in giro dei direttori sportivi senza scrupoli o genitori accecati dalla prospettiva di far diventare famoso proprio figlio, possono decidere di far praticare doping a giovanissimi atleti con la certezza quasi assoluta di non essere scoperti.
continuando così si corre il rischio si allevare una serie di atleti abituati a vincere grazie a pratiche scorrette e quindi tentati di farlo anche da più grandi quando fossero diventati ricchi e famosi.
l'attuali politica antidoping, a mio avviso, concentrandosi solo a livello professionistico corre il rischio di curare un fenomeno che potrebbe essere prevenuto se si investisse un pò di più in controlli a sorpresa anche alle gare giovanili, esordienti, allievi e juniores

bravo Bartoli
9 ottobre 2010 09:36 fav1
concordo pienamente con l'intelligente Bartoli64....

9 ottobre 2010 10:14 pietrogiuliani
Il sig. Gatti, tutto poteva fare tranne che scrivere un articolo del genere se voleva evitare di farsi giustamente criticare da tutti.
Concordo quindi con gli altri blogger come Bartoli64, fav1, ecc.
E poi parla di radiazione come se avesse scoperto l'America.
Fanini chiede a gran voce l'introduzione di questa regola da diversi anni ed invece lui il giorno 8 ottobre 2010 ha capito che è necessaria per sconfiggere il doping.
Forse sarebbe meglio che il sig. Gatti si occupasse di altro e lasci perdere il ciclismo.

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