| 10/04/2005 | 00:00 Il re delle classiche ha il fisico da modello, gli occhi azzurri e i capelli biondi che fanno impazzire le ragazzine, ma soprattutto due game straordinarie che gli hanno permesso di vincere nel giro di una settimana il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix.
Tom Boonen ha ventiquattro anni e un popolo intero, quello fiammingo, ai suoi piedi: è lui il nuovo idolo di uno dei popoli più innamorati del ciclismo.
È stato grande, Tom Boonen, l’ottavo uomo (oltre a Van Petegem lo scorso anno, sono stati infatti Roger De Vlaeminck nel 1977, Rik Van Looy nel 1962, Fred De Bruyne nel 1957 Raymond Impanis nel 1954, Gaston Rebry nel 1934 e Romanin Gijssels nel 1932. Unico ’stranierò, lo svizzero Henri Suter nel 1923) che nella storia è stato capace di vincere Fiandre e Roubaix nella stessa stagione. È stato grande, ancora una volta aveva il peso del pronostico sulle spalle, ancora una volta ha messo tutti in fila, battendo in una volata senza storia l’americano Hincapie ed il sorprendente spagnolo Flecha, l’unico spagnolo che ama il freddo e il Nord.
Dopo le imprese del Nord, il re delle classiche si concederà ora qualche settimana di stacco, per ripresentarsi poi al Giro della Svizzera e al Tour de France. Infine nei suoi progetti c’è il grande scontro con Alessandro Petacchi, prima alla Vuelta di Spagna e poi, soprattutto, al Mondiale di Madrid. La grande sfida è lanciata.
Intanto Boonen può festeggiare la maglia di leader del Pro Tour tolta proprio a Petacchi (il belga ha 112 punti contro i 93 dello spezzino) e proprio come Petacchi, dopo averla conquistata non sarà al via della prossima gara del Pro Tour (Petacchi aveva saltato il Fiandre, Boonen non farà l'Amstel): è facile capire come i corridori, almeno per il momento, non impazziscano per la maglia bianca della nuova graduatoria dell'UCI...
Tornando alla corsa, poca gloria, invece, per i colori italiani: qualche passaggio in testa alla corsa, un bravo per Pozzato attore protagonista nell’azione decisiva, e poco altro, con un applauso comunque meritato per il Gladiatore Andrea Tafi che ha chiuso idealmente qui la sua carriera (in realtà disputerà ancora il giro della Georgia, tra due settimane, negli Stati Uniti): «Un’emozione troppo grande - confessa Tafi -, purtroppo nella notte non sono stato bene, mi dispiace di non essere riuscito a fare quello che volevo. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e da Roubaix riparto con il ricordo più bello della mia carriera».
L’azione decisiva si è sviluppata poco oltre i 170 chilometri di corsa, su impulso di Filippo Pozzato e Tom Boonen: sono stati i due della Quick Step a portar via la fuga decisiva e poi a setacciare il gruppo.
Il Carrefour de l’Arbre, il tratto di pavè più temuto nel finale, è costato caro a Magnus Backstedt e a Lars Michalesen, mentre Peter Van Petegem era già finito all’spedale da tempo, a causa di una brutta caduta che gli ha procurato forti dolori al costato.
La corsa è stata caratterizzata inizialmente da una lunga l’azione di Brard, Coyot, Barredo, Berges e Thijs, ripresi dai migliori ai 50 chilometri dalla fine.
L'intervista. «Vincere è stato forse più facile del previsto - racconta Tom Boonen - perché nessuno ha provato veramente ad attaaccarmi. Io ho badato solo a spingere il mio ritmo nei tratti in pavé, perché ero sicuro che in volata nessuno avrebbe potuto battermi. Da giovane ho fatto pista, so come ci si deve comportare. Io ho pedalato forte, ma nessuno mi ha impensierito e alla fine tutti hanno fatto il mio gioco».
Ordine d’arrivo
1. Tom Boonen (Quick Step)
2. George Hincapie (Us Postal)
3. Juan Antonio Flecha (Fassa Bortolo)
4. Magnus Backstedt (Liquigas Bianchi) a 1’09”
5. Lars Michaelsen (Team CSC) a 2’43”
6. Leon Van Bon (Davitamon Lotto) a 3’45"
7. Florent Brard (Agritubel)
8. Fabian Cancellara (Fassa Bortolo)
9. Thor Hushovd (Credit Agricole)
10. Arnaud Coyot (Cofidis)
GLI ITALIANI
29. Roberto Petito a 4'52"
30. Enrico Franzoi
31. Alessandro Cortinovis
36. Gianluca Bortolami
42. Andrea Tafi
47. Alessandro Ballan a 5'10"
56. Nicola Loda a 10'36"
66. Angelo Furlan
67. Simone Cadamuro
69. Salvatore Commesso
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