ADISPRO: uno studio dimostra perché le radioline sono importanti

| 03/03/2010 | 16:38
L’ADISPRO, che già in occasione dell’assemblea tenutasi lo scorso mese di dicembre aveva ribadito l’importanza del mantenimento dei collegamenti radio in corsa, ha commissionato una ricerca su base scientifica per approfondire il discusso tema delle “radioline”. L’iniziativa è stata condivisa con CCP e ACCPI.
L’obiettivo dello studio, intitolato “Utilizzo dei supporti tecnologici nel rapporto direttore sportivo-ciclista nelle competizioni di alto livello”, consiste nel dimostrare, attraverso un’analisi quanto più oggettiva e propositiva possibile, che il collegamento radio è determinante in termini di sicurezza e di corretto sviluppo delle dinamiche di gara. Questo contributo scardina il teorema sposato dall’Union Cycliste Internationale.
Da un’analisi statistica si evince che l’utilizzo delle radio in competizioni di alto livello - i dati riguardano il Giro d’Italia ed alcune Classiche come Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi - non ha inciso in modo significativo sull’andamento tattico delle gare. In sostanza, l’argomentazione principale sostenuta contro l’utilizzo delle radioline (la presunta limitazione della “fantasia” dei corridori, che provocherebbe una minore spettacolarità delle corse) risulta priva di fondamento.
Non solo i direttori sportivi ma anche le altre componenti fondamentali del ciclismo gradiscono l’utilizzo dello strumento tecnologico in gara. I corridori, attraverso le risposte ad un questionario cui hanno aderito 107 atleti di diversa caratura e nazionalità, sostengono la valenza dei collegamenti radio nello svolgimento della loro professione. Favorevoli anche organizzatori e addetti alla sicurezza in gara, che indicano nella radiolina il mezzo più efficace ed immediato per poter comunicare con i protagonisti delle competizioni, soprattutto per segnalare i pericoli presenti sulle strade.
Uno dei nodi cruciali della questione riguarda proprio gli aspetti legati alla sicurezza. Oltre alla tutela degli atleti, la ricerca sottolinea il punto di vista non trascurabile delle compagnie di assicurazione che, valutando l’aggravante del rischio, rivedranno i propri parametri ed interverranno in modo sostanziale sugli eventuali risarcimenti. Chi si assumerebbe l’onere del rischio dovuto al divieto di utilizzare le radioline? Un tema, quello della sicurezza e della tutela della salute sul lavoro, che è disciplinato dalle leggi nazionali: il datore di lavoro è perseguibile qualora non metta in atto tutte le misure possibili per limitare ogni rischio. Nel caso dello sport professionistico, sono gruppi sportivi e Federazione a dover rispondere della mancata adozione di idonee misure di sicurezza. Ne consegue che il “sì” o il “no” agli auricolari in corsa non possa derivare da una valutazione, peraltro soggettiva, dei soli aspetti sportivi.
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