L'editoriale di tuttoBICI: quello "0" che grida vendetta

| 22/06/2010 | 10:52
Ivan BASSO 10. «La strada che sta seguendo il Giro è quella Giusta, la apprezziamo molto. Il gruppo ha capito che non si può più continuare come in passato. Sono molto contento che ci sia il duello tra Basso e Evans. Sono due superbi corridori, puliti al 100% e stanno dando una grande immagine al nostro movimento». Le parole di Pat McQuaid a Plan de Corones, valgono quanto se non più  di un Giro d’Italia vinto.
Vincenzo NIBALI 9. Non doveva esserci, invece c’è: e si vede. Anche sul podio. Il futuro è suo. Il futuro è nostro.
LIQUIGAS 9. Per la pazienza e per i 9 corridori portati al traguardo (sono gli unici). Per due settimane sono il bersaglio prediletto di tutti e vengono riempiti di epiteti: scellerati, incompetenti, incapaci. Poi cominciano a rincorrere tutto e tutti e mettono a tacere uno ad uno i sapientoni del gruppo. Amadio incassa i colpi, Zanatta predispone il piano di riscossa, i ragazzi sono semplicemente perfetti: quanto i loro capitani.
Angelo ZOMEGNAN 9. Disegna un Giro verticale, fatto di montagne e discese, ma anche di vento, pioggia e strade sterrate. Insomma, nel suo Giro ci sono tutti gli ingredienti per elevare al rango di grande un corridore in particolare, ma tutti nello specifico.
AQUILA 9. Quì finisce la prima parte di Giro e ne comincia immediatamente una ancora più spettacolare. È la tappa della «fuga anomala», quella ordita dagli uomini di Sky, Cervelo e Caisse d’Epargne. 56 uomini all’attacco: Amador, Arroyo, Jeannesson, Kiryenka, Losada, Dall’Antonia, Angnoli, Kiserlovski, Vanotti, Bertogliati, Ochoa, Serpa, Wurf, Sastre, Tondo Volpini, Gustov, Wyss, Wiggins, Barry, Possoni, Cummings, Bakelandts, De Greef, M. Lloyd, Wegelius, Porte, C.Soerensen, Didler, Gaudin, Voeckler, Trofimov, Caruso, Petrov, Horrach, Codol, Donati, Dupont, A. Efimkin, Jufre, Stangelj, Moncoutie, Fauchard, Millar, Martin, Chela, Mayoz, Gerdemann, Russ, Cataldo, Pineau, Kruijswijk, Ardila, Bookwalter, Pozzovivo, Goss e Bono. Li elenchiamo tutti, perché tutti contribuiscono a cambiare il volto di questo Giro. A renderlo più incerto e indecifrabile. Chi pensa di averlo perso, riesce alla fine a vincerlo. Chi ce l’aveva in mano (vedi Sastre, voto 4) lo perde mestamente.
David ARROYO 8. Fa quello che può, ed è molto. Nulla può contro lo strapotere di una squadra perfetta e un corridore di classe immensa. Lungo la discesa del Mortirolo pensa di far saltare ancora il banco. Il giorno dopo, pedalando verso il Gavia, capisce che è meglio non esagerare. Rischia di perdere altri minuti. Meglio secondi, penserà.
Michele SCARPONI 8. Se non ci fosse l’imboscata di Aquila, per lui ci sarebbe stato anche il podio. Lo perde per pochissimo, ma vince la sfida più bella: batte la diffidenza.
Cadel EVANS 7. Corre come è solito fare lui: sempre all’attacco. Poi un virus maligno lo mette in croce, ma nonostante gli consiglino di fare le valige, lui resta per lottare fino alla fine. Un vero campione del mondo.
Alexandre VINOKOUROV 5. Per l’impegno e la sua spregiudicatezza sarebbe da otto, ma quando sul tavolo verde si scommette e si perde c’è poco da dire. Nella tappa di l’Aquila decide di non difendere la maglia (voto 2). Fa saltare i nervi e i piani a quasi tutti. Vuole far perdere il Giro ai Liquigas e lo perde lui.
Damiano CUNEGO 5. Dice di voler puntare ad una tappa e di non credere alla classifica. Si trova a fare la classifica e non riesce a vincere uno straccio di tappa. Però ci dà dentro, lotta fino alla fine. E se non ci fosse stata la tappa di l’Aquila, un posto nei dieci era sicuro.
Riccardo RICCO’ 1. Uno come l’anno che lo separa dalla corsa rosa, quando tornerà ufficialmente nel Giro. Uno come il traguardo da raggiungere, l’obiettivo da centrare. Uno come il consiglio che mi sento di dargli: torni a pedalare con umiltà. Senza prosopopea e inganni. Ognuno di noi è utile, nessuno è indispensabile.
Giuseppe D’ONOFRIO 0. Non ci sono parole e quindi non ci sono voti. A livello di etica e trasparenza siamo a zero. Giuseppe D’Onofrio è un ematologo di fama, che opera al Policlinico Gemelli di Roma. In passato ha fatto tutto e il contrario di tutto. Come perito ha accusato la Juventus e Conconi di doping e difeso dal doping nientemeno che Michele Ferrari. Recentissimamente ha fatto parte della congrega dei nove esperti dell’Uci che hanno definito «altamente probabili» le irregolarità del passaporto biologico di Franco Pellizotti. Il 17 maggio scorso la Procura Antidoping ha ascoltato il corridore, il suo avvocato (Taminelli) e il perito di parte (il professor Giuseppe Banfi). In un secondo momento la Procura ha deciso di nominare come proprio perito di parte Giuseppe d’Onofrio. Esattamente, avete letto proprio bene: lui che ha valutato assieme ad altri otto colleghi il passaporto biologico di Pellizotti, ora è chiamato dalla Procura a stabilire il proprio operato. Il suo e quello dei suoi otto colleghi consulenti. Il suo e quello di Michael Ashenden, Michel Audran e Olaf Schumacher: i tre esperti che a tutti gli effetti hanno di fatto costretto ai box il corridore friulano. D’Onofrio, colui che ha ritenuto «altamente probabili» le irregolarità del passaporto di Pellizotti, è chiamato a dire che non si è sbagliato. Semplicemente incredibile.
Franco BALLERINI 100. Ce ne vorrebbero cento ma a me bastava lui. In questo Giro d’Italia ho sentito la sua mancanza. Mi sono mancate le sue telefonate, le sue osservazioni, i suoi incontri al villaggio di partenza, i suoi garbati modi di intendere il ciclismo e stemperare le tensioni. Vince Ivan e io penso a Franco. Ho ritrovato Ivan, il mio campione, ma me ne manca uno.

Editoriale da tuttoBICI giugno 2010
a firma di Pier Augusto Stagi
Copyright © TBW
COMMENTI
COME TUTTI GLI ALTRI
22 giugno 2010 15:43 jaguar
Quello che scrive Il dott. Stagi su Riccò va bene ma deve essere scritto anche per tutti gli altri incappati nel doping compreso il suo campione Ivan Basso che tratta quasi fosse un messia ( è bene ricordare quello che Basso fece a Sinoni nella famosa tappa del giro).I giudizi con due pesi e due misure non sono accettabili.Come quello di Zomegnan e Di Rocco che incredibilmente ed unilateralmente hanno allungato la squalifica di Riccò per un'altro anno!!!!! Giudizi che sembrano dire: "c'è chi ha sbagliato ma Riccò di più".Ma finiamola

Inutile spiegare?
22 giugno 2010 16:58 FrancoBui
Bisognerebbe spiegare a chi scrive che D'Onofrio non è dipendente Uci ma è un perito liberamente consultabile dall'Uci così come Banfi è consultabile (e pagato) da qualunque atleta che abbia bisogno di lui. E D'onofrio NON è uno dei tre consulenti che hanno firmato la perizia contro Pellizotti. Credo che nella frase "A livello di etica e trasparenza siamo a zero" ci siano ampi margini per un'azione legale per la presenza di contenuto palesemente diffamatorio.

Sarebbe proprio utile spiegare....
22 giugno 2010 23:36 nikko
Caro Bui l'unica persona che dovrebbe veramente indignarsi e agire di conseguenza è il solo Franco Pellizzotti, ritrovatosi in questa situazione kafkiana......

Spiegare è molto utile !!
23 giugno 2010 00:01 cyrano
Mi sembra che FrancoBui, si sia arrabbiato troppo per una frase che mi sembra assolutamente in linea con i fatti.
Innanzitutto una considerazione su quanto scrive: non è elegante, anzi oserei dire che è scorretto, sottolineare che Banfi è consultabile (e pagato) e sorvolare sul fatto che questo è vero anche per D’Onofrio.
Ma quanto lavorano mensilmente i periti per l’UCI?
Proviamo a fare i conti della serva.
L’UCI ha 9 periti, che controllano i ciclisti di tutto il mondo. Quanti sono questi ciclisti? Secondo le classifiche presenti sul sito dell’UCI i ciclisti dell’Europe Tour sono 641, quelli dell’America tour sono 274, quelli dell’Oceania tour 63. Per il Word ranking sono riportate solo le prime 200 posizioni, poi ci sono …
Diciamo che ci sono 1200 passaporti biologici e sicuramente stiamo sottostimando il numero reale.
Quanti prelievi da verificare? Pellizotti ha fatto 3 prelievi in meno di un mese, ma era luglio, c’era il tour, diciamo che mediamente abbiamo 1 prelievo al mese per ogni ciclista.
Totale 1200 prelievi da controllare al mese. Poiché ogni prelievo è controllato da 3 periti, possiamo dire che ciascuno dei 9 esperti controlla 400 campioni al mese. Questi controlli sono delicati, ci sono tanti parametri, si può rovinare la vita degli atleti, e poi gli esperti sono persone coscienziose, impiegheranno almeno 5 minuti per ciascun controllo, 5 X 400 = 2000 minuti al mese, ovvero 33 ore e 20 minuti.
Però a volte bisogna chiamare i colleghi, scrivere all’UCI, partecipare a riunioni, viaggiare …
Una settimana lavorativa è di 40 ore, possiamo dire che ciascun esperto lavora una settimana al mese per l’UCI (che li paga).
Sulla base di quanto sopra è chiaro perché non è corretto affidare ad uno dei 9 periti dell’UCI una perizia sui dati dell’UCI?
Chi può pensare che un perito scriva che il 33,3 % dei suoi colleghi dell’UCI sono stati capaci di sbagliare non una ma due volte sullo stesso caso?
E se poi McQuaid si arrabbia?

Messieur FrancoBui, je suis Cyrano, touché?


Caro Bui sbagli e di grosso!
23 giugno 2010 03:46 JoseManuelFuente
Non ci siamo. Sono un appassionato, oltre che di ciclismo, di leggi e di norme alle quali ho dedicato tutta la mia vita professionale. Seguo con interesse la vicenda Pellizotti. Una premessa. Sono da sempre dichiaratamente contro il doping che vorrei fosse combattuto con i mezzi più moderni, incisivi, precisi, accurati ed efficaci possibili. Ma pur sempre mezzi di comprovata affidabilità che diano cioè assolute garanzie di non essere potenzialmente in grado di punire o di rovinare carriera e reputazione di un innocente. Ebbene i giornali e gli organi di informazione ci hanno lasciato chiaramente intuire che tutta la vicenda Pellizotti è fondata sulla interpretazione di alcune (solo due pare) variazioni del parametro emoglobina. Secondo il giudizio degli esperti della WADA, consultati dall’UCI, quelle variazioni sembrerebbero essere indicative di doping mentre secondo gli esperti dell’atleta così non è. A quanto leggo sull’editoriale per la prima volta oggi la Procura Antidoping, chiamata ad esprimere un parere in merito alla vicenda, dopo aver sentito l’atleta ed i suoi periti ha deciso di nominare un suo perito. Caro Bui mi consenta. Perché proprio D’Onofrio? Che egli non sia uno dei tre esperti WADA diretti firmatari del provvedimento il Dott. Stagi nel suo editoriale lo ha specificato in modo chiaro; non c’era bisogno che Lei lo ribadisse. Ma, caro Bui, Lei nel suo scritto dimentica che il Dott. D’Onofrio fa comunque parte di quel gruppo di nove esperti della WADA che sovraintende al Passaporto Biologico e dal quale gruppo la decisione negativa nei confronti di Pellizotti è scaturita in riunione plenaria ai primi di dicembre. Ora, caro Bui, immagini per soli dieci secondi che Pellizotti possa essere suo figlio o suo fratello (non conosco la sua età, nel mio caso potrebbe, purtroppo, essere mio nipote). Gradirebbe, caro Bui, che suo figlio, in appello, fosse giudicato ancora una volta da un componente del gruppo che già lo ha giudicato la prima volta? Caro Bui, invece di pensare ad azioni legali inutili e, mi consenta, in tal caso del tutto fuori luogo perché non far prevalere il buon senso? E sa cosa dice il buon senso? Dice pressappoco così: “Diamine possibile che in Italia non si possano trovare uno, due o tre esperti della materia oltre al Dott. Banfi, già perito di Pellizotti, e al Dott. D’Onofrio, già perito UCI e WADA? Possibile che non si possano individuare due-tre esperti super partes, non legati né all’atleta né, soprattutto, alla WADA, all’UCI e alla Procura?” Questo sì è buon senso, caro Bui, e servirebbe a garantire un giusto processo a suo figlio! Ci pensi. E ricordi, visto che le piace ipotizzare inutili e infondate azioni legali, che, per ora, a me pare che l’unica vittima resti l’atleta. Parliamo di un metodo indiretto (il Passaporto Biologico) che non consente controanalisi, rivalutazioni e quant’altro. Prima di punire l’atleta, io giudice, vorrei essere assolutamente certo della sua colpevolezza e con me mi piacerebbe ne fossero certi tutti i giurati e tutto il pubblico presente!

Disinformazione!
23 giugno 2010 09:32 FrancoBui
Gentile cyrano, purtroppo lei è del tutto disinformato. I periti del passaporto Uci non c'netrano nulla con l'antidoping e vengono chiamati a dirimere (a casa loro...) al massimo una ventina di casi l'anno, divisi per nove. Ricevono un rimborso spese. La perizia Pellizotti è stata firmata solo da tre esperti stranieri. L'italiano non è intervenuto. Io penso che Pellizotti abbia diritto a difendersi al meglio e spero sia innocente, ma penso anche che quello che è scritto nell'editoriale sia diffamante - dal punto di vista guridico - nei confronti del d'Onofrio. Cosa penserebbero lei e la sua famiglia, gentile amico Cyrano e immagino brava persona, se qualcuno di lei scrivesse che «a livello di etica e trasparenza sta a zero»? Ci rifletta.

Aggiunta x sig Fuente
23 giugno 2010 10:46 FrancoBui
Dimenticavo un'aggiunta alla lettera del sig. Fuente. Caro amico, Pellizotti SARA' giudicato dal un collegio indipendente, perchè il giudizio non verrà fatto dai periti! Un perito è solo un consulente, il giudizio viene emesso da un collegio, valutato in appello da un altro collegio ed eventualmente ridiscusso in terza sede. I periti fanno i periti, i giudici i giudici: non se lo dimentichi!

x bui
23 giugno 2010 14:40 LORY
caro sig bui... ma lei la fa facile.. ma si sta giudicando la vita di un atleta e di una famiglia, mi risulta che la commissione giudicante nn sia in grado di capire e ovviamente si e' affidata ad un parere di un esperto... ma se l'esperto che dovrebbe essere Super partes e' coinvolto in un progetto mi sembra ovvio che c'e' una palese conflitto di interessi per giudicare serenamente...
questo a quanto si legge....
saluti lory

Quante cose sa Lei !!!
23 giugno 2010 15:39 cyrano
Gentile sig. FrancoBui, la ringrazio per tutte le informazioni che ha voluto gentilmente fornirmi.
Mi consenta di farle notare solo che: non ho mai scritto che i periti fanno i controlli antidoping. Partendo dal fatto che a Pellizotti è stato contestato un anomalo andamento dei valori ematici in tre controlli, inseriti nel passaporto biologico, ed affettuati in meno di un mese, ho desunto che considerare un controllo al mese per il passaporto biologico di ciascun ciclista potesse essere una stima corretta.
Se posso ancora approfittare della sua competenza, mi farebbe piacere, avere ancora qualche altra informazione:
Chi, e con quali competenze, decide quali sono i prelievi per il passaporto biologico per cui non c’è bisogno di interpellare i periti?
E’ certo che i 20 casi sospetti vengano divisi per 9? Mi scusi, ma il dubbio deriva dal fatto che nel caso Pellizotti sono intervenuti 3 periti, e non 1.
Sa dirmi a quanto ammonta il rimborso spese dei periti per ogni caso che dirimono?
Questi rimborsi sono riconosciuti a fronte di spese sostenute, reagenti chimici per gli esami del sangue, toner per le stampanti, energia elettrica ecc.. o è un eufemismo per non dire che vengono pagati per le loro prestazioni?
Infine gentile sig. Bui voglio rassicurarla, io ritengo di essere una brava persona, si figuri che, se qualcuno mi chiedesse di effettuare una perizia super partes:
1) sul giudizio unanime di 3 miei colleghi,
2) scaturito da una metodica che ho (Condiviso? Approvato? Avallato? scelga lei che è più informato di me),
3) redatto nell’ambito di una organizzazione che mi versa dei “rimborsi spese”
io rifiuterei senza neanche pensarci.
Sono certo che lei può capirmi, è un problema di etica e trasparenza.

Cyrano

No
23 giugno 2010 15:52 FrancoBui
Caro Cyrano (ma un nome vero non ce l'ha?) purtroppo parliamo lingue diverse! Ma cosa c'entrano i rimborsi per i reagenti? Reagenti di cosa? Gli esami li fa l'Uci mica i consulenti che leggono solo dei documenti! Ha mai seguito un film con vicende processuali? Lei è totalmente fuoristrada e il suo ragionamento finale è incomprenisbile. Vede, a intervenire su temi su cui non si è informati si rischia di dire cose a caso. Se posso consigliarla, intervenga su temi che conosce. Io - come tanti - auspico che Pellizotti spieghi le sue ragioni e torni a correre. Ma trovo grave che si dicano cose non vere e offensive verso chi lavora.

Perchè no?
23 giugno 2010 16:31 cyrano
Caro FrancoBui, (ma lei si chiama veramente Franco Bui?) lei mi prende, e forse si prende troppo sul serio.
Vede, io avrei potuto scrivere:
“Che vuol dire che i periti hanno un rimborso spese? Quali spese? Per favore chiamiamo le cose con il loro nome. I periti sono retribuiti dall’UCI per il loro lavoro, esattamente come il perito di Pellizotti.”
Però mi piace scherzare, ed allora ho fatto un pochino di ironia.
Non ha risposto alle mie domande perché l’ho fatta arrabbiare?

Le chiedo scusa, però una cosa la ribadisco: se qualcuno mi chiedesse di effettuare una perizia super partes:
1) sul giudizio unanime di 3 miei colleghi,
2) scaturito da una metodica che ho (Condiviso? Approvato? Avallato? scelga lei che è più informato di me),
3) redatto nell’ambito di una organizzazione che PAGA LE MIE CONSULENZE
io rifiuterei senza neanche pensarci.

Ciascuno ha la sua etica, la mia è questa.

Cyrano.

P.S. A proposito di ironia; lei che è così bene informato, sa dirmi se è vero che gli irlandesi hano uno scarso senso dell’umorismo e che non accettano gli scherzi?

Esatto
23 giugno 2010 17:00 FrancoBui
Mi chiamo esattemente Franco Bui, vivo a Pordenone e forse per i miei 63 anni passati tra le scartoffie mi prendo troppo sul serio! Però abbia pazienza, Cyrano, per motivi proprio di scarsa intelligenza mia non capisco nulla delle sue tre domande e di cosa significhino. Mi spiace molto.

Articolo interessante
24 giugno 2010 13:53 kakadu
Contiene però alcune imprecisioni. Mi piacerebbe conoscere chi mi dà zero in etica. E minaccia vendetta. Saluti, Giuseppe d'Onofrio

Il principale responsabile di questa brutta storia
24 giugno 2010 16:08 Kapelmuur89
Gentile direttore,
dopo aver letto con interesse il suo editoriale ed i commenti dei lettori, ho deciso di intervenire perché, a mio giudizio, l’obiettivo delle critiche e delle difese non è perfettamente centrato.
Certo, Cyrano ha ragione quando scrive che per una questione di etica e trasparenza D’Onofrio non avrebbe dovuto accettare quell’incarico, però io vedo un altro responsabile, ovvero colui che ha deciso di affidare la perizia ad un professionista serio e preparato, ma palesemente non super partes.
Non so se quella che si profila è un’ingiustizia o meno, sono però convinto che la sentenza sarà emessa sulla base di un procedimento iniquo.
La cosa più grave è che il responsabile di questa iniquità è l’organo che dovrebbe amministrare la giustizia, perché la mano della procura che ha redatto l’atto di nomina del perito, ha in realtà scritto la sentenza di condanna.
Il sig. Bui mi perdonerà, ma la sua risposta a Fuente è vuota teoria. E’ vero che le sentenze le emettono i giudici e non i periti, ma in questo caso, se escludiamo le perizie cosa resta?
Nulla. Non ci sono testimoni, non ci sono atti (se non le perizie), nessun riscontro di nessun genere a favore o contro l’imputato. Neanche la possibilità per l’imputato di chiedere le controanalisi.
Egregio Direttore, mi permetto quindi di suggerire una lieve modifica alle sue valutazioni. Chi merita 0 è la Procura antidoping, mentre il Prof. D’Onofrio, le cui competenze scientifiche sono fuori discussione, meriterebbe un bel 2 per aver accettato un ruolo che (in questo caso) non può interpretare.
In conclusione un consiglio a kakadu: eviti per cortesia di spacciarsi per chi non è.
Se invece non è un millantatore, … non ho parole.

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